COSENZA L’inaugurazione è prevista per il 26 gennaio. Ad annunciarlo, con un certo orgoglio, è stato lo stesso Mario Occhiuto nella conferenza stampa di fine anno. Il ponte di Calatrava, dopo 17 anni, è realtà, e il sindaco/architetto di Cosenza lo inaugurerà proprio assieme all’archistar di Valencia. Santiago Calatrava pose la sua firma per il ponte, nel lontano 2000, a fianco a quella di Giacomo Mancini, ma probabilmente non sa che la sua opera è stata pagata anche con soldi prelevati dalle tasche dei lavoratori e destinati a tutt’altro. Una storia paradossale, un nuovo capitolo della saga dei fondi ex Gescal che il Corriere della Calabria racconta da novembre del 2014.
IL TESORETTO PERDUTO La vicenda riguarda un tesoretto alimentato per anni dalle trattenute sulle buste paga dei lavoratori dipendenti e che, sulla carta, doveva servire per costruire nuove case popolari, per effettuare la manutenzione di quelle già esistenti o, al limite, per espropriare i terreni su cui costruire gli immobili. Dopo la dismissione del fondo questi soldi sono passati alle Regioni e la Calabria, fino ai tempi della giunta Scopelliti, poteva contare su circa 150 milioni di euro. Ma con un «programma operativo nel settore delle politiche della casa» deliberato dal governo regionale di centrodestra nel marzo 2014 – l’atto di indirizzo risale alla delibera 347 del 30 luglio 2012 – è cominciata una diaspora del tesoretto ex Gescal che ha portato la giunta Oliverio, nell’ottobre del 2016, ad ammettere che di quei soldi erano rimasti solo poco meno di 6 milioni di euro.
L’INDAGINE E IL SEQUESTRO Sulla vicenda, dopo le rivelazioni del Corriere della Calabria, è scattata un’inchiesta della Procura di Vibo e della Guardia di finanza che ha portato, nel luglio dello scorso anno, a un sequestro di beni per 800mila euro a carico dell’ex commissario dell’Aterp vibonese Antonino Daffinà, del vicepresidente del consiglio regionale ed ex assessore ai Lavori pubblici Pino Gentile, del dg Domenico Pallaria, dell’ex dirigente del dipartimento Lavori pubblici Antonio Capristo, del costruttore Nazzareno Guastalegname e dell’imprenditore Antonino Stagno. Al centro dell’indagine c’è l’acquisto della sede dell’ex Aterp di Vibo (oggi accorpata nell’Azienda unica regionale) portato a termine utilizzando proprio i fondi ex Gescal.
IL PONTE DELL’ARCHISTAR Il ponte di Calatrava è costato circa 20 milioni di euro e sarebbe stato finanziato attraverso i Programmi di recupero urbano. I P.r.u. sono un insieme sistematico di opere finalizzate al miglioramento dei servizi e degli impianti a rete dei quartieri degradati di proprietà pubblica. Sono proposti dai Comuni alle Regioni che, con i fondi Gescal, possono finanziare le opere al servizio del patrimonio residenziale pubblico e la manutenzione delle case popolari. Se questi Programmi riguardano opere che hanno a che fare con l’edilizia residenziale pubblica, dunque, il finanziamento con fondi ex Gescal è legittimo. Nel caso del ponte di Calatrava, invece, il nesso con le case popolari è difficile trovarlo, eppure la Regione negli anni scorsi ha ugualmente approvato il progetto presentato dal Comune e ha finanziato l’opera che verrà inaugurata nelle prossime settimane. Con i soldi trattenuti dalle buste paga dei lavoratori, che dovevano servire a dare un tetto a chi non ce l’ha.
IL PASTICCIO DEI DUE DIPARTIMENTI Come sia stato possibile tutto ciò è possibile intuirlo leggendo ciò che ha dichiarato il dg Pallaria al Corriere della Calabria in replica a un articolo dell’ottobre 2016. Quando ha assunto l’interim alla guida del dipartimento Urbanistica, Pallaria si è reso conto «con profondo stupore» che i Programmi di recupero urbano gestiti dallo stesso dipartimento avevano trovato copertura, almeno tra il 2011 e il 2015, sugli stessi fondi ex Gescal. In questi anni, quindi, due dipartimenti della stessa Regione (Lavori pubblici e Urbanistica) avrebbero attinto a un unico conto corrente della Cassa depositi e prestiti in maniera autonoma l’uno dall’altro. Su quel conto corrente c’era il tesoretto dei fondi ex Gescal. Che oltre ad essere usato per fare acquisti poco chiari e clientele varie, ha finito per finanziare anche il ponte di Calatrava. Un’opera che certamente, come dice Occhiuto, darà lustro alla Calabria, ma che con le case popolari non c’entra proprio nulla.
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it
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