CATANZARO Con il suo film, “A Ciambra”, girato tra i rom di Gioia Tauro, sarà l’unico a rappresentare l’Italia ai prossimi Oscar. Jonas Carpignano è stato accolto al decimo piano della Cittadella regionale da Mario Oliverio che ha voluto complimentarsi con il giovane regista per l’incredibile risultato raggiunto.
Per il governatore, la scelta de “A Ciambra” «è motivo di grandissima soddisfazione la notizia della partecipazione del film di Jonas alla più nota e prestigiosa kermesse sul cinema grazie a un film che tratta di una vicenda di sofferenza sociale così complicata e lo fa con la conoscenza diretta che deriva da un vissuto in prima persona. Oltre alla soddisfazione per la qualità del progetto, sono entusiasta perché la Regione Calabria ha sostenuto in concreto quest’opera e ci ha creduto fermamente sin dall’inizio attraverso la Film Commission. Questa notizia è la conferma della qualità del lavoro costruito grazie alla sinergia tra Calabria e Basilicata».
Il presidente ha infatti sottolineato come «in due anni abbiamo recuperato un decennio di tempo perso. Non c’è solo il riconoscimento per Jonas a sottolineare la qualità del lavoro fatto dalle Film Commission guidate da Paride Leporace e Pino Citrigno, ma c’è anche la produzione internazionale della serie che racconta le vicende di Paul Getty di cui quattro puntate su dieci sono state girate nella nostra regione e una produzione Rai a Riace. Attraverso la proiezione in questo scenario internazionale la Calabria può avere risultati importanti».
«Sicuramente inattesa», poi, Carpignano ha definito la notizia della scelta del suo film da parte della commissione. Per il giovane regista, però, il riconoscimento è arrivato dopo un lavoro intenso e lungo che evidentemente è riuscito a trasmettere al meglio le intenzioni dell’autore: «Sono fiero del fatto che il film abbia superato le aspettative. Il film nasce però semplicemente dalla voglia di raccontare davvero un mondo altrimenti considerato in maniera non corretta. Vivo da sette anni a Rosarno e da 5 assieme alla comunità rom – ha spiegato –. Solo così ho potuto conoscere davvero questo mondo e quindi raccontarlo».
Novantuno giorni di ripresa – «un po’ tanti, in questo tempo si potrebbe girare una fiction intera», ammette il regista – frutto dell’esigenza di non voler stravolgere i ritmi della vita quotidiana degli attori. Al netto delle difficoltà logistiche di girare un film all’interno di una comunità rom, però, Carpignano non ha dubbi: «Fare cinema in Calabria? Forse non saprei farlo altrove, almeno per ora. La mia realtà cinematografica è strettamente legata alla Calabria e non so se sarei in grado di girare da un’altra parte».
“A Ciambra”, tra i suoi primi sostenitori, ha addirittura Martin Scorsese, un nome che non ha bisogno di presentazioni: «La prima volta che ci siamo sentiti – ha spiegato Carpignano – si è messo a parlare per oltre un’ora di Pio (il protagonista del film, ndr) spiegandomi quali emozioni gli avesse suscitato la lettura della sceneggiatura. È indescrivibile l’emozione che provo ogni volta che ripenso a quel momento».
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
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