REGGIO CALABRIA È corsa a tre, ma la poltrona è una sola. La gara per la presidenza della quinta commissione Riforme del consiglio regionale è, di per sé, una faccenda di quasi nessuna importanza per i destini della Calabria; tuttavia, oggi assume una valenza particolare dal punto di vista politico: è il barometro che misurerà gli equilibri interni alla maggioranza, i rapporti tra i vari consiglieri di centrosinistra e perfino lo stato di salute di alleanze trasversali mai ufficializzate.
I nomi in lizza sono quelli del presidente uscente, l’alfaniano Baldo Esposito, del dem Mimmo Battaglia e dell’ex vicepresidente del Consiglio ed esponente del gruppo “Oliverio presidente” Francesco D’Agostino. Sono proprio le ambizioni del patron della Stocco&Stocco ad agitare le acque nella maggioranza. Il suo capogruppo, Orlandino Greco, lo ha inserito tra i componenti della Riforme (al posto del “ribelle” Vincenzo Pasqua), un chiaro indizio circa la volontà di una parte del centrosinistra di mettere in atto una sorta di putsch ai danni di Esposito.
Per capire le ultime manovre di palazzo, però, bisogna riportare il calendario allo scorso 11 settembre, giorno in cui è stato rieletto Nicola Irto al vertice di Palazzo Campanella e rinnovato tutto l’Ufficio di presidenza. D’Agostino voleva la riconferma come vice, ma prima le pressioni di Vincenzo Ciconte (poi eletto), poi le cosiddette “ragioni di opportunità”, hanno convinto il governatore Oliverio e i suoi a escogitare un altro piano. E cioè: D’Agostino alla guida della commissione Riforme a titolo di “risarcimento”. Con tutte le contraddizioni del caso: un imputato per intestazione fittizia aggravata dall’aver favorito la ‘ndrangheta (inchiesta “Alchemia”), per il quale ieri la Dda di Reggio ha chiesto 3 anni di carcere, non può rappresentare il Consiglio ma ha comunque le carte in regola per guidare una commissione regionale.
SFIDA INTERNA Non c’è, però, ancora niente di stabilito. I componenti di centrosinistra della commissione (tra cui lo stesso Battaglia, Giovanni Nucera e Arturo Bova) non hanno ancora ricevuto alcuna indicazione di voto precisa dai rispettivi capigruppo. La decisione finale pare spetti a Sebi Romeo, in obbligatorio accordo con il governatore. Ma, al momento, il capogruppo del Pd non sembra aver sciolto il nodo. Anche perché Battaglia non sembra disposto a farsi indietro per agevolare l’elezione di D’Agostino.
Ogni azione comporta una reazione, ed è chiaro che una nuova delusione per l’ex candidato alle primarie del Pd per le comunali di Reggio contribuirebbe a irrobustire il gruppone dei “dissidenti” interni. Oliverio lo sa bene ed è per questo che non ha ancora dato il suo placet definitivo per la presidenza.
La maggioranza, in realtà, non credeva di dover affrontare questa sfida in tempi brevi. La road map iniziale prevedeva il rinnovo delle prime quattro commissioni a settembre e le altre, tra cui la Riforme, a dicembre. I dubbi circa la legittimità dell’operato degli organismi in assenza di un rinnovo dei vertici, avanzati dal centrodestra e da Mimmo Tallini in particolare, uniti ai pareri dell’ufficio legale dell’assemblea, hanno poi spinto Irto e gli altri membri della presidenza a rivedere tutti gli assetti fin da subito: per domani è infatti prevista l’elezione delle presidenze in tutt’e sette le commissioni dell’Astronave. Il centrosinistra, dunque, arriva impreparato all’appuntamento in cui si deciderà il destino (politico) di D’Agostino.
Senza contare le legittime aspettative di Esposito. Apprezzato per il suo equilibrio e per il modo in cui ha guidato la commissione nella prima parte della legislatura, il consigliere di Ap, forte dell’appoggio dell’altro neo vicepresidente dell’assemblea, il collega di partito Pino Gentile, potrebbe avere qualche asso nella manica utile a una riconferma. Il patto – mai ufficializzato – tra i fedelissimi di Oliverio e Ap, per questa via, ne uscirebbe certamente rafforzato. A scapito, però, dell’armonia interna al Pd, tanto più necessaria proprio adesso che la fronda rappresentata dai Ricostituenti (ieri a Lamezia la prima uscita ufficiale) inizia a prendere forma e sostanza in vista dei congressi di ottobre.
Non si tratta, allora, di un semplice rinnovo in una semplice commissione. Il futuro della legislatura passa anche da qui.
IL CASO E mentre alcuni sgomitano per la poltrona, qualcun altro ci rinuncia pur avendone diritto. È il caso di Wanda Ferro, che non siederà in nessuna delle 7 commissioni. Era stata indicata dal suo gruppo, il Misto, per far parte di quella Sanità, ma avrebbe dovuto farle posto l’altro membro della minoranza presente, Francesco Cannizzaro. L’accordo non sarebbe stato infine trovato e così l’ex candidata alla presidenza ha deciso di fare un passo indietro senza peraltro indicare un’altra commissione “gradita”. Wanda ne resterà fuori, riservandosi però la partecipazione a tutti i lavori dei vari organismi, pur senza diritto di voto.
LE COMMISSIONI A parte l’eccezione Ferro e il trasferimento di D’Agostino alle Riforme, la composizione delle commissioni non presenta alcuna differenza rispetto alle prime nomine. Ecco tutti i membri: I, Affari istituzionali: Arturo Bova (Dp), Sinibaldo Esposito (Ap), Mario Magno (Misto), Michele Mirabello (Pd), Giovanni Nucera (La Sinistra), Franco Sergio (Oliverio presidente); II, Bilancio: Giuseppe Aieta (Pd), Giovanni Arruzzolo (Ap), Mauro D’Acri (Oliverio presidente), Giuseppe Neri (Dp), Fausto Orsomarso (Misto), Flora Sculco (Cir); III, Sanità: Francesco Cannizzaro (Cdl), Sinibaldo Esposito (Ap), Giuseppe Giudiceandrea (Dp), Orlandino Greco (Oliverio presidente), Michele Mirabello (Pd), Flora Sculco (Cir); IV, Ambiente: Giovanni Arruzzolo (Ap), Domenico Bevacqua (Pd), Arturo Bova (Dp), Giovanni Nucera (La Sinistra), Vincenzo Pasqua (Oliverio presidente), Mimmo Tallini (Misto); V, Riforme: Domenico Battaglia (Pd), Arturo Bova (Dp), Francesco D’Agostino (Oliverio presidente), Sinibaldo Esposito (Ap), Alessandro Nicolò (Fi), Giovanni Nucera (La Sinistra); Commissione contro la ‘ndrangheta: Giovanni Arruzzolo (Ap), Domenico Battaglia (Pd), Arturo Bova (Dp), Giuseppe Ennio Morrone (Fi), Giovanni Nucera (La Sinistra), Franco Sergio (Oliverio presidente); Commissione speciale di vigilanza: Domenico Battaglia (Pd), Francesco Cannizzaro (Cdl), Giuseppe Giudiceandrea (Dp), Giuseppe Ennio Morrone (Fi), Vincenzo Pasqua (Oliverio presidente), Flora Sculco (Cir).
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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