CATANZARO I ministri sono arrivati, hanno spiegato che «l’unica leva che ha la Calabria per fronteggiare, ed eventualmente uscire dalla crisi, è quella di migliorare la spesa dei fondi di coesione». E poco altro, almeno secondo la lettura che la Cgil offre di “Cantiere Calabria”: «Nessun investimento annunciato in conto capitale, con risorse fresche e ordinarie, ma una mera possibilità di utilizzare i fondi europei puntando sulla qualità degli interventi». Una «buona iniziativa», insomma, fatta più di analisi che di sintesi. E soprattutto, priva di risposte per i giovani e i disoccupati calabresi.
LE INFRASTRUTTURE DIMENTICATE Il sindacato punta l’attenzione proprio sulle questioni ancora aperte e delle quali «non si è parlato, come le grandi infrastrutture». «L’alta velocità, il completamento dell’intero tracciato della Ss 106, il completamento dell’A2 sono delle priorità? E, se sì, con quali investimenti? Sulla Zes di Gioia Tauro: è possibile estendere i benefici nelle aree dove ci sono porti che ricadono nel sistema dell’autorità portuale? Nell’area retroportuale di Gioia Tauro sono previsti investimenti con le partecipate Finmeccanica, Fincantieri, Anas, Ferrovie, Enel, Eni?», si chiedono dalla Cgil. Su alcuni macrotemi, poi, il messaggio giace sul confine sottile tra notizia e propagante. «Ci si è limitati – sostiene il sindacato – a tradurre il rifacimento dell’armamento in cemento delle traverse ferroviarie, necessarie per lo stato di degrado e sicurezza e messa a norma della ferrovia Jonica, per rivendicare il più grande investimento degli ultimi cent’anni. I 500 milioni di quell’investimento sono stati sottratti in parte al progetto di completamento dell’A2, in parte alla Ss 106, in parte alla tratta ferroviaria tirrenica. Su questo il governo è stato silente».
LA LEGALITÀ «Un tema che meritava più attenzione – si legge ancora nella nota – è quello relativo alla legalità, alla lotta alla ‘ndrangheta ed alla corruzione, che doveva essere trattato in una sessione tematica. L’accelerazione della legge per il codice antimafia, un intervento su scuola e cultura con il tempo pieno o prolungato, la dotazione degli organici della magistratura calabrese che ha bisogno di magistrati, di cancellieri, di personale amministrativo – magari con la stabilizzazione dei precari della giustizia – erano temi che potevano essere affrontati con gli esponenti del governo». Aver derogato questa discussione esclusivamente al pur autorevole intervento del Ministro Minniti, senza un approfondimento con i soggetti impegnati quotidianamente su questo fronte, «è stata una occasione perduta. Capiamo la necessità del governatore di lanciare segnali positivi, ma non si può mettere la polvere sotto al tappeto e omettere che la priorità è quella di combattere le economie criminali. La ‘ndrangheta controlla pezzi di sanità, fondi di coesione, appalti, interi settori dell’economia e si è annidata anche nelle istituzioni». Per la Cgil la tre giorni dell’Unical avrebbe dovuto sortire un nuovo patto sociale per lo sviluppo, il lavoro e la legalità, «a partire dalla tracciabilità e filiera della spesa dei fondi comunitari». Dall’esterno, invece, «non si è percepito un progetto di governo strutturale e di sistema, ma si è avuta l’impressione di una visione frammentata, parcellizzata negli interventi e in forte ritardo nella esecuzione dei cantieri reali. Quelli veri. Per questo il “cantiere Calabria”, dopo quasi tre anni di consiliatura, ci è sembrato un po’ tardivo, quasi relegato a una questione per soli addetti ai lavori».
LE RIFORME NECESSARIE La Calabria, sostiene la segreteria regionale della Cgil, «ha invece la necessità di essere ridisegnata sotto il profilo istituzionale, di essere riaggregata. Ha anche bisogno di riforme perché sta invecchiando ed è assoggettata ad un calo demografico vertiginoso. Le aree interne sono a rischio abbandono, i Comuni sono in sofferenza e le Province, dopo la riforma Delrio, sono al collasso. Le partecipate regionali e gli enti strumentali in parte sono fermi ai commissariamenti che, se hanno prodotto economie, non hanno certo dato un quadro di prospettiva». È questo uno dei nodi: la Calabria ha un problema di prospettiva, di orizzonte. Di quali sono gli interventi che si vogliono mettere in cantiere per «evitare un processo di desertificazione industriale e produttiva. È troppo riduttivo pensare che il futuro di una Regione può essere demandato solo a settori come il turismo e l’agricoltura (settori gestiti ad interim) per uscire da una stagnazione che secondo i dati Svimez, Istat e ed Eurostat dura da venti anni».
CHI PENSA AI GIOVANI E i giovani? Per la Cgil sono stati i grandi assenti della convention. «Parliamo dei giovani che non hanno possibilità di essere cooptati dalla politica e che scappano dalla Calabria. Nonostante l’iniziativa si sia svolta all’Unical non si è capito cosa il governo nazionale e regionale propongono ai giovani Calabresi, al precariato, ai disoccupati per farli rimanere in Calabria». Non si è capito «quale progetto strategico si può mettere in campo sulla cultura, sull’ambiente, sul recupero del suolo. Aspettavamo qualche annuncio importante come un piano di stabilizzazione definitivo del precariato e dello sblocco del turnover per le assunzioni nel lavoro pubblico, nella manutenzione e assetto del territorio». E invece, una volta spente le luci del cantiere Calabria, «lunedì si sono accese quelle delle diverse vertenze nei territori e si è tornati alla realtà: 129 lavoratori dell’Azienda Call&Call di Locri licenziati, 40 lavoratori dell’hotel 501 di Vibo Valentia fuori da un giorno all’altro, i lavoratori della Provincia di Vibo in attesa delle loro mensilità, innumerevoli vertenze aperte sui territori. Siamo in attesa dei provvedimenti del governo su lsu-lpu, sui forestali, sui lavoratori impegnati nei tirocini che non percepiscono le mensilità arretrate. La fine degli ammortizzatori sociali alimenterà un clima sociale sempre più pesante e se non ci saranno risposte, se non si apriranno i cantieri reali, si aggregheranno le diverse vertenze ed entro novembre si arriverà ad una non più rinviabile mobilitazione». «Riteniamo non più differibile – si conclude la nota – la costituzione di un tavolo di crisi sull’emergenza sociale e sul lavoro, a cominciare da quello che abbiamo già richiesto al presidente Oliverio sul precariato calabrese, sulla costituzione del quale egli si era già impegnato qualche mese fa. Ma, come spesso avviene, sentire non è ascoltare, e tutto continua a rimanere nelle buone intenzioni».
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