Caro presidente Irto,
può il consiglio regionale discutere e confrontarsi per una volta, una volta sola, sul dramma della grande fuga dei giovani dalla Calabria?
Non mi permetterei mai di suggerirle l’agenda dei lavori del Consiglio, cosa che spetta a lei, che fa un ottimo lavoro, e ai capigruppo consiliari.
Glielo chiedo perché ho ancora negli occhi le terribili immagini di ieri, Epifania di Nostro Signore, di centinaia di pullman che, a feste finite, hanno caricato migliaia di ragazzi, studenti universitari e lavoratori, portandoli via dalla Calabria. Verso il Nord. Un carico di conoscenze, studi, umanità, portato via nel silenzio.
In rete hanno postato le foto scattate sui posti di partenza dei pullman, foto che facevano impressione.
Si è sfiorato il caos a Cosenza, grande confusione a San Giovanni in Fiore, Crotone e decine di altri comuni calabresi.
Certo, immagini già viste negli anni, ma mai così toccanti, commoventi, forse complice la Rete che tutto amplifica e diffonde, senza pietà alcuna.
Può la classe politica calabrese far finta di nulla? No, non può. Non ha le risposte pronte? E come pretenderle?
Quello che però appare certo è che non può continuare a ignorare questo incessante esodo, questa fuga che non risparmia niente e nessuno.
Un esodo che sconvolgerà per sempre il volto della Calabria del domani!
Lo Svimez descrive per la Calabria scenari apocalittici, già da alcuni anni a questa parte. Nel silenzio generale.
Il professor Francesco Aiello dell’Unical, parla della Calabria come un battello che galleggia, ma a fatica. Meglio: è un sistema che rischia di affondare, qualsiasi sia l’intensità della mareggiata. Il fatto di recuperare nelle fasi di crescita solo in parte le perdite registrate durante le crisi, amplia le distanze con il resto del paese e dell’Europa e posiziona la regione in una sorta di «trappola della povertà».
Già, la Calabria sembra caduta nella “trappola della povertà”, una maledetta combinazione di eventi e di cause potenzialmente mortali per la nostra terra.
Signor presidente del consiglio regionale, forse un dibattito aperto in Aula non servirà a nulla. Ed io non voglio crederlo. Ma che almeno sia un momento di attenzione verso un dramma infinito. Perché diversamente, i nostri silenzi finiranno per trasformarci in complici!
*membro del Cda Ismea
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