VIBO VALENTIA Giunto ieri sera all’aeroporto di Reggio Calabria, Jacques Renoir, nipote del celebre artista Pierre Auguste Renoir, soggiornerà per una settimana nel Vibonese, per rivivere il paesaggio che ha incantato suo nonno, che lo ha dipinto. Ancora oggi la memoria capistranese ricorda nei suoi modi garbati e gentili quel francese elegante con quel suo rivolgersi alle persone con i termini «madame» e «madamoiselle». A Renoir, nel borgo di Capistrano, vengono attribuiti gli affreschi della Chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna di Polsi. Il piccolo paese montano del Vibonese da anni si interroga su quegli affreschi trovati per caso: saggi, conferenze, articoli di giornale, approfondimenti su riviste specializzate, fino ad una ricognizione del critico d’arte Vittorio Sgarbi. Jacques Renoir, direttore di fotografia e fotografo lui stesso, la cui identità di alto profilo europeo è ben nota nella cinematografia quanto nell’editoria accademica, nel corso di questa settimana visiterà altri luoghi simbolo del Vibonese: le grotte di Zungri, il castello di Pizzo, il museo archeologico di Vibo, la Certosa di Serra, il lago Angitola e la chiesa dell’Isola di Tropea. Una settimana che il Renoir del XX secolo avrà modo di raccontare fuori dai confini regionali e nazionali con lo scatto del suo obiettivo, quel pezzo di terra dove il nonno ha voluto lasciare una traccia indelebile. Ai tanti impegni della settimana calabrese di Jacques Renoir anche quella di incontrare, mercoledì, gli studenti del “Capialbi” di Vibo guidato dal dirigente Antonello Scalamandrè per una lezione sull’arte della fotografia nella cinematografia.
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