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STIGE | Tredici matrimoni e un arresto

CATANZARO Non si possono spiegare a parole le pagine web in cui compaiono gli affreschi, le torri del castello, le statue kitsch. Non si può che lasciare spazio alle foto. Il Castello Flotta, loca…

Pubblicato il: 09/01/2018 – 18:24
STIGE | Tredici matrimoni e un arresto

CATANZARO Non si possono spiegare a parole le pagine web in cui compaiono gli affreschi, le torri del castello, le statue kitsch. Non si può che lasciare spazio alle foto. Il Castello Flotta, location per matrimoni sfarzosi (ma di nuovo le parole non rendono l’idea) a Mandatoriccio, era diventato protagonista del “Boss delle cerimonie”, programma cult di Real Time. L’arresto di Nicola Flotta per concorso esterno in associazione mafiosa getta una luce sinistra su quella parola, “boss”. E sui rapporti dell’imprenditore con pezzi importanti della cosca Farao-Marincola. Tanto per cominciare: sono tredici i banchetti organizzati a sbafo da sodali e familiari del clan a “Castello Flotta”. Le indagini dei carabinieri del Ros li citano, uno per uno: dal 28 luglio 2002 al 7 dicembre 2012. Li citano en passant anche Giuseppe Farao, boss detenuto, e suo figlio in un colloquio carcerario. Il giovane vorrebbe chiedere denaro a Flotta ma il padre cerca di farlo recedere dall’idea «perché se noi facciamo il conto di tutti i matrimoni… omissis… aspè fatti spiegare…tutti i matrimoni che abbiamo fatto… se avessimo dovuto pagare 50 euro, eh?…” omissis “… se avessimo dovuto pagare…».

Sono le parole del pentito Domenico Bumbaca a inguaiare il “boss” (mandatoriccese) dei matrimoni. «Bumbaca – riportano gli investigatori – aveva avuto modo di verificare personalmente che una serie di congiunti di Giuseppe Spagnolo (ritenuto legato al clan Farao-Marincola) avevano festeggiato più ricorrenze presso il Castello Flotta senza pagare nulla». È il cuore delle accuse della Dda all’imprenditore. Un cuore che contempla anche il versamento «in bacinella di una percentuale degli introiti della propria attività imprenditoriale». Anche per questa contestazione c’è un colloquio intercettato dagli uomini del Ros. «Vedi che Nicola quello del castello – dice un presunto affiliato al clan – mi deve dare 2mila euro ora che si sposa “Tavulune”. (…) C’ho già parlato con coso… ogni matrimonio che noi gli portiamo ci dà 2mila euro». È particolare la storia di questa cerimonia. Secondo l’uomo intercettato dai militari, si sarebbe dovuta svolgere altrove, al Grand Hotel Balestrieri. Gli acconti erano addirittura già versati, prima che l’intervento dei sodali della cosca consigliasse agli sposi, «con violenza e minaccia», di festeggiare tra gli affreschi e i marmi del Castello.

Era un amico, Nicola Flotta, secondo il boss Farao. Che spiegava al figlio ansioso di riscuotere i denari: «Gli devi dire “vedi che ti ha mandato tanti saluti e basta”, lui ti manda a dire di quello che tu… ti sente della famiglia… e basta». I legami con certe famiglie, però, sono pericolosi. Così come le cerimonie regalate: «Il matrimonio è stato fatto là (al Castello, ndr) e Peppe non ha tolto un euro per il matrimonio, non l’ha pagato, è stato offerto da quello là il matrimonio. Stiamo parlando di un matrimonio che c’erano forse 500 persone». Con i prezzi che girano è un grosso dono. Che, secondo i magistrati, svelerebbe un’altra questione imbarazzante: «Il Castello Flotta è stato costruito con l’ausilio della ‘ndrangheta». E l’espressione “boss delle cerimonie” assume tutto un altro senso. (ppp)

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