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A Catanzaro mezza politica è sotto processo (anche Abramo)

CATANZARO La consiliatura è appena iniziata e già due guai giudiziari aleggiano sulla politica catanzarese. Sia Catanzaropoli che Multopoli diventeranno due processi destinati a turbare i sonni dei…

Pubblicato il: 25/09/2017 – 10:43
A Catanzaro mezza politica è sotto processo (anche Abramo)

CATANZARO La consiliatura è appena iniziata e già due guai giudiziari aleggiano sulla politica catanzarese. Sia Catanzaropoli che Multopoli diventeranno due processi destinati a turbare i sonni dei Palazzi del capoluogo. Questo perché il giudice delle udienze preliminari di Catanzaro ha deciso di rinviare a giudizio tutti gli imputati. 

CATANZAROPOLI Gli ex assessori della vecchia giunta Abramo saranno processati, a vario titolo, per i reati di peculato, truffa, abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti e falso. Si tratta dell’esecutivo azzerato dal sindaco dopo l’esplosione del caso, che coinvolge anche dirigenti ed ex consiglieri comunali. La storia aveva anche un’appendice hot. Tra i rinviati a giudizio, infatti, c’è l’ex titolare della delega al Personale Massimo Lomonaco che, secondo l’accuda, avrebbe abusato della sua posizione al fine di agevolare il rinnovo della carta d’identità, mediante trasferimento al Comune di Catanzaro, di una donna, inducendola a promettergli una prestazione sessuale. Sono stati rinviati a giudizio anche l’ex assessore comunale alla Pubblica Istruzione, Stefania Lo Giudice, 46 anni; il dipendente comunale Roberto Politi, 64 anni; il dirigente comunale Giuseppe Cardamone, 69 anni; l’ex dirigente comunale, Carolina Ritrovato, 65 anni, di Stallettì; l’imprenditore Salvatore Sangiuliano, 49 anni; l’architetto Paola Rosaria Barbuto, 45 anni; l’imprenditore Maurizio Rafele, 53 anni, di Catanzaro; l’ex assessore al Turismo, Rita Cavallaro, 48 anni, di Catanzaro; Giovanni Francesco Eugenio Lorenzo, 79 anni. A processo anche la dipendente della polizia municipale Anna Scutieri, 47 anni, assieme alla collega, Patrizia Verdeoliva, 53 anni; il responsabile del settore traffico della polizia municipale, Salvatore Tarantino, 55 anni; il comandante della polizia municipale Antonio Giuseppe Salerno, 58 anni. E poi ancora tanta politica, con in testa il consigliere regionale, Domenico Tallini e l’ex consigliere comunale Carlo Nisticò, 59 anni, di Catanzaro. E poi il medico militare Raffaele Luigi Riso, 67 anni; il ristoratore Salvatore Megna, 66 anni; il dipendente comunale, Luciano Paparazzo, 65 anni; Pietro Folino, 63 anni, di Catanzaro; l’ex assessore comunale ai Lavori Pubblici Gianmarco Plastino, 49 anni; il ristoratore Salvatore Mauro, 55 anni; Giuseppe Curcio, 49 anni, di Catanzaro ed Emilia Laureana, 46 anni.

MULTOPOLI Anche l’inchiesta “Multopoli” vedrà processati pezzi importanti della politica catanzarese. Il gup ha, infatti, accolto la richiesta formulata dal pubblico ministero Graziella Viscomi. Sarà sottoposto a giudizio anche l’attuale sindaco Sergio Abramo, assieme ad alcuni suoi ex assessori e consiglieri comunali. Multopoli è, in effetti, un “pezzo” di “Catanzaropoli”. Le accuse sono di associazione a delinquere, abuso d’ufficio e truffa. Oltre ad Abramo, figura tra i rinviati a giudizio l’ex assessore comunale al Personale Massimo Lomonaco; l’ex assessore comunale alla Pubblica Istruzione Stefania Lo Giudice, 46 anni di Catanzaro; il responsabile della polizia stradale del comando della polizia municipale Salvatore Tarantino; il comandante della polizia municipale Giuseppe Antonio Salerno, 58 anni; l’ex consigliere comunale (e attuale consigliere regionale di Fi) Domenico Tallini; l’ex consigliere comunale Carlo Nisticò; il consigliere comunale Rosario Lostumbo, 29 anni, rieletto alle recenti elezioni amministrative nella lista “Catanzaro in rete”; Domenico Amico, 47 anni; Adelina Angotti, 60 anni; Paola Rosaria Barbuto, 45 anni; Francesco Basile, attuale responsabile della scuola di formazione della Polizia municipale; Antonio Celi, 53 anni; Rocco Cristallo, 47 anni; Maria Teresa De Masi, 56 anni; Maria Teresa Di Martino, 52 anni; Ubaldo Errigo; Ivan La Rocca, 48 anni; Vincenzo La Croce, 58 anni; Orlando Nisticò, 52 anni; Antonio Paternuosto, 35 anni; Francesco Pellegrino, 66 anni; Umberto Raimondo, 62 anni; Giovanni Rubino, 42 anni; Gianfranco Rotundo, 51 anni; Alessandro Rubino, 38 anni; Leonardo Rubino, 64 anni; Luigi Sacco, 60 anni; Luigi Talarico, 47 anni; Ivan Tucci, 46 anni; Pasqualina Usai, 30 anni; Maurizio Valente, 55 anni. Prosciolti Santo Veraldi e Luciano Calabrese. 
Uno dei perni dell’accusa è il tentativo, da parte di un pezzo della politica, di aumentare il proprio consenso attraverso l’annullamento di verbali di contravvenzione stradale.

DUE ASSOLUZIONI Il processo inizierà il 22 dicembre davanti al tribunale collegiale. Il gup, per questo procedimento, ha assolto Luciano Calabrese e Santo Velardi accusati per un capo di imputazione che riguardava una truffa consistita, secondo l’accusa, nell’annullamento parziale di una multa, inducendo in errore con false dichiarazioni la polizia municipale.
Catanzaropoli è stato rinviato al 12 gennaio 2018 davanti al tribunale collegiale. Lunedì mattina erano previste le repliche. Hanno replicato gli avvocati Francesco Iacopino (che difende Massimo Lomonaco in entrambi i processi insieme all’avvocato Salvatore Staiano), Valerio Murgano e Nunzio Raimondi.

RAIMONDI: «LO GIUDICE NON ANDAVA RINVIATA A GIUDIZIO» «Sono abituato a non commentare i provvedimenti emessi dai giudici ma, in questa circostanza, tengo eccezionalmente a precisare quanto segue: è mio convincimento che questo atto di impulso processuale – tale è il decreto dispositivo del giudizio e nient’altro, tampoco un’affermazione di responsabilità… – non doveva essere emesso nei riguardi della signora Stefania Lo Giudice. Per quel che conta confermo che dagli atti relativi a entrambi i procedimenti penali in questione emerge la sua completa estraneità alle accuse mosse dall’Ufficio di Procura». Lo dice l’avvocato Nunzio Raimondi, difensore dell’ex assessore comunale di Catanzaro.
«Già da tempo – spiega Raimondi – ho denunziato pubblicamente, in convegni e scritti, la difficoltà nella quale molti di noi difensori tecnici, oltreché appassionati scrutatori della realtà del fatto e dell’uomo, veniamo a trovarci d fronte ad un certo modo, per così dire riduzionista, di considerare il filtro dell’udienza preliminare. All’esito di due processi nei quali si è proceduto, per così dire, a un “rinvio a giudizio in massa”, desidero, qui ed ora, confermare che tale modo di intendere ed interpretare l’udienza preliminare, pur nel pieno rispetto della decisione assunta nella specie dal giudicante – che personalmente stimo –, non è costituzionalmente orientato, poiché la posizione dell’imputato nell’udienza preliminare, secondo l’insegnamento della Sovrana Corte, merita il medesimo dettagliato scrutinio (sia pure con parametri differenti di valutazione) assicurato all’imputato nel rito abbreviato, il quale, come è noto, obbliga il giudice dell’udienza preliminare a scrivere una sentenza, piuttosto che compilare un decreto. E tali parametri non possono essere pretermessi se non si vuol produrre un inevitabile (e forse inutile) aggravio di lavoro per i giudici del dibattimento (a mio modo di vedere causa principale della lentezza nella trattazione dei processi) e un supplemento – spesso non breve – di sofferenza (il processo è già una pena…) per l’imputato».

RONDINELLI: «LE ACCUSE CADRANNO» Commenta la decisione anche l’avvocato Sabrina Rondinelli: «Ritengo a difesa dei miei assistiti ingiusto questo rinvio a giudizio, ma quello che posso dire è che conoscendo gli atti dell’inchiesta sono sicura che con l’esame testimoniale e documentale approfondito come è previsto nella fase dibattimentale tutte le accuse cadranno».

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