CATANZARO Il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, a “Cantiere Calabria”, elogiava la gestione del Piano di sviluppo rurale. Succedeva giovedì e, in quelle stesse ore, il Tar emetteva un’ordinanza che – secondo le prime interpretazioni – potrebbe creare grossi intoppi a una delle architravi di quel Piano. Quando si dice il tempismo. “Colpa”, più o meno, di un cavillo. E del ricorso di alcuni giovani imprenditori – cinque, per l’esattezza – le cui domande erano state respinte per un presunto difetto procedurale. Per i giudici amministrativi, quegli imprenditori potrebbero avere ragione e la burocrazia regionale torto. Dunque, le loro domande vanno ammesse «con riserva dell’esito del giudizio». È attorno a questa frase e a quella successiva che ruotano le principali preoccupazioni del settore agricolo.
MAGGIO 2018 I ricorrenti sono ammessi alla procedura di concessione degli aiuti a valere sulla misura 6.1.1 e 4.1.2, del Psr Calabria 2014-2020. Ma la trattazione di merito – quella che scioglierà tutti i dubbi – è prevista nell’udienza pubblica del 23 maggio 2018. Una data molto lontana: mancano otto mesi. Cosa succederà fino ad allora? È su questo punto che si ragiona al dipartimento Agricoltura. Perché un blocco così lungo rischia di compromettere investimenti vitali per il futuro del comparto. Le misure oggetto del ricorso, infatti, sostengono il ricambio generazionale in agricoltura, attraverso la concessione di un aiuto per l’avviamento di nuove imprese agricole condotte da “giovani agricoltori”. Sono sostegni (fino a un massimo di 50mila euro per ogni progetto finanziato) attivati attraverso il “Pacchetto giovani” e i beneficiari sono giovani agricoltori tra i 18 e i 40 anni. Si tratta di uno degli interventi più attesi, forse il più atteso. E un’eventuale rallentamento dell’iter, che pare prefigurarsi nell’atto firmato dai magistrati amministrativi, sarebbe un colpo duro per lo sviluppo della programmazione.
ITER DA RIVEDERE? Il contrasto che ha generato il giudizio è sorto dopo la presentazione delle domande: anche quelle dei ricorrenti – inizialmente escluse dalla selezione – sono arrivate all’amministrazione in formato cartaceo ed elettronico. Ma prive della conferma della procedura “Otp” (One time password). Per il dipartimento è abbastanza per bocciarle; non per i giudici, «ritenuto che dalla mancata ammissione con riserva alla procedura deriverebbe un danno grave e irreparabile». Ricorrenti ammessi con riserva, dunque. E graduatoria “ufficiale” sospesa fino al 23 maggio prossimo. Non è l’unica conseguenza della pronuncia dei giudici amministrativi. Secondo i dati raccolti, al dipartimento Agricoltura sarebbero intenzionati a riammettere in autotutela tutte le domande escluse per il “cavillo” evidenziato dal Tar, questo per evitare altri ricorsi. Il rischio, a questo punto, è che altri imprenditori si rivolgano alla giustizia amministrativa, sentendosi danneggiati dalle riammissioni. Una reazione a catena che può intasare i tribunali e stoppare il flusso dei fondi. Tanto più che, per ascoltare la parola fine, bisognerà aspettare maggio. Ammesso che non si debba ricorrere anche al Consiglio di Stato. I mesi di impasse, così, rischiano di diventare anche più di otto. Ed è un tempo che l’agricoltura regionale non può permettersi.
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