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Comprata e costretta a prostituirsi per due anni, un arresto

ROSSANO Gli uomini della Polizia di Stato del Commissariato di Rossano, hanno arrestato, su disposizione del gip del Tribunale di Castrovillari Carmen Ciarcia, il 36enne C.V. per i reati di induzio…

Pubblicato il: 20/01/2018 – 15:07
Comprata e costretta a prostituirsi per due anni, un arresto

ROSSANO Gli uomini della Polizia di Stato del Commissariato di Rossano, hanno arrestato, su disposizione del gip del Tribunale di Castrovillari Carmen Ciarcia, il 36enne C.V. per i reati di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione ed estorsione. La misura è stata richiesta dal pm Antonino Iannotta della Procura di Castrovillari, guidata da Eugenio Facciolla.
Gli agenti avrebbero accertato, a seguito della denuncia della vittima, che C.V., mediante raggiri, minacce e percosse, dapprima avrebbe indotto la donna alla prostituzione e successivamente ne avrebbe sfruttato e favorito l’attività. In particolare dal 2007 al 2008 la vittima si era ritrovata costretta e indotta a prostituirsi per saldare il debito contratto per il viaggio in Italia, con un altro soggetto rumeno riconducibile ad alcune famiglie di etnia Rom dimoranti in Romania. Quest’ultimo l’aveva accompagnata in Italia con la falsa promessa di lavorare come parrucchiera, per poi cederla all’odierno indagato, previo pagamento. La donna oltre a essere controllata sul posto di lavoro era costretta a consegnare allo sfruttatore i guadagni giornalieri.
Più volte la vittima aveva tentato di liberarsi dalla schiavitù, ma l’uomo – secondo quanto ricostruito dall’accusa – l’aveva costretta, minacciandola e usandole violenze fisiche. Tali violenze si sarebbero concretizzate nel bruciare una busta per far colare la plastica bollente sul ventre della vittima e nel colpirla con calci e pugni. In un’occasione la malcapitata è stata ferita con un coltello, in altre due occasione è stata costretta ad abortire. L’arrestato inoltre avrebbe costretto la donna a consegnargli delle somme di denaro dietro la minaccia di fare del male anche alla figlia di lei che per alcuni anni è rimasta in Romania, contro la volontà della madre presso i familiari dello sfruttatore. Tale minaccia ha impedito alla donna denunciare cosa stava succedendo.
Lo sfruttamento è continuato fino al 2017 quando la donna, riuscita a ricongiungersi con la figlia, ha trovato il coraggio di allontanarsi dalla casa dello sfruttatore e denunciarlo. 

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