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Pagavano i migranti in base al colore della pelle, arrestati due fratelli – VIDEO

AMANTEA Due fratelli sono stati arrestati per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravata dalla discriminazione razziale. E beni per circa 2 milioni sono stati sequestrati. È quest…

Pubblicato il: 22/09/2017 – 5:27
Pagavano i migranti in base al colore della pelle, arrestati due fratelli – VIDEO

AMANTEA Due fratelli sono stati arrestati per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravata dalla discriminazione razziale. E beni per circa 2 milioni sono stati sequestrati. È questo il risultato dell’operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Paola che, dalle prime luci dell’alba, stanno eseguendo un’attività di contrasto allo sfruttamento dei rifugiati ospitati nei centri di accoglienza.
Agli arresti domiciliari sono finiti due fratelli di Amantea, Francesco e Giuseppe Arlia Ciommo, di 48 e 41 anni, su ordinanze disposte dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, e su richiesta della locale Procura della Repubblica. Il provvedimento prevede anche il sequestro preventivo dell’azienda e di altri beni mobili registrati di proprietà degli arrestati.
Le indagini, condotte dai militari della Stazione di Amantea, sono iniziate nel giugno scorso sotto la direzione del sostituto procuratore titolare del fascicolo, Anna Chiara Fasano, e il coordinamento del procuratore capo della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni. Gli elementi raccolti dai carabinieri hanno permesso di accertare che i rifugiati, principalmente provenienti da Nigeria, Gambia, Senegal e Guinea Bissau, venivano solitamente prelevati in una strada parallela alla sede del Centro di accoglienza “Ninfa Marina” e portati a lavorare nell’azienda agricola dei due fratelli arrestati.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, i rifugiati africani si trovavano a lavorare nei campi assieme ad altri lavoratori in nero provenienti principalmente dalla Romania e dall’India, ma, incredibilmente, la paga variava in base al colore della pelle. In particolare, i “bianchi” avevano diritto a 10 euro in più degli africani, infatti i primi prendevano 35 euro al giorno, mentre i secondi venivano pagati solo 25, ovviamente tutto in nero.
I due fratelli arrestati, già noti alle forze dell’ordine (dei quali non sono state rese le generalità su disposizione della Procura), impiegavano dai 5 agli 8 immigrati al giorno nella loro azienda di Amantea. I caporali li arruolavano nei pressi del centro d’accoglienza per migranti della cittadina tirrenica, i cui gestori, comunque, secondo quanto precisato dagli inquirenti, risultano estranei ai fatti. Agli arrestati sono stati concessi i domiciliari.

IL MODUS OPERANDI I due fratelli, uno dei quali titolare dell’azienda di località Chiaia della cittadina balneare, e l’altro dipendente, andavano personalmente a prelevare la manodopera a una certa distanza dal centro d’accoglienza, al fine di non destare sospetti. Ma le precauzioni non sono bastate, visto che i carabinieri di Amantea hanno comunque avviato le indagini proprio perché insospettiti dai movimenti dei richiedenti asilo verso le aree rurali della cittadina. I migranti erano sottoposti a minacce e angherie. In particolare, millantando conoscenze istituzionali, i due fratelli minacciavano le persone sfruttate di rimpatriarli.
Le indagini hanno fatto emergere anche le condizioni di lavoro degradanti a cui erano sottoposti i lavoratori in nero: dormivano in baracche, mangiavano a terra e erano sottoposti a stretta e severa sorveglianza da parte dei due fratelli arrestati.

 

MARTINA: VICENDA CHE LASCIA SGOMENTI «Quanto scoperto in Calabria – ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – lascia sgomenti: lo sfruttamento del lavoro con l’aggravante della discriminazione razziale è intollerabile sotto ogni punto di vista. Ringrazio le forze dell’ordine per il forte lavoro di contrasto all’inaccettabile piaga del caporalato in agricoltura. Casi come questo dimostrano ancora una volta quanto fosse necessaria la nostra legge per tutelare ovunque e prima di tutto la dignità e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori agricoli».