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La Calabria ha bisogno dei giovani

La stagione estiva ormai conclusa è servita a evidenziare ancora una volta una netta linea di demarcazione tra ciò che è la Calabria e quella che potrebbe essere; una Regione, la nostra, dalle infi…

Pubblicato il: 20/09/2017 – 7:47
La Calabria ha bisogno dei giovani

La stagione estiva ormai conclusa è servita a evidenziare ancora una volta una netta linea di demarcazione tra ciò che è la Calabria e quella che potrebbe essere; una Regione, la nostra, dalle infinite potenzialità paesaggistiche, culturali, religiose ed enogastronomiche. Del resto sono di alcuni giorni fa i numeri sulle presenze turistiche, relativi all’estate appena trascorsa, pubblicati da una ricerca del “IlSole 24Ore” che evidenziano un netto aumento di turisti. Tuttavia, a mio modesto parere, tali dati necessitano di una lettura più critica in quanto se da un lato è certamente positivo un aumento delle presenze turistiche dall’altro si comprende che lo stesso è frutto del positivo trend che ha riguardato tutte le regioni del mezzogiorno, Puglia su tutte. Non, quindi, un aumento dell’offerta e dei servizi turistici regionali né tantomeno un aumento dell’accessibilità infrastrutturale. Pertanto, se si vuole effettivamente invertire la rotta, tali criticità, divenute ormai croniche, necessitano di un’immediata soluzione. Quest’ultima non può prescindere dalla freschezza e dall’ingegno dei tanti ragazzi calabresi capaci di sviluppare idee imprenditoriali di successo piuttosto che di mettere al servizio della collettività le proprie conoscenze e competenze specialistiche. A Paola, per esempio, un gruppo di ragazzi ha creato un’associazione di promozione del territorio “Escursionisti Appennino Paolano” che ha ripreso il Cammino di San Francesco di Paola, un itinerario alla riscoperta delle montagne calabresi e dei borghi attraversati in passato dal Santo calabrese. Oppure a San Floro, in provincia di Catanzaro, un ragazzo del posto ha creato “Mulin”, un nuovo mulino a pietra del territorio con l’obiettivo di recuperare la filiera dei grani antichi utilizzando le lavorazioni di una volta. Per non parlare delle centinaia di idee imprenditoriali che ogni anno partecipano alla “StartCup Calabria”. Esempi di successo a dimostrazione di come la Calabria può e deve cambiare; ciò a patto che la politica, quella migliore, inizi ad occuparsi una volta per tutte della corretta rilevazione e pianificazione dei bisogni primari da soddisfare, quali occupazione, crescita e salute. In altre parole la politica, anche a costo di adottare decisioni nette e impopolari, dovrà sforzarsi sin da subito nella concreta attuazione di un piano di investimenti teso a favorire la crescita e l’occupazione (quest’ultima soprattutto giovanile). Bene in questa direzione il pacchetto di risorse “Resto al Sud” per giovani fino a 35 anni di età e l’istituzione della Zes nell’area del porto di Gioia Tauro; ancor meglio sarebbe la definizione di un programma di risorse da destinare principalmente ai giovani calabresi costretti ad emigrare negli ultimi anni e disponibili a ritornare. Una corsia preferenziale che possa prevedere il definito sblocco del turnover nel settore pubblico e della salute, la riduzione permanente delle imposte pagate dalle imprese per i neoassunti, finanziamenti in conto capitale e sburocratizzazione per i ragazzi calabresi che decidono di rientrare e investire sulla propria esperienza. Soltanto in questo modo si avrebbe quel duplice risultato utile a rilanciare la nostra regione: porre un freno alla fuga dei giovani calabresi e rendere attrattiva la stessa. In altre parole quel mix di giuste competenze e investimenti privati capaci di migliorare l’offerta di servizi e l’accessibilità infrastrutturale divenuti non più rinviabili.

*specializzando PA    

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