PRAIA A MARE Le parole di Vincenzo Cesareo, direttore sanitario della struttura sanitaria di Praia a Mare, ha sollevato il caso della mancata riapertura (stando al manager) dell’ospedale. Il primo a riprenderle è stato il consigliere regionale Carlo Guccione. Che ha chiesto di verificare il contenuto dell’intervento del medico: per Cesareo «all’ospedale di Praia a Mare non esiste alcun Pronto soccorso e finanche il 118 non riconosce nell’organizzazione di tale servizio lo stesso nosocomio in quanto viene considerato un punto di primo intervento». Come dire: nulla è stato riaperto. In effetti, i documenti ufficiali sembrano confermare questa versione. Basta dare un’occhiata dall’Atto aziendale approvato dall’Asp di Cosenza e sottoscritto anche dalla struttura commissariale guidata da Massimo Scura. In quel documento (vergato dal direttore generale Raffaele Mauro il 17 agosto, prima della “riapertura” ufficiale) non la parola «ospedale» non viene mai associata alla struttura di Praia. In un quadro riassuntivo si utilizza, al massimo, la generica definizione di «presidio». Anche le questioni sollevate sul Pronto soccorso trovano un fondamento formale. Quello di Praia è un «Punto di primo intervento» aperto per 24 ore al giorno. Ma il passaggio decisivo è quello che descrive la rete ospedaliera della provincia, formata «da tre ospedali spoke» (Castrovillari, Cetraro-Paola e Corigliano-Rossano) e «tre ospedali di zona disagiata» (Acri, San Giovanni in Fiore e Trebisacce). E Praia a Mare? È, appunto, un «presidio». Tutto porta a concludere che l’ospedale che la politica si è affrettata a inaugurare il 3 novembre non esista neppure sulla carta. Almeno fino allo scorso 11 dicembre, quando il dg dell’Azienda avvia la stagione di restyling della rete ospedaliera, definendo le strutture complesse. È in quel momento che Praia a Mare diventa «ospedale generale» (fa categoria a sé: né spoke, né di zona disagiata) e acquisisce, contemporaneamente, il diritto ad avere una struttura complessa di Medicina generale «di nuova istituzione». Se le parole hanno un senso, significa che nel “presunto” ospedale, attualmente, quel reparto non c’è. Ed è uno dei tanti, stando non soltanto alle parole di Cesareo ma anche ai racconti dei pazienti. Ce n’è uno che circola in rete e sui social da qualche giorno: parla della pessima esperienza di una donna costretta, per una frattura alla gamba, a rivolgersi all’ospedale di Praia. Peccato che il radiologo –così le sarebbe stato detto – non fosse presente ma reperibile solo per casi urgenti. Alla fine la paziente risolverà il problema, ma a 700 chilometri di distanza dal Tirreno cosentino. Altri, più fortunati, vengono dirottati agli ospedali di Paola e Cetraro oppure in una clinica di Belvedere.
Come sembrano lontani i giorni in cui la politica festeggiava per la nuova inaugurazione. Sembrava una messa evangelica con il governatore Oliverio nella parte del reverendo. Il gospel cantava successi ed evocava nuovi orizzonti. Rivista adesso, la cerimonia sembra più un film surreale: i colonnelli del Pd uniti, gli applausi, i propositi bellicosi del presidente della giunta (a Praia scattò il celeberrimo «mi incateno»). Di quel tripudio non è rimasto nulla. Forse hanno pure dimenticato di riaprire l’ospedale.
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