CASSANO ALLO IONIO Avrebbe minacciato l’allora sindaco di Cassano allo Ionio Giovanni Papasso per ottenere un posto di lavoro in cambio del suo sostegno alle elezioni amministrative del giugno dello scorso anno. Per questo motivo i carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro hanno arrestato Francesco Bruno, di 34 anni, già noto alle forze dell’ordine, per tentata estorsione, indagandolo anche per corruzione elettorale insieme allo stesso Papasso. Papasso, eletto sindaco nelle comunali del 2016 non è più sindaco dal 23 novembre scorso quando il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. L’arresto di Bruno è giunto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip di Castrovillari. Le indagini dei carabinieri della Tenenza di Cassano all’Ionio, coordinati dal procuratore di castrovillari Eugenio Facciolla e dal pm Angela Continisio, sono iniziate dopo varie denunce presentate dall’ex sindaco che lamentava di aver ricevuto numerosi messaggi intimidatori sia sulla sua utenza cellulare che su quelle in uso ai suoi amministratori comunali e a conoscenti. I carabinieri sono risaliti a Bruno grazie all’analisi dei tabulati telefonici corroborata da intercettazioni, dall’acquisizione di filmati di sistemi di videosorveglianza ed al sequestro, in casa dell’arrestato, di un cellulare contenente alcune conversazioni e messaggi estorsivi rivolti a Papasso. Secondo l’accusa è stato accertato anche come l’indagato abbia ripetutamente utilizzato una cabina telefonica pubblica per l’invio di alcuni dei messaggi intimidatori. Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Cassano allo Ionio, all’origine dei messaggi c’era la pretesa di Bruno di ottenere un posto di lavoro dall’ex sindaco Papasso, verosimilmente nel settore della raccolta e dello smistamento dei rifiuti in cambio del suo sostegno elettorale. Ma al di là delle querele di Papasso, al centro delle indagini sono finiti anche una serie di messaggi non oggetto di denuncia da parte dell’ex sindaco di Cassano all’Ionio e dal contenuto definito “ambiguo” dagli investigatori. Un comportamento che ha insospettito gli inquirenti portandoli ad approfondire una vicenda che, affermano gli investigatori, «resta ancora con i contorni non del tutto definiti e perciò oggetto di indagini finalizzate a far luce sull’ipotesi di corruzione elettorale contestata all’odierno arrestato e all’ex sindaco in relazione alle elezioni del 5 giugno 2016».
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