La costante presenza, seduto al suo fianco, di Oldani Mesoraca, ci impedisce di prendere parte alle conferenze stampa del governatore Mario Oliverio. Non è un fatto strumentale, questa scelta. Si potrebbe anche sorvolare sul fatto che Mesoraca sia un abusivo, coprendo il posto di capo ufficio stampa grazie al falso presupposto di essere dipendente di ruolo della Regione Calabria, laddove tale assunto è smentito non solo da inchieste ministeriali ma anche dagli atti e dai pareri prodotti dalla Direzione generale del personale.
Quel che non è sopportabile è che il capo dell’Ufficio stampa trascini in giudizio i direttori dei giornali che poi convoca. Per di più, lo fa dopo avere appreso che un fascicolo penale è stato aperto nei suoi riguardi per avere attestato falsamente di essere dipendente regionale, allo scopo di poter prendere parte alla selezione interna che ha “regolarmente” vinto.
Una lunga premessa che serve a capire come ancora sia tutta da percorrere la strada che dovrebbe portare alla “nuova Regione” promessa da Oliverio. Sarà un segnale forte anche la scelta di Oliverio di citare in giudizio Infrastrutture Lombarde, che ha regalato alla Calabria la paccottiglia di progetti riciclati per la realizzazione degli ospedali di Cassano, Gioia Tauro e Vibo Valentia. A Infrastrutture Lombarde, società da tempo al centro della cronaca giudiziaria per le tangenti distribuite nella civilissima Milano, la Regione Calabria ha elargito somme incredibili, oltre il doppio del pattuito, si oscilla intorno a un milione e seicentomila euro. In cambio ha avuto progetti irrealizzabili e selezioni di imprese che hanno portato alla totale paralisi dei cantieri.
Oggi Oliverio è determinato a trascinarli in giudizio, ma la burocrazia regionale glielo consentirà? Visto che essa stessa ha aiutato, accompagnato e consentito il saccheggio di risorse e lo scempio progettuale imputabile a Infrastrutture Lombarde? I burocrati targati Scopelliti sono in larga parte ancora al loro posto, qualcuno, come vedremo, ha anche fatto carriera. Con quali uomini Oliverio scenderà in campo per la crociata contro la burocrazia regionale, con gli stessi che vorrebbe combattere? Ha steso in conferenza stampa, Oliverio, un lungo elenco di società avviate alla liquidazione, ma i liquidatori saranno solerti o sonnecchianti come fin qui è stato? E chi sono i liquidatori? Perché se a liquidare i carrozzoni verranno chiamati gli stessi dirigenti che li hanno allestiti, ogni sospetto è lecito. E comunque, è stato dato un termine per chiudere le procedure di messa in liquidazione?
E quelle realtà che mancano all’appello sol perché non sono direttamente riferibili alla Regione Calabria ma ne drenano ugualmente risorse? Un esempio: la multinazionale Kpmg. Come mai non è nell’elenco delle società da citare in giudizio o comunque da mandare a casa perché, a fronte di una forte spesa, hanno prodotto il nulla pneumatico? Dovevano dare bilanci certi alla sanità, dovevano liquidare debiti pregressi, dovevano fare chiarezza sulla doppia o tripla fatturazione. A che punto siamo? Che report hanno prodotto? Interrompere ogni collaborazione e chiedere il risarcimento per inadempimenti contrattuali sarebbe il minimo. Ma chi dovrebbe procedere? La burocrazia regionale? Cioè chi, come nel caso del dottore Bruno Zito, da dirigente ha prorogato con un tratto di penna il contratto a Kpmg proprio nei giorni in cui il testimone passava dalla giunta Scopelliti a quella Oliverio? All’epoca il nuovo presidente andò su tutte le furie e disse chiaro che avrebbe rimosso Zito per quella firma. Impegno mantenuto, Zito è stato rimosso da dirigente e…. nominato direttore generale con aggiunta di qualche interim.
Certo, rimuovere un burocrate è impresa titanica. Il presidente Oliverio ha ragione quando evidenzia che, dei “decreti Madia”, l’unico che resta inattuato è proprio quello relativo alla mobilità degli alti burocrati. È altrettanto vero, però, che al vertice del motore burocratico della Regione Calabria siede Ennio Apicella che è esterno, ereditato dalla precedente compagine e ricontrattualizzato proprio da Oliverio. Nucleo autoreferenziale, il segretariato brilla per mille performance e per altrettante invasioni di campo. Lo può fare mischiando le carte in modo che un pezzo della burocrazia che fa riferimento al segretariato controlli e dia indirizzo all’altro pezzo che pur sempre fa riferimento al segretariato.
Un concentrato di poteri e di controlli incrociati capace di abbattere anche un elefante che avesse il dono di saper leggere. Basta l’ingranaggio giusto e nel caso del segretariato questo ingranaggio si chiama Eugenia Montilla, l’unica del dipartimento ad avere la direzione di due settori. E che settori: il coordinamento di tutti i dipartimenti regionali e il controllo della strategia di governo. Neanche Oliverio, che pure ha dato prova ampia della sua capacità di concentrare nelle proprie mani molte deleghe e competenze, potrebbe fare di più.
È chiaro che un elefante che indossi tacchi a spillo difficilmente può camminare, già un miracolo se resta in piedi. Così sfugge anche la ordinarietà, figuriamoci i grandi progetti. Basta un’occhiata al sito ufficiale per averne prova: chi si collega e vuole saperne di più sull’organizzazione della Regione Calabria, troverà che Gina Aquino risulta ancora vicecapo di gabinetto, laddove è stata da tempo sostituita dall’ex assessore Carmen Barbalace. E troverà che Fatarella, lieto pensionato con milionaria buonuscita, risulta ancora direttore generale del dipartimento Salute.
Del resto, come meravigliarsi di tali scivoloni se nella foto che apre la pagina della giunta regionale vengono ritratti il presidente, il vicepresidente e sette assessori, laddove nell’elenco sottostante gli assessori sono sei? Caccia all’intruso: chi è la donna in più seduta al tavolo della giunta? Forse Eugenia Montilla?
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