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Corruzione elettorale aggravata, Cannizzaro rischia la condanna

REGGIO CALABRIA Rischia l’ennesima macchia il consiglio regionale della Calabria. La Dda di Reggio Calabria ha chiesto la condanna a due anni di carcere per l’attuale consigliere Francesco Cannizza…

Pubblicato il: 15/09/2017 – 11:09
Corruzione elettorale aggravata, Cannizzaro rischia la condanna

REGGIO CALABRIA Rischia l’ennesima macchia il consiglio regionale della Calabria. La Dda di Reggio Calabria ha chiesto la condanna a due anni di carcere per l’attuale consigliere Francesco Cannizzaro, imputato nel processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta Ecosistema per corruzione elettorale aggravata dall’articolo 7, che indica il metodo mafioso. Medesima richiesta è arrivata anche per Pasquale Tripodi, ex inquilino di Palazzo Campanella, mentre più alta – 2 anni e otto mesi, è la pena invocata per l’ex assessore di Brancaleone, Domenico Giuseppe Marino. Per il sindaco di Palizzi, Walter Scerbo, la Procura ha chiesto una condanna a  un anno e quattro mesi, mentre per i magistrati è da assolvere il sindaco di Motta Paolo Laganà, l’altro politico che ha deciso di essere giudicato con il rito abbreviato.
Solo sei anni di carcere, grazie al riconoscimento dei benefici previsti per i collaboratori di giustizia, sono stati chiesti invece per il pentito Salvatore Aiello, ex responsabile operativo della “Fata Morgana”, divenuto la gola profonda che ha permesso ai magistrati di fare ordine nel mondo delle imprese di smaltimento che operano nel Reggino. Da anni, Aiello parla con i magistrati, svela accordi tra clan e con le amministrazioni, fa i nomi di funzionari e tecnici compiacenti, racconta di appalti e lavori e anche grazie a lui sono stati individuati gli uomini dei clan Paviglianiti e Iamonte che, grazie ad amministrazioni compiacenti, con lo smaltimento rifiuti hanno guadagnato milioni. E per quelli organici o vicini alle due famiglie di ‘ndrangheta che hanno scelto l’abbreviato le richieste di pena sono pesanti. Sedici anni sono stati chiesti per Natale Paviglianiti e Angelo Fortunato Chinnì, 15 per Angelo Paviglianiti, 5 anni e 4 mesi per Natale David Paviglianiti, 6 anni per Francesco Leone e 5 anni e 4 mesi per Salvatore Polimeni.
Anche grazie alle rivelazioni del collaboratore Salvatore Aiello e agli approfondimenti investigativi che ne sono scaturiti, la Dda ha scoperto che l’ombra dei clan nel mondo dello smaltimento rifiuti per conto delle pubbliche amministrazioni. 
Al centro dell’indagine, Saro Azzarà, titolare dell’Ased, nota azienda di raccolta e smaltimento rifiuti e grande mattatore di appalti pubblici, considerato un imprenditore vicino al clan Iamonte. Ma non sarebbe l’unico ad aver potuto contare sull’appoggio delle ‘ndrine. Insieme a lui, nei guai è finito sotto inchiesta anche un altro ras della raccolta rifiuti in Calabria, Carmelo Ciccone, imprenditore attivo nella Piana di Gioia Tauro, che in più di un’occasione si è accaparrato appalti e gare in joint venture con Azzarà. 
Affari possibili anche grazie alle notevoli possibilità di ingerenza dei clan nella vita della pubbliche amministrazioni, spesso totalmente in mano ai clan. È il caso del Comune di San Lorenzo, piccolo centro del basso Jonio reggino, costretto ad una proroga del commissariamento fino a quando le diverse anime del clan Paviglianiti non hanno raggiunto l’accordo sul candidato sindaco. Un’ingerenza che – secondo quanto emerso dalle indagini – appare una costante nella storia politica del paese.

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