REGGIO CALABRIA D’Agostino resta a bocca asciutta: per lui non c’è spazio né ai vertici del consiglio regionale né negli uffici di presidenza degli organi di sottogoverno. La quinta commissione Riforme, quella nella quale il consigliere del gruppo “Oliverio presidente” era stato inserito nella speranza (a questo punto vana) di essere eletto presidente, è andata deserta. Non è una casualità, bensì una strategia precisa del governatore Mario Oliverio in accordo con il capogruppo del Pd, Sebi Romeo. Al termine della giornata, tutti gli uffici di presidenza degli organismi di Palazzo Campanella verranno rinnovati. Tranne uno, appunto. Salta, quindi, l’accordo “sottobanco” tutto interno al centrosinistra, in base al quale D’Agostino avrebbe dovuto rinunciare alla vicepresidenza del Consiglio, poi effettivamente affidata al dem Vincenzo Ciconte, in cambio della guida della commissione Riforme, diretta per la prima metà della legislatura dall’alfaniano Baldo Esposito. Ed è proprio il consigliere di Ap il vincitore di giornata: perché il rinvio, a ben guardare, è sì un modo per non bocciare platealmente la candidatura di D’Agostino – che resta pur sempre un membro di rilievo della maggioranza “ufficiale” – ma è anche una ipoteca sulla sua riconferma al vertice della Riforme.
Il che avrebbe due effetti non trascurabili: rinsaldare l’asse tra Pd e Ap per la seconda parte della legislatura ed evitare lo scoppio di una nuova polemica politica, dal momento che, solo due giorni fa, la Dda di Reggio ha chiesto tre anni di carcere per D’Agostino, imputato nell’inchiesta “Alchemia” contro il clan Raso-Gullace con l’accusa di intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver agevolato la ‘ndrangheta.
Particolare non trascurabile: i consiglieri di Ap presenti nelle varie commissioni, cioè lo stesso Esposito e Giovanni Arruzzolo, oggi hanno votato o voteranno a sostegno di tutti i candidati presidenti del Pd. Ovviamente, per un’alleanza che si rinforza, c’è sempre qualcuno che paga pegno. E non è inverosimile credere che D’Agostino, il cui più grande sponsor è l’ex presidente del Consiglio Peppe Bova, possa aderire alla fronda tutta interna al centrosinistra che in Consiglio vede tra i suoi principali esponenti Carlo Guccione, Antonio Scalzo e Domenico Battaglia. Quest’ultimo, in particolare, mastica ancora una volta amaro, visto che in lizza per la conquista della presidenza Riforme c’era anche lui. E servirà a poco, probabilmente, il “contentino” della vicepresidenza della commissione di Vigilanza, “tolta” al “ribelle” Vincenzo Pasqua (oggi assente dai lavori), ormai in procinto di transitare in uno dei gruppi di opposizione.
Ma, al momento, Oliverio sembra preferire l’intesa con Ap piuttosto che quella con gli esponenti del suo stesso partito. Valga un esempio, su tutti: l’altro vicepresidente del Consiglio, l’alfaniano Pino Gentile, in occasione del rinnovo dei vertici dell’Astronave, ha ottenuto un voto in più rispetto al candidato ufficiale di Pd e centrosinistra, Ciconte. E buona parte di quei voti in eccesso, dicono i bene informati, sarebbero arrivati dai consiglieri più vicini al governatore.
LE CONFERME Nessuna novità, invece, per quel che riguarda i vertici di tutte le altre commissioni, che per le operazioni di voto sono state presiedute da Ciconte e, per la Vigilanza, da Irto. Riconfermati gli uffici di presidenza di Affari istituzionali: Franco Sergio presidente (cinque voti su sei votanti), Mario Magno vice (1), Michele Mirabello segretario (6); Bilancio: Giuseppe Aieta (5), Fausto Orsomarso vice (1), Mauro D’Acri segretario (6); Sanità: Michele Mirabello presidente (5), Sinibaldo Esposito vice (1), Giuseppe Giudiceandrea segretario (6); Ambiente: Domenico Bevacqua presidente (4), Domenico Tallini vice (1), Giovanni Nucera segretario (5); Antindrangheta: Arturo Bova presidente (5), Ennio Morrone vice (1), Franco Sergio (6). Anche Morrone viene dunque rieletto presidente della Vigilanza (4), con la new entry Battaglia come vice (1) e Giudiceandrea (5) in qualità di segretario.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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