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Agguato a Siderno, ucciso un uomo del clan Commisso – VIDEO

SIDERNO Sette colpi. Due al torace, uno alla testa, quattro alle spalle. Chi ha sparato contro Carmelo Muià, quarantacinquenne elemento di vertice del clan Commisso voleva uccidere. E per ass…

Pubblicato il: 18/01/2018 – 22:13
Agguato a Siderno, ucciso un uomo del clan Commisso – VIDEO

SIDERNO Sette colpi. Due al torace, uno alla testa, quattro alle spalle. Chi ha sparato contro Carmelo Muià, quarantacinquenne elemento di vertice del clan Commisso voleva uccidere. E per assicurarsi di non aver sbagliato non ha risparmiato colpi. L’uomo è stato ucciso a Siderno, sotto casa sua, in via Dromo, dove ogni sera tornava in sella alla sua bici elettrica. Probabilmente il killer lo sapeva ed è lì che lo ha aspettato e lo ha colpito senza lasciargli scampo. Sul posto sono immediatamente arrivati gli uomini del commissariato di Siderno, raggiunti in fretta dagli agenti della Squadra Mobile di Reggio Calabria, per avviare con la massima fretta le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Locri in stretto raccordo con la Dda di Reggio Calabria. Perché quello di Carmelo Muià è un omicidio che fa rumore. E preoccupa. Quando nel 2010 è entrato in carcere, Muià era giovane vicerè del clan Commisso. Ufficialmente commerciante di carne, in realtà era uno dei massimi referenti del clan che storicamente domina Siderno. In nome del casato mafioso cui apparteneva, era lui a imporre estorsioni e forniture, come i bancali di carne che l’Iperspar del centro commerciale Le Gru di Siderno è stata costretta a comprare, ma con il tempo è diventato anche uno degli uomini del clan maggiormente attivi sulla scena politica. Condannato a 6 anni nel processo “Crimine”, ha rimediato un’altra condanna a 7 anni in primo grado nel processo “Morsa sugli appalti pubblici”, come appartenente al clan certo, ma anche per aver stretto accordi in nome del clan con quello che sarebbe stato il futuro sindaco. Tutte contestazioni che per lungo tempo lo hanno costretto dietro le sbarre. Da qualche tempo però Muià era tornato in libertà. E magari il mondo che ha trovato fuori era molto diverso da quello in cui era il vicerè. Oppure, qualcuno ha aspettato che uscisse di prigione per presentargli il conto degli sgarbi del passato. Per adesso, inquirenti e investigatori non si sbilanciano. Quel che è certo – e non lo nascondono – è che l’omicidio di Muià è di quelli che fa rumore. A Siderno, dopo anni di sangue, da tempo i clan sembravano aver cessato le ostilità. Almeno fino a questa sera.

LOMBARDO: «EPISODIO PREOCCUPANTE» «Possiamo solo dire che si tratta di un episodio preoccupante che dimostra la necessità di non abbassare mai la guardia nell’azione di contrasto alla ‘ndrangheta – dice il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, responsabile delle indagini sulla zona jonica -. Nella Locride e in tutto il distretto di Reggio Calabria lo Stato è chiamato a impiegare con costanza le migliori risorse investigative, i cui organici devono essere adeguati rispetto al grande lavoro richiesto. Anche quando non si manifesta con gesti eclatanti o violenti, la ‘ndrangheta mantiene il suo ruolo di primissimo piano nel panorama delle mafie nazionali ed internazionali. Siamo chiamati a svolgere indagini ampie che non si limitino a risultati parziali ma che consentano di avere risposte sempre più precise sulle dinamiche interne all’organizzazione e sulle sue linee evolutive. Lo abbiamo finora e continueremo a farlo con la dovuta determinazione». 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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