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«I clan fuori da circoli e liste? Non è difficile»

CATANZARO Non c’è momento più complicato, per il segretario provinciale di un partito, di quello in cui si scelgono le candidature. Figurarsi se il periodo coincide con un blitz della Dda, Stige, c…

Pubblicato il: 16/01/2018 – 15:22
«I clan fuori da circoli e liste? Non è difficile»

CATANZARO Non c’è momento più complicato, per il segretario provinciale di un partito, di quello in cui si scelgono le candidature. Figurarsi se il periodo coincide con un blitz della Dda, Stige, che ha mostrato quanto profonda sia l’infiltrazione della ‘ndrangheta nella politica. Gianluca Cuda, sindaco di Pianopoli eletto con un consenso bulgaro alla guida del Pd catanzarese, non ha dubbi: non si può arretrare di un passo davanti alla “scalata” dei clan. A tutti i livelli istituzionali.

I clan crotonesi avevano una vera e propria squadra politica: lo testimonia il numero degli amministratori arrestati nell’operazione Stige e lo confermano le parole del procuratore Gratteri: «Ormai nelle istituzioni locali la ‘ndrangheta ha messo suoi uomini funzionali agli interessi dell’organizzazione criminale». Da amministratore locale quali pensa possano essere gli argini a questo tipo di espansione? 
L’inchiesta “Stige” ha confermato, ancora una volta, che la ‘ndrangheta è una delle organizzazioni criminali più potenti al mondo, soprattutto per la grande capacità di penetrare in maniera radicata nel tessuto sociale, e nei gangli della Pubblica amministrazione. Al procuratore Nicola Gratteri e alla Direzione distrettuale antimafia va tutta la nostra stima, il nostro sostegno e la nostra gratitudine per lo straordinario lavoro messo in campo negli ultimi due anni. Un lavoro coraggioso e determinato che ha consentito a magistratura e forze dell’ordine di colpire in maniera decisiva l’azione distruttiva delle ‘ndrine riaffermando nel territorio i principi della legalità. Da amministratore locale penso che gli argini all’espansione criminale e globalizzata della ‘ndrangheta possano essere costruiti giorno dopo giorno nel rapporto con le nostre comunità: l’impegno quotidiano che parla il linguaggio dell’onestà, del rispetto delle regole, della legalità in tutte le articolazioni della società rappresenta il primo e fondamentale anticorpo sociale e culturale alla prepotenza criminale.

Uno degli arrestati, il sindaco di Strongoli Michele Laurenzano, è un dirigente regionale del Pd. Questo apre la questione dei controlli all’interno dei partiti. L’approccio non è semplice: di solito, per evitare imbarazzi, ci si rimette alle azioni della magistratura. È davvero così difficile liberare circoli, assemblee e liste oppure si preferisce un approccio passivo per non perdere consenso?
Il Partito democratico calabrese, guidato dal segretario regionale Ernesto Magorno, e la Federazione provinciale di Catanzaro sono da sempre in trincea contro la ‘ndrangheta, in prima linea nel contrasto alla pervasività criminale in ogni settore, a partire dalle infiltrazioni nella Pubblica amministrazione. Siamo consapevoli del fatto che per sconfiggere i clan la repressione non basta: serve anche un impegno senza precedenti della politica che non deve piegarsi alle logiche passive della conservazione del consenso. Non è difficile “liberare” assemblee, circoli e liste: dobbiamo essere ancora più vigili e coerenti nel rifiutare in maniera esplicita la ricerca del voto marchiato da illegalità e corruzione.

Una delle ditte sequestrate nell’operazione della Dda contro il clan Farao-Marincola ha sostenuto la campagna elettorale del governatore Oliverio nel 2014 con 2mila euro. Secondo lei il presidente dovrebbe chiarire la natura dei suoi rapporti con quegli imprenditori?  
Il presidente della Regione, Mario Oliverio, è stato tra i primi ad intervenire pubblicamente per congratularsi con il procuratore Gratteri e la direzione distrettuale antimafia per i risultati dell’operazione “Stige”. La sua azione politico-amministrativa ha sempre tenuto una condotta lineare contro le mafie e le infiltrazioni nella gestione della cosa pubblica. Siamo certi che riuscirà a chiarire ogni dubbio emerso sulla vicenda.

Alla luce di quanto è appena successo nel Crotonese crede che ci sia il rischio di presentare ai calabresi qualche candidatura imbarazzante alla scadenza del 4 marzo? Ci sono strumenti per evitarlo?
Il Partito democratico, sia a livello nazionale che regionale, ha adottato da tempo un suo codice etico che impegna le donne e gli uomini del Partito ad ispirare il proprio stile politico all’onestà e alla sobrietà, alla legalità e alla trasparenza. Attraverso la sua applicazione sbarreremo la strada a candidature che non siano in linea con i principi morali e di lotta ad ogni potere mafioso, principi che fanno parte del nostro Dna. Bisogna continuare nel lavoro straordinario svolto in questi anni dalla Procura di Catanzaro diretto a scardinare il rapporto perverso tra ‘ndrangheta e Massoneria che tanti danni ha causato al Paese. Su questa strada è necessario costruire percorsi sinergici ed innovativi tra la politica, i partiti e le istituzioni deputate al controllo per preservare le amministrazioni dagli inquinamenti nelle liste. Inoltre, è mia intenzione esercitare sulla scia degli indirizzi dati dal segretario regionale Ernesto Magorno, il controllo sul tesseramento dei circoli prevedendo linearità e coerenza rispetto alla lotta alla ‘ndrangheta, nella consapevolezza che questa impostazione potrebbe provocare una diminuzione del numero dei tesserati.

La sua segreteria “governa” anche sul territorio di Lamezia Terme, città arrivata al terzo scioglimento per infiltrazione mafiosa. I contenuti della relazione che ha portato all’azzeramento del consiglio comunale coinvolgono un ampio numero di consiglieri comunali. E alcuni “vizi” sono ricorrenti. Cosa crede possa fare il Pd a livello locale per cambiare le cose? Crede che si debba rifondare il personale politico della città o può essere sufficiente qualche ritocco?
Il terzo scioglimento del Comune di Lamezia Terme per infiltrazioni mafiose rappresenta una pagina triste di questa importantissima città della Calabria e della sua comunità. Il Pd, già da tempo, aveva denunciato criticità e sollevato dubbi sulla gestione della cosa pubblica da parte dell’amministrazione guidata da Paolo Mascaro. Sulla base di coerenti e motivate valutazioni politiche avevamo chiesto con forza che i cittadini lametini potessero al più presto ritornare alle urne per scegliere una nuova e affidabile maggioranza di governo. Ci ha pensato, ancora una volta la magistratura. Il Pd si impegnerà per cambiare le cose nel solco della legalità e della trasparenza, rilanciando l’azione politica a partire dal territorio. Questo significa costruire un percorso programmatico e partecipativo che coinvolga i lametini e restituisca loro fiducia nelle istituzioni.

Lei ha definito, in una vecchia intervista, «eccezionale» la candidatura di Vincenzo Ciconte a sindaco di Catanzaro. Ha spiegato, però, che il Pd avrebbe dovuto aprirsi a esperienze e storie come quella di Nicola Fiorita. In vista delle politiche lo schema si ripropone: Pd e “Liberi e uguali” potrebbero correre l’uno contro l’altro. La sconfitta nel capoluogo non ha insegnato niente a nessuno o la frattura è insanabile, almeno in Calabria?
Da sempre sostengo che le divisioni e le lacerazioni nella sinistra italiana hanno provocato le peggiori sconfitte. Questo è il limite in assoluto di questa parte politica che può essere superato solo mettendo in campo progetti e programmi capaci di “unire”, per evitare che le destre più becere e i populismi più deleteri possano avere la meglio nel nostro Paese. È chiaro questo “virus” della divisione colpisce a cascata i territori. A Catanzaro con la candidatura a sindaco di Enzo Ciconte abbiamo rivisto un vecchio film. La mia azione è indirizzata a creare le condizioni di “unire a sinistra”: la nuova legge elettorale soprattutto nei collegi uninominali rende necessarie alleanze organiche, portandoci a riconsiderare alleanze di lungo respiro e nuove strategie.

Nei giorni scorsi ha tenuto banco una polemica interna
ai dem. Il consigliere regionale Giuseppe Neri ha definito «impresentabile» la candidatura di Maria Elena Boschi in Calabria, altri – utilizzando toni più soft – hanno sintetizzato con «la Calabria ai calabresi». Come vedrebbe la presenza dell’ex ministra delle riforme in uno dei collegi regionali?
 
La ministra Maria Elena Boschi è un autorevole esponente del governo Gentiloni, come lo è stata dell’esecutivo guidato dal nostro segretario nazionale Matteo Renzi. Ha sempre collaborato con la deputazione calabrese e dimostrato interesse e vicinanza alla Calabria, basta pensare allo stanziamento dei fondi per la stabilizzazione di lsu-lpu la deputazione calabrese del Pd. La polemica alimentata su una sua eventuale candidatura in Calabria è fuorviante. Sono altre le problematiche importanti da affrontare.

Prima delle consultazioni che l’hanno portata alla guida provinciale del partito ha parlato di «scollamento reale tra le istituzioni e il popolo». Quali sono stati i primi passi compiuti dalla sua segreteria per avvicinare il Palazzo – e anche il Pd – alla gente?
Il congresso provinciale del Pd di Catanzaro si è concluso con un risultato straordinario: il consenso sulla mia candidatura ha superato 95 per cento, indicando un percorso che necessariamente deve essere quello di recuperare il protagonismo dei territori, dei circoli, dei nostri sindaci e dei nostri amministratori. E questo anche per rilanciare le politiche del nostro Partito che è stato protagonista degli ultimi tre governi che hanno guidato il Paese, riformando e rilanciando l’agenda politica e soprattutto rimettendo al centro le politiche del lavoro, l’occupazione, la ridistribuzione della ricchezza, i diritti, la solidarietà e non ultima la lotta alla mafia. Intendo su questa strada chiamare a raccolta tutte le personalità e gli iscritti, gli amministratori al fine di rilanciare il progetto del Pd sul territorio, sollecitando una partecipazione autentica e democratica per alimentare entusiasmo e impegno, quello di cui la Calabria e il Paese hanno bisogno per crescere ancora. (ppp)

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