COSENZA I lavori frenetici per l’inaugurazione del ponte di San Francesco disegnato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava non impediscono agli attivisti del comitato Prendocasa di ritagliarsi un piccolo spazio per denunciare quello che definiscono il «lato immorale della costruzione». Per spiegare la loro presa di posizione, gli attivisti illustrano ai giornalisti la ricostruzione dettagliata, dal 1993 ad oggi, di quella che è stata la sorte dei fondi destinati alla riqualificazione urbana.
DAI PRU AI GESCAL Come rivelato dal Corriere della Calabria (qui l’articolo), parte dei fondi destinati alla costruzione del ponte, che collega via Popilia al quartiere di Gergeri, proviene dai fondi ex Gescal. A destinare 6,7 milioni di euro per il “ponte di Calatrava” furono, attraverso un accordo di programma siglato nel dicembre del 2004, il presidente della Regione dell’epoca, Giuseppe Chiaravalloti, e l’allora sindaco di Cosenza, Eva Catizone. All’inizio la cifra serviva a coprire metà dei costi di costruzione del ponte, oggi si tratta di circa un terzo visto che il costo complessivo dell’opera è di 20 milioni. «Siamo sicuri – dice Francesco Noto, attivista del comitato – che tutta la faccenda sia legale al 99%. Ma noi siamo qui per denunciare l’immoralità che si nasconde dietro l’intera opera che altro non è che l’ennesima operazione che fa arricchire i palazzinari e i soliti noti della politica». I Pru erano cosiddetti “Programmi di recupero urbano”, furono istituiti nel 1993 e chiaramente arrivarono anche in Calabria. I fondi ex Gescal, invece, provengono da una tassa trattenuta per anni sulle buste paga dei lavoratori dipendenti e destinata a interventi sull’edilizia residenziale pubblica. Un’inchiesta è stata già aperta sulla gestionme di quetsi fondi all’epoca della giunta regionale di centrodestra (Peppe Scopelliti presidente e Pino Gentile assessore ai Lavori pubblici). La giunta Oliverio invece ha effettuato una ricognizione da cui è emerso che su 97 milioni disponibili 91 sono già impegnati e, dunque, ne restano solo 6, mentre all’inizio il fondo era costituito da oltre 270 milioni di euro.
COSA NON VA Quello che secondo Prendocasa lascia delle ombre sulla costruzione del ponte viene sintetizzato in pochi ma pungenti punti: «Dobbiamo partire dal fatto – spiega Noto – che è stata realizzata edilizia residenziale privata, non pubblica. C’è un maggiore costo dell’opera. Non possiamo dimenticare, poi, la morte di un lavoratore e il contentino di 11mila euro dato a chi a lasciato le baracche. Il problema si ripresenterá, ne siamo certi».
È QUI LA FESTA E poi c’è la delibera comunale 10 del 2018 che prevede la spesa di 126mila euro per la festa di inaugurazione prevista per il 26 gennaio. «Con questa cifra potrebbe venire Gulliver a suonare la grande arpa che caratterizza il ponte». A beneficiare dei soldi sarà lo “Studio Festi” che si occupa di inaugurazione di grandi eventi un po’ in tutta Italia con delle apparizioni anche all’estero. «Questa spesa ci lascia senza parole – dice Stefano Catanzariti, del comitato Piazza Piccola – si fanno investimenti in cifre folli per inaugurazioni mentre per il centro storico mancano sempre i fondi». Prendocasa ha inoltre fatto sapere che nella mattinata di oggi ha «subìto» dei controlli, da parte delle forze dell’ordine, nell’occupato Hotel Centrale e ha annunciato che per giorno 26 sarà presente con un sit-in di protesta.
Michele Presta
redazione@corrierecal.it
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