REGGIO CALABRIA Reggio Calabria come Firenze. Il settimanale cattolico “Avvenire di Calabria” lancia l’appello al sindaco Giuseppe Falcomatà ad assumere la stessa iniziativa decisa lo scorso 14 settembre dal primo cittadino di Firenze Dario Nardella che ha emesso un’ordinanza che istituisce il divieto di chiedere o accettare prestazioni sessuali a pagamento. «È un vero e proprio provvedimento di legge – scrive Avvenire di Calabria – che, di fatto, vieta la prostituzione sul territorio comunale, e prevede, dettaglio di non poco conto, una pena per il cliente: una denuncia, se è stata una richiesta, un consenso o un accordo su una prestazione sessuale a pagamento, secondo l’articolo 650 del codice penale “per violazione di una ordinanza delle autorità”. Non sono previste sanzioni per chi offre la prestazione, a meno che non ricorrano altre violazioni di legge. L’atto firmato da Nardella – scrive Avvenire di Calabria – volto a sanzionare chi chiede o accetta prestazioni sessuali e a tutelare le persone che sono o possono essere oggetto di sfruttamento, è stato reso possibile dal decreto Minniti, convertito in legge lo scorso mese di aprile, che per la prima volta consente ai sindaci di emettere un’ordinanza contro coloro che ottengono prestazioni sessuali a pagamento. Tale decreto Minniti non è valido solo per il comune di Firenze ma per tutta Italia». «Al nostro sindaco – conclude Avvenire di Calabria – chiediamo anche di farsi promotore dello stesso provvedimento presso tutti i comuni della Città metropolitana. Tale decisione, se intrapresa, avrebbe anche una rilevanza nel contrasto alla criminalità. Infatti, è accertato da innumerevoli procedimenti giudiziari che lo sfruttamento della prostituzione è nelle mani di criminali ed è una delle “entrate” della ‘ndrangheta. È da anni che la Caritas e l’associazione Giovanni XXIII denunciano la triste realtà della tratta umana anche a Reggio Calabria. Adesso c’è un margine di manovra per ovviare a questa piaga, per sanare questo deficit di umanità che ancora resiste indomito in una società che vanta lo sviluppo ma poi non rispetta la persona».
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