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Catanzaro aspetta il suo domani

Una delle prime regole che l’insegnante di latino impartiva ai suoi alunni era, e probabilmente lo è ancora, che “spero, promitto e iuro” reggono l’infinito futuro. Significa che i tre verbi si acc…

Pubblicato il: 16/01/2018 – 9:43

Una delle prime regole che l’insegnante di latino impartiva ai suoi alunni era, e probabilmente lo è ancora, che “spero, promitto e iuro” reggono l’infinito futuro. Significa che i tre verbi si accompagnano sempre al modo infinito del tempo futuro. 
La regola era facile da apprendere anche per la sua forma cantilenante e la deve aver assorbita bene il sindaco di Catanzaro Abramo che, partecipando ad un dibattito nella sede del circolo di cultura “Augusto Placanica”, ha dato una dimostrazione tangibile. Per l’intero tempo del suo intervento ha, infatti, parlato di futuro e di cosa fare per la città. È stato bravo a depistare l’uditorio dalle condizioni in cui versa Catanzaro, segno incontrovertibile che poco o nulla si è fatto per risollevarla dal degrado e dall’impoverimento sociale in cui oggi si trova.
Si è avuta l’impressione che il passato sia stato taciuto per un progetto preordinato, per evitare che, essendo Abramo all’inizio del quarto mandato da sindaco, non avrebbe potuto sottacere la responsabilità della sua amministrazione per i precedenti tre e non sembra che Catanzaro, capoluogo di regione, sia stata interessata da interventi che ne migliorassero le condizioni di vita. Unica eccezione è il lungomare di Catanzaro Lido che si snoda per diversi chilometri tra la spiaggia dorata e il mare di Giovino con la splendida pineta che ha fatto masticare amaro (e continua a non essere digerita) gli speculatori che avrebbero gradito una diversa destinazione, magari per un uso residenziale.
Pineta a parte che va difesa ad oltranza c’è da dire che i catanzaresi dimostrano di non essere entusiasti di un così bel lungomare e non si pongono neppure il problema dei tanti soldi spesi per la sua realizzazione visto che lo frequentano in pochi persino nei mesi estivi. Eppure è un angolo di paradiso che meriterebbe ben altra considerazione. Tanto che viene da dire: Catanzaro cercasi. I motivi sono tanti; quelli di tutti i giorni ci portano a considerare la raccolta differenziata dei rifiuti: così come viene fatta è da criticare aspramente. Non c’è strada che non abbondi di cassonetti per l’immondizia, debitamente fissati mediante catene alle pareti degli immobili come oggetti preziosi, che inondano i passanti di fragranze varie. Sono olezzi che si determinano dalla esasperata concezione del bene pubblico che non va salvaguardato e difeso, ma che serve da pattumiera a cielo aperto ai rivenditori di frutta e verdure, di carni, di pesce che hanno trasformato angoli di strade in “isole ecologiche” cui si aggiunge una pletora di cittadini irresponsabili che evidentemente mal sopportano la raccolta differenziata. E tutto questo nell’indifferenza pressoché generale.
Ecco che cosa è diventata Catanzaro e cosa il sindaco si è guardato bene dal considerare. Avrebbe dovuto ammettere che la città è sporca. Ma, siccome il suo intervento riguardava il futuro, il presente  poteva anche non essere preso in considerazione. 
Nessun riferimento anche per quanto riguarda il traffico veicolare ormai quasi interamente demandato alla sensibilità dei soli automobilisti. Se si esclude quel tratto di Corso Mazzini prossimo all’edificio che ospita la Prefettura, in città non ci sono vigili urbani. Si dice che siano rimaste poche unità, tutte o quasi graduate, la maggior parte delle quali adibite a lavoro d’ufficio.
Nonostante ciò cosa ci riserva il futuro per Catanzaro? Non è dato sapere. Il sindaco si è dimenticato di parlarne ad eccezione del trito e ritrito progetto per Corso Mazzini che si sta pensando a richiudere facendone una nuova isola pedonale e la valorizzazione delle due arterie parallele per le quali sarebbe allo studio un progetto di potenziamento delle attività commerciali e ricreative. Nessun riferimento nel “futuro visto da Abramo” di una eventuale zona a traffico limitato ai soli residenti da San Leonardo a Bellavista. Non si vuole, infatti, prendere atto che il centro sta per esplodere sotto l’invasione giornaliera di migliaia di automobili che trasportano in città i pendolari e che vengono lasciate alla meno peggio e nei luoghi più impensati, proprio per la mancanza di controlli.
E infine la chiusura col botto nell’intervento del sindaco: non ci sono state previsioni per la realizzazione di opere importanti per lo sviluppo della città che siano da preludio per la sua ripresa economica e sociale, facendo rifiorire le attività commerciali e tentando in tal modo di dare respiro all’economia combattendo una vera guerra alla povertà.

 

 

*giornalista

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