REGGIO CALABRIA Macchie rosse, forse di sangue, su pezzi di muretto, divelti e abbandonati a terra. Una larga chiazza annerita. E l’odore – persistente – di plastica bruciata. Sotto il cielo livido di sabato pomeriggio, piazza Modenelle, ad Arghillà è deserta. Solo qualche ragazzino, incuriosito, si avvicina ai due uomini dell’Avr mandati a raschiare via i resti del rogo che questa notte, attorno alle 4, ha consumato il corpo e l’auto di un uomo. Formalmente, la vittima non è stata ancora identificata, ma gli investigatori sono certi che si tratti del proprietario della Peugeot 206 data alle fiamme. Il suo nome è Antonio Barresi, ferroviere pensionato di 69 anni di Villa San Giovanni.
ACCERTAMENTI SCIENTIFICI PER IDENTIIFICARE LA VITTIMA Al momento, l’uomo risulta irrintracciabile e anche i figli, contattati dagli investigatori, hanno riferito di non avere notizie del padre da ieri pomeriggio. Tuttavia – riferiscono fonti vicine alla procura – sarà necessario attendere gli esami autoptici e necroscopici per avere certezza scientifica che sia lui la vittima. Accertamenti necessari anche per comprendere come l’uomo sia stato ucciso, se sia stata usata un’arma ed eventualmente di che tipo, ma resi estremamente complessi dallo stato del cadavere, quasi totalmente carbonizzato. Il corpo dell’uomo è stato rinvenuto fuori dalla sua auto, di fronte alle ruote anteriori, ma le fiamme hanno cancellato quasi totalmente ogni possibile traccia che permetta di ricostruire la dinamica del delitto.
DELITTO D’IMPETO Allo stato, sarebbe dunque impossibile dire se l’uomo sia stato investito con la sua stessa auto o se sia stato ucciso e abbandonato di fronte alla macchina prima di appiccare il fuoco. Secondo le prime indiscrezioni, per il momento gli investigatori sarebbero orientati sulla pista del delitto d’impeto, non premeditato, né programmato ed estraneo a contesti di criminalità organizzata, per questo le indagini si stanno concentrando in queste ore sulla vita privata e relazionale del pensionato. Ma nessuno – stando a quanto filtra – sembra sapere per quale ragione il pensionato potesse trovarsi lì nel cuore della notte. Nel frattempo, il quartiere assiste e tace.
IL SILENZIO DEL QUARTIERE Dai palazzoni che si affacciano sulla piazza, nessuno sembra aver visto niente. Ma questa, ad Arghillà non è una novità. Quartiere dormitorio di palazzoni popolari, senza servizi, né illuminazione pubblica né strade, fino a qualche tempo fa usato come una vera e propria discarica di rifiuti di ogni tipo, Arghillà è in tutto e per tutto un ghetto. È lì che negli anni, amministrazioni di diverso colore hanno relegato minoranze di ogni tipo, offrendo loro un alloggio (spesso fatiscente) pur di relegarle lontano dal centro. Ed è lì che la ‘ndrangheta negli ultimi anni ha trovato i propri armieri, i propri pusher e la propria carne da cannone.
TERRA CONTESA Chi il quartiere lo frequenta e lo vive da tempo lancia inutilmente l’allarme. Qualche tempo fa, Libera ed altre associazioni hanno invocato persino l’invio dell’esercito. Spaccio di droga, prostituzione, smercio di armi e racket degli alloggi – hanno denunciato – sono ormai una costante nel quartiere, dove gli stessi residenti storici hanno paura ad uscire. E se è vero che il Comune ha lanciato e portato avanti una campagna di pulizia straordinaria della zona, per sgombrare piazza Modenelle e il resto del quartiere da rifiuti, carcasse d’auto e colonie di roditori, la situazione – denunciano le associazioni – rimane complicata. Anche perché ad Aghillà la ‘ndrangheta ha cominciato a “lavorare” ben prima dello Stato. Ed è solo alle regole di sopraffazione e paura della ‘ndrangheta che il quartiere sembra volersi (o potersi) piegare e obbedire.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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