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Seregno “scopre” i clan, Comune nel caos

SEREGNO La giunta comunale di Seregno (Monza) è caduta, a seguito delle dimissioni di consiglieri e assessori di Lega Nord, Forza Italia e della minoranza, centrosinistra e liste civiche, che quest…

Pubblicato il: 28/09/2017 – 9:56
Seregno “scopre” i clan, Comune nel caos

SEREGNO La giunta comunale di Seregno (Monza) è caduta, a seguito delle dimissioni di consiglieri e assessori di Lega Nord, Forza Italia e della minoranza, centrosinistra e liste civiche, che questa mattina hanno deciso in massa di abbandonare l’incarico. Il Comune, da due giorni, è al centro della bufera per la maxi inchiesta su infiltrazioni di ‘ndrangheta nel mondo della politica e dell’imprenditoria in Brianza. 
Secondo la minoranza però, senza il loro contributo la giunta sarebbe rimasta in piedi: «È stata una scelta necessaria anche per la minoranza, dato che qualcuno della maggioranza non ha mollato – ha commentato William Viganò, capogruppo del Pd nell’appena decaduto Consiglio – altrimenti non ci sarebbero stati i numeri per far cadere questa giunta, un atto dovuto ai cittadini». La decisione di tutto il consiglio comunale ha evitato l’eventuale commissariamento del Comune, ipotizzato dal prefetto di Monza Giovanna Vilasi ieri sera a seguito dell’attesa decisione del gip di Monza sull’interdizione del vice sindaco Giacomo Mariani, indagato a piede libero per abuso d’ufficio, chiesta dalla magistratura.

IL PADRONE DI SEREGNO Intanto, nonostante le dimissioni dei consiglieri del Carroccio, seguite a un incontro con il loro leader nazionale Matteo Salvini, le carte parlano di contatti imbarazzanti tra il vicesindaco della Lega e un imprenditore considerato vicino alle cosche calabresi. Il “padrone” dell’amministrazione comunale di Seregno, e anche «unico padrone» del sindaco Edoardo Mazza, ora ai domiciliari, sarebbe stato infatti Giacinto Mariani, il vicesindaco leghista, indagato per abuso d’ufficio, sottoposto a misura interdittiva e che ieri sera ha deciso di rassegnare le dimissioni dalla giunta con tutto il gruppo del Carroccio. Emerge da un’intercettazione contenuta in un’annotazione dei carabinieri. In una telefonata dell’ottobre 2015, il costruttore Antonino Lugarà, in carcere per corruzione e vicino alla ‘ndrangheta, parla di Mazza con Stefano Gatti, consigliere (anche lui ai domiciliari), e quest’ultimo gli dice: «Lui c’ha il padrone… unico padrone … Giacinto Mariani». In un’altra intercettazione un architetto dice che Mazza è «di fatto “guidato” dal vice-sindaco Mariani, definendolo nella circostanza addirittura una “pedina”».

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