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Catanzaro resta senza casa dello studente

C’era da aspettarselo che prima o poi la “bomba” del caro affitti per gli studenti universitari sarebbe esplosa a Catanzaro. Era impensabile che si rimanesse in silenzio difronte al lievitare dei c…

Pubblicato il: 02/10/2017 – 5:45

C’era da aspettarselo che prima o poi la “bomba” del caro affitti per gli studenti universitari sarebbe esplosa a Catanzaro. Era impensabile che si rimanesse in silenzio difronte al lievitare dei costi per una stanza. E così il dissenso è entrato nelle aule e si è tramutato in “rivolta” spingendo i rappresentanti degli studenti a chiedere urgenti impegni alle istituzioni per definire la questione. «La politica – è detto in una nota – deve impegnarsi perché lo studente sia considerato al centro del tessuto socio-culturale della città e non una risorsa da sfruttare». Da questa considerazione muove la richiesta di investimenti di lungo periodo per l’edilizia residenziale con riguardo verso le esigenze dei fuorisede. E tra le priorità che si chiede vengano poste sul tavolo di discussione con il Comune di Catanzaro c’è, nell’attesa di una soluzione definitiva anche «una campagna di informazione che riguardi nuove tipologie di contratti di affitto, specie di quelli transitori, e una lotta seria agli affitti in nero».
Come la storia insegna c’è voluta una forte mobilitazione degli studenti perché il problema che affligge le famiglie degli studenti universitari ottenesse la ribalta della cronaca. Quando, infatti, dalle colonne di questo Giornale fu sollevato il caso e fu chiesto che l’ex Ospedale militare venisse destinato a Casa dello studente con annessa mensa per discenti e docenti fu fatto orecchio da mercante. Allora la campagna elettorale per le amministrative di Catanzaro era in embrione, ma evidentemente si deve desumere che molti impegni erano stati già assunti o si stava “lavorando” per definirli. C’è da pensare, infatti, che l’idea di destinare un edificio importante come quello, nel centro storico della città, per ospitare gli universitari, male si potesse conciliare con il business degli affitti che prosperava nel quartiere marinaro. Si arrivò a dire persino che non sarebbe stato opportuno favorire un trasferimento di massa nel centro storico perché sfornito anche di locali che garantissero agli studenti una “attraente movida notturna”. Poi si percepì che la stavano dicendo grossa e dirottarono l’argomento sulla ricerca di appartamenti disponibili nelle zone della “Grecìa” e del “Pianicello” per essere restaurati e fittarli agli studenti.
Anche quella iniziativa, rivelatasi incongruente e dal sapore di chi volesse solo infondere fumo negli occhi, naufragò forse anche sotto l’effetto di una probabile tirata d’orecchio. E non poteva che finire così. È immaginabile che uno studente, dopo una giornata di impegni tra studio e laboratorio, ritornasse a casa e, alzatisi le maniche della camicia, accudisse alle faccende domestiche? Roba di persone use a risolvere i problemi senza criterio. Sarebbe stato sufficiente pensare che l’iniziativa andava affrontata anche nell’ottica di migliorare il territorio per evitare proposte del genere. Senza considerare che l’offerta universitaria avrebbe preteso di intervenire con proposte accattivanti rivolte non soltanto a risolvere le difficoltà del presente, ma avendo la capacità di creare strumenti validi per un futuro migliore di tutta la collettività. E chi, se non i giovani, possono essere speranza per la città?
Uno dei problemi più grandi nel quale uno studente fuori sede si imbatte è proprio la ricerca di un alloggio dignitoso e che non costi troppo; dopo ci sono anche lo studio, i libri, lo stress degli esami, ma la dimora è sicuramente tra i più immediati. Adesso si è aggiunta la protesta degli studenti per il caro alloggi. I prezzi sarebbero lievitati fino a raggiungere cifre sproporzionate (si parla di 250 Euro per un posto letto) e, a quanto si dice, con pagamenti in nero, cioè senza un contratto il che, se accertato, comporta oltre all’evasione delle norme, per le famiglie anche a dover rinunziare ai benefici di legge previsti per le spese universitarie nella dichiarazione dei redditi.
Nonostante tali impellenze, si è preferito assegnare l’ex Ospedale militare ad uffici giudiziari, giustificando tale scelta con la realizzazione della “Cittadella giudiziaria” data la vicinanza sia col vecchio palazzo di giustizia, che continua ovviamente a funzionare, che con il nuovo palazzo del quale sta per essere completato l’ampliamento.
Fu questa scelta a far sì che il sindaco si lasciasse andare in proclami per la costituenda “cittadella”, senza considerare evidentemente i pericoli che potrebbe correre il polo universitario proprio per mancanza di una struttura abitativa e di ristorazione per gli studenti. Tra le conseguenze negative si ipotizza persino una diminuzione delle capacità attrattive dell’Ateneo catanzarese che, non reggendo il confronto con altre città (a Messina, per esempio, nonostante fosse stata realizzata una nuova casa dello studente nelle vicinanze del polo universitario che comunque è decentrato rispetto al centro della città, è stato deciso di restaurare la vecchia casa dello studente che sorge al centro della città, a pochi passi dal Rettorato). Se ciò dovesse accadere e ci auguriamo che non  accada, il sindaco di Catanzaro, che non perde occasione per mettersi in evidenza, dovrebbe spiegare ai cittadini come mai, così come sostiene, a differenza delle scuole di specializzazione per le quali sostiene ci sarebbe stato un non meglio definito “gioco di squadra”, del quale anch’egli  sarebbe stato protagonista, per un problema importante come la casa dello studente nel centro storico di Catanzaro, non solo non c’è mai stato, quanto non si profila neanche. Mistero! 

 

*giornalista

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