CATANZARO Centocinquemila euro di risarcimento danni, il pagamento delle spese legali, più la pubblicazione a proprie spese di un estratto della sentenza che lo condanna su tre quotidiani, di cui due nazionali. È quanto ha deciso la seconda sezione civile del Tribunale di Catanzaro nel punire l’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia Francesco Forgione per aver diffamato i magistrati Tommasina Cotroneo, anche componente della Giunta Esecutiva Centrale dell’ANM e Francesca Di Landro, figlia dell’ex procuratore generale. Oggi entrambe in Corte d’appello di Reggio Calabria, le due sono anche cognate, perché Di Landro ha sposato il fratello della collega, l’avvocato Cotroneo, specializzato in assicurazioni. Rapporti parentali che Forgione ha raccontato alludendo ad un inesistente conflitto di interesse – ha stabilito il giudice – omettendo di ricordare che la moglie del legale all’epoca esercitava in Corte d’appello e la sorella mai si è occupata di civile. Ma nel medesimo capitolo, dedicato ai rapporti fra ‘ndrangheta e magistratura, Forgione avrebbe alluso a presunti contatti fra il giudice Tommasina Controneo, il fratello, l’avvocato Cotroneo e la criminalità organizzata sulla base – ha affermato il giudice – di circostanze non vere. E veicolate – ha stabilito il Tribunale – con un chiaro intento allusivo, per questo il Tribunale, accogliendo le domande risarcitorie proposte dai professionisti istanti, ha dichiarato «gravemente diffamatorio» il contenuto del libro, per l’assenza del presupposto della verità, anche solo putativa. Il Tribunale ha, altresì, dichiarato che «La provata falsità della notizia veicolata e la sua oggettiva idoneità diffamatoria integrano dunque la lesione all’onore e alla reputazione degli attori».
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