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Alla teoria dei Ricostituenti devono seguire i fatti

La sintesi giornalistica e quella raccontatami dai miei amici presenti alla convention dei cosiddetti Ricostituenti svoltasi il 25 scorso al T Hotel di Feroleto Antico fanno supporre, quantomeno su…

Pubblicato il: 26/09/2017 – 8:57
Alla teoria dei Ricostituenti devono seguire i fatti

La sintesi giornalistica e quella raccontatami dai miei amici presenti alla convention dei cosiddetti Ricostituenti svoltasi il 25 scorso al T Hotel di Feroleto Antico fanno supporre, quantomeno sul piano teorico, che il Pd ha una qualche seria chance di ripresa. Di divenire politicamente vitale, più attrattivo, vocato alla tutela dei più deboli, tutore democratico delle categorie, sociali ed economiche, più sofferenti a causa delle esasperazioni delle ragioni del mercato.
Un intento nobile. Un percorso che si riuscirà ad intraprendere e definire positivamente solo che il Pd (sempreché non venga sciolto dopo il verosimile flop siciliano) si attrezzi tecnicamente per risolvere l’attuale “analfabetismo”. Quell’assenza di cultura politica, oramai in soffitta da troppo tempo, che non va assolutamente confusa con quella fondata sugli accordi privati funzionali a trattare la Calabria come un eterno banchetto partecipato dai soliti noti. Quel gap conoscitivo, cui sistematicamente contribuisce la parte meno sana della burocrazia (che è poi la più servile), che ha ridotto in condizioni pietose l’esercizio legislativo, la programmazione e l’attività di controllo della Regione, che delibera prevalentemente nel più esasperato clientelismo e familismo.
A ben vedere, un compito difficile, attesa la innaturale commistione – tanto da formare un soggetto unico – tra il partito democratico e l’azione della Regione, con a capo un governatore che trattiene un pacco di deleghe, alcune delle quali fondamentali per lo sviluppo, per non far nulla quando va bene. Il tutto, in una regione in coma profondo, cui occorrerebbe una contemporanea azione salva-vita e di successiva riabilitazione. Cercasi, quindi, un Partito democratico, pena la sua quasi scomparsa, che sappia esercitare il ruolo del rianimatore e del trainer.
Il problema è di tipo esistenziale. Alla teoria, certamente apprezzabile, «suonata» al T Hotel dai Ricostituenti, dovranno pertanto seguire i fatti. Occorre attrarre il consenso dei calabresi sulle cose pratiche che si ritengono fare in loro favore, mettendo da parte le vecchie modalità e gli uomini entrambi fautori del disastro. In una tale ottica necessita evitare di rinviare il tutto ai soliti «cantieri» promozionali, perché di questi i calabresi ne hanno piene le tasche (A3 ed eterne incompiute docent), e a fornire loro, invece, una prova concreta delle realizzazioni di interesse pubblico (e non già del perseguimento di quello privato, oramai noto a tutti).  
Ci si augura, dunque, in Calabria una nuova stagione che riporti il cittadino al centro dell’attenzione e protagonista in termini partecipativi. Ma soprattutto che il centrosinistra avvii le selezioni del proprio quadro dirigente che si renda capace di fare emergere i migliori giovani, cui i politici «maturi» e dalla coscienza pulita di ieri dovranno assicurare il contributo della loro esperienza. Gli uni e gli altri potranno dare l’avvio a quel proselitismo che porterà ad una vita politica massimamente partecipata, all’esercizio vigile del partito, ad una gioventù che rimane nella propria terra, a credere e a lavorare per l’interesse comune che, se lasciato a secco di tutela così com’è oggi, porterà ad una Calabria disabitata dalle intelligenze e affollata solo dai malversatori di danaro pubblico.
Non solo. Si potrà assicurare alla città proibita (rectius, alla cittadella) il novellato Mao Tse Tung (rectius, un Governatore con i fiocchi) cui affidare il futuro della Calabria e dei calabresi.

*docente Unical

 

 

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