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«Giuseppe, Crotone non ti dimenticherà mai»

CROTONE Migliaia di persone hanno accompagato questa mattina nel suo ultimo viaggio Giuseppe Parretta, il 18enne ucciso sabato scorso con quattro colpi di pistola da Salvatore Gerace, pregiudicato …

Pubblicato il: 17/01/2018 – 11:23
«Giuseppe, Crotone non ti dimenticherà mai»

CROTONE Migliaia di persone hanno accompagato questa mattina nel suo ultimo viaggio Giuseppe Parretta, il 18enne ucciso sabato scorso con quattro colpi di pistola da Salvatore Gerace, pregiudicato di 56 anni, arrestato dalla Polizia subito dopo il delitto. Un lungo corteo, aperto dagli striscioni degli studenti di tutte le scuole crotonesi, ha attraversato le vie principali della città, partendo dall’obitorio per approdare alla chiesa cattedrale in piazza Duomo. Dietro la bara bianca del ragazzo, il sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, e la mamma della vittima, Caterina Villirillo, insieme ad altre autorità e rappresentanti istituzionali. Tutti gli esercizi commerciali hanno abbassato le serrande aderendo all’invito del sindaco che per oggi ha proclamato il lutto cittadino.

«DIMENTICARTI SARÀ IMPOSSIBILE» «Dopo l’assassinio di Giuseppe si sta manifestando una pacifica rivolta morale, un malessere che ha un duplice significato: la vicinanza di tutta una comunità ai familiari colpiti da questa tragedia e il rifiuto e il disgusto per quello che è accaduto. Con questa partecipazione ci si libera di un incubo». Lo ha detto don Serafino Parisi, rettore della basilica cattedrale di Crotone dove questa mattina ha celebrato il funerale di Giuseppe Parretta, il 18enne ucciso sabato scorso a colpi di pistola. «Crotone – ha proseguito il sacerdote – ha deciso di fare i conti con questa dura realtà. E qui sta affermando che non è giusto far pagare l’amaro conto ai soli familiari di Giuseppe. Quello di oggi non è un momento catartico, ma la reazione di rigetto di un corpo che vuole guarire con una reazione delle coscienze che dica basta alla barbarie che ha portato a questo omicidio». Don Serafino, rivolgendosi poi ai tanti giovani che stanno vivendo la vicenda di Giuseppe come una vera e propria “ferita” interiore, li ha esortati a diventare «protagonisti e attori principali del futuro della città e del comprensorio». Al termine della cerimonia religiosa, sul sagrato della basilica cattedrale, prima del trasporto del feretro al cimitero, Ester, la ragazza di Giuseppe, ha letto una lettera al fidanzato, ricordando i suoi «occhi dolci, puri, il darci la mano per strada. Dimenticarti sarà impossibile». La mamma del giovane, Caterina Villirillo, è tornata a chiedere giustizia per suo figlio.

PUGLIESE: GIUSEPPE ORA APPARTIENE A TUTTI «La notte di sabato è stata una delle più lunghe della mia vita. Apprendere dell’uccisione di un innocente è sempre devastante. Quando questi è un giovane – ha detto il sindaco Pugliese durante il suo discorso -, è un tuo concittadino, il lutto è personale, è familiare. Come uomo, come padre, come sindaco ho provato sentimenti diversi. Anzi li ho provati tutti: cupa tristezza e profondo dolore. E non vi nascondo che si è fatto largo nel silenzio della notte anche un sentimento di rabbia. Che però immediatamente ho scacciato via. La rabbia no! Non era un sentimento che mi poteva appartenere e che non poteva appartenere alla gente di Crotone. Così al mattino, quando ho doverosamente deciso di proclamare il lutto cittadino come segno di vicinanza alla famiglia, ho anche chiesto all’intera comunità di Crotone di rimanere unita perché la luce della speranza continuasse ad essere accesa. Ed è rimasta accesa! Domenica, durante la fiaccolata, i crotonesi hanno dimostrato quanto sia importante rimanere uniti. Uniti anche nel dolore! Non nella rabbia, nell’odio e nella vendetta perché sono questi i sentimenti che hanno ucciso Giuseppe. Mi ha molto colpito una foto di questo figlio mio… Scusami Katia se ho detto “figlio mio”. Ma Giuseppe ora non più solo figlio tuo. Appartiene a tutti noi. Giuseppe appartiene a tutta la comunità cittadina. Le tue lacrime sono le nostre, il tuo dolore è il nostro dolore. E non ti lasceremo sola nel portare questo immenso dolore. Non ti lasceremo sola. Mi ha molto colpito una sua foto sui social che lo ritrae con in mano una copia di un saggio breve: “La ricerca della felicità”. Credo che facesse riferimento ad una sua ricerca su un’opera di Leopardi che ho sono andato a rileggere. Ed in quella lettura ho trovato Giuseppe. Quel ragazzo che tutti sanno come fosse pieno di vitalità e portasse gioia ovunque andasse. Mi ha colpito questo passaggio: “Viviamo sempre aspettandoci dal futuro quello che pensiamo di non avere nel presente, in una situazione di perenne attesa, di sospensione, affidando al futuro quella felicità che noi dovremmo chiedere al presente”. Giuseppe era il presente ed aveva diritto ad un futuro. Aveva diritto ad essere felice. Come dare senso ad una morte così tragica? Facendo in modo che il futuro che non è stato di questo ragazzo sia il futuro di tutta la comunità di Crotone. Mantenendo in vita il cuore di quel ragazzo che, nonostante le difficoltà, ha vissuto senza risparmiarsi, contribuendo, attivandosi, comportandosi da uomo nonostante la sua giovane età. A questa condizione ho fatto e faccio appello. Faccio appello all’umanità dei singoli e della comunità tutta. È questa che ci deve contraddistinguere: l’umanità. Ricordiamoci che esistono gli altri. La rabbia e l’odio, che non è solo il puntare una pistola verso l’altro, portano a scelte drammatiche. Il dolore forte che oggi ci assale è terribile, devastante. E credo che nessuno di noi, guardando a questa madre, possa solo osare di immaginare quanto sia difficile piangere un figlio, strappato in maniera così crudele. Ma oggi, davanti a Giuseppe, chiedo a me stesso, e a voi cari concittadini di credere nel bene. Di continuare a credere negli altri. Solo così una comunità non concede spazio ai violenti. La tua morte ci ha richiamati tutti alla vita reale. La nostra vita dovrà essere orientata a costruire una realtà che non sia virtuale ma forte di contenuti, di dialogo, di confronto. In tutto questo ci sono gli aspetti che naturalmente abbiamo già sollevato ed affrontato, come quello di una maggiore sicurezza, che non mancheranno di essere ulteriormente attenzionati. Ma senza una reale volontà di unione sui valori fondanti di una comunità tutto può essere vano. Sono certo che non sarà così. Il silenzio forte che è stato gridato da migliaia di crotonesi l’altra sera è una risposta chiara di quello che vogliamo realmente essere. Ho faticato a trovare le parole oggi per ricordare Giuseppe perché il dolore è ancora troppo forte. Però volevo a nome di tutta la gente di Crotone, salutarlo. Perché questo, piccolo mio, non è un addio. È un arrivederci. Ci ritroveremo, ogni giorno. In ogni buona azione di quotidianità che ciascun componente di questa comunità farà non solo per se stesso ma per gli altri. In ogni azione che questo sindaco, che oggi è soprattutto padre, sceglierà per la sua gente. Ti troveremo nel volto di tua madre. Negli occhi di ogni ragazzo di questa città. Ciao Giuseppe, ti vogliamo bene!».

MARZIALE: ABBIAMO DIRITTO AD UNA MAGGIORE SORVEGLIANZA SUL TERRITORIO Sulla vicenda è intervenuto il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza regionale, Antonio Marziale. «É il giorno del lutto – dice -, dell’ennesimo funerale ad un giovanissimo ucciso da mano criminale sotto gli occhi della madre. Una mano criminale già nota alle forze dell’ordine per fatti di droga, armi e rapina, che deteneva, sia pur illegalmente, una pistola puntata contro un inerte studente, di tanto in tanto impegnato a fare il cameriere per non gravare più di tanto nel bilancio familiare. Uccidere un ragazzo da poco transitato dall’età evolutiva a quella adulta è privare il territorio di un pilastro, di una potenzialità volta al riscatto dai problemi che lo pervadono, di una risorsa insostituibile, ecco perché Giuseppe cessa di essere figlio soltanto dei suoi genitori e diventa figlio di tutti i calabresi onesti, che rappresentano certamente la maggioranza». «Non possiamo e non dobbiamo accontentarci dell’arresto del vile assassino, no
n possiamo concedergli attenuanti per il fatto che egli si sia consegnato ai militi accorsi, dobbiamo provare intima rabbia per una violenza che arricchisce il nostro sottosuolo di bare bianche. Deve essere, la nostra, una rabbia capace di cambiarci dentro, grandi e piccini. Dobbiamo essere coesi, noi adulti, nell’inculcare ai nostri figli, più con l’esempio che con le parole, l’abiura verso tutto ciò che è cultura della sopraffazione. Dobbiamo essere riferimenti credibili e chiedere con forza allo Stato sempre maggiore attenzione nei nostri confronti. Un uomo già noto agli inquirenti – prosegue Marziale – non può detenere impunemente un’arma da fuoco. Abbiamo diritto ad una maggiore sorveglianza del territorio, corpo a corpo se necessario. Non si può risparmiare in sicurezza in Calabria. Mi stringo al cuore di quella mamma e alla comunità di Crotone con tutto l’affetto che posso, esprimendo il mio più sentito e profondo cordoglio».

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