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La grande sfida dell'acqua

COSENZA Gli Ato appartengono al passato. E la nuova sfida che vedrà impegnati, nei prossimi mesi, Regione ed enti intermedi, sindaci e associazioni, si chiama Aic: Autorità idrica della Calabria. I…

Pubblicato il: 15/09/2017 – 10:53
La grande sfida dell'acqua

COSENZA Gli Ato appartengono al passato. E la nuova sfida che vedrà impegnati, nei prossimi mesi, Regione ed enti intermedi, sindaci e associazioni, si chiama Aic: Autorità idrica della Calabria. Il nuovo organismo pensato da giunta e consiglio regionale per superare gli Ambiti territoriali e ottimizzare la gestione “dell’oro bianco” è finito al centro del dibattito promosso nell’ambito del “Cantiere Calabria”. L’obiettivo del confronto è stato quello di individuare convergenze ampie attorno alla necessità di favorire in concreto, e non solo su carta, il processo che conduca alla messa in opera dell’Autorità chiamata a ridisegnare il futuro in un settore che, mai come in questo caso, fa davvero acqua da tutte le parti.
I numeri del settore sono impietosi, e sintetizzabili in poche battute: il credito complessivo che Sorical e Regione vantano nei confronti dei Comuni morosi ammonta a circa 500 milioni di euro. Soldi che, è ipotizzabile, saranno recuperati (se lo saranno) con estrema difficoltà. A fronte di ciò, il sistema è completamente ingestibile per motivazioni di cui tutti sono pienamente consapevoli: la Sorical immette nelle reti idriche un quantitativo doppio rispetto a quanto sarebbe necessario. E cioè: 424 milioni di metri cubi, utili a garantire l’accesso al prezioso liquido a circa 4 milioni di abitanti. In realtà, la Calabria di abitanti ne ha appena due milioni eppure l’acqua non arriva in tutte le case. Perché? La rete idrica presenta falle che disperdono ben il 62%. Se a ciò si aggiungono gli allacci abusivi, appare chiaro come il sistema sia ormai destinato al tracollo.
Ecco dunque l’importanza della riforma complessiva del settore pensata attraverso la legge 18, licenziata a maggio dall’apposita commissione presieduta dal consigliere Mimmo Bevacqua che ha coordinato i lavori del confronto. Il punto è il seguente: tutti devono concorrere alla riorganizzazione del sistema. E la Regione – ha spiegato l’assessore Roberto Musmanno –, una volta pianificato il percorso legislativo che condurrà alla costituzione dell’Aic, diventerà semplicemente compartecipe di un organismo che vedrà la presenza di 40 sindaci della Calabria eletti da tutti i primi cittadini della regione. 
La scelta difficile, ma nodale, riguarderà la tipologia di ente cui affiancare la gestione dell’Aic: una società pubblico-privata o un organismo completamente pubblico? Nel corso del confronto di ieri tutti sono apparsi determinati nel propendere verso questa seconda ipotesi: tanto i politici quanto i tecnici e i rappresentanti delle associazioni. E i referenti della Sorical anche: attraverso il commissario liquidatore Luigi Incarnato hanno messo a disposizione le professionalità e le competenze acquisite nel corso degli anni affinché non vada disperso il patrimonio di conoscenze che ha caratterizzato l’azione dell’ente.
Le voci che si sono succedute – tante – hanno permesso di comprendere quali siano le reali esigenze: diversificare i servizi tra acqua destinata all’agricoltura e quella potabile. In questa direzione è arrivata l’apertura dei Consorzi di bonifica, delle associazioni che riuniscono gli interessi degli agricoltori, degli organismi nazionali che studino da sempre la materia. Ma anche in questo caso, la chiave del successo per rendere operativa e ottimizzabile l’Aic sarà la compartecipazione. Ad assicurare il suo contributo in merito, anche il sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che ha rilevato come i problemi per il suo territorio derivino soprattutto dai ritardi nella realizzazione delle opere pubbliche (leggi Diga del Menta).
Le conclusioni di Musmanno: la legge licenziata a maggio può diventare “una” tra le tante leggi o un buona legge. La sfida è mettere in campo competenze per ottimizzare gli sforzi sin qui compiuti e chiamare alle proprie responsabilità gli amministratori locali che, del nuovo soggetto di gestione, saranno parte integrante. Spetterà alla Regione, in questa fase, replicare il modello utilizzato nel campo delle infrastrutture: discutere, negoziare, operare affinché l’Aic divenga concretamente efficiente e quindi pienamente operativo.

Pier Paolo Cambareri
redazione@corrierecal.it

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