Partiamo da un presupposto: continuare a parlare di default puntando il dito contro chi ha più o meno colpe è (ahimè!) sbagliato oltreché indicativo della grave crisi che attraversa la classe politica cittadina. Tra l’altro, la capacità di un amministratore dovrebbe trovare terreno fertile proprio nell’abilità dello stesso di far fronte a situazioni di difficoltà gestionali più che di ordinaria amministrazione; ciò poiché l’ottenimento del consenso popolare è direttamente proporzionale all’aumento del benessere richiesto dalla collettività.
Cerchiamo di essere più chiari. Con la delibera consiliare n. 33 del 29 ottobre 2012, gli ex amministratori, stabilirono l’attivazione della procedura di dissesto economico-finanziario dell’ente (art. 244 Tuel). Infatti, a detta degli stessi, l’Ente non era più in grado di far fronte all’erogazione dei servizi essenziali. Apparentemente nulla di sbagliato se non fosse altro che alle motivazioni addotte non seguì ciò che ogni bravo amministratore avrebbe dovuto compiere: analisi e correzione della spesa improduttiva e attivazione dei processi di buon governo.
Niente di tutto ciò se non quello di screditare esclusivamente gli amministratori del passato (il dissesto era necessario?) e, contemporaneamente, dimostrare di possedere le peggiori capacità gestionali del caso (ahinoi!). Infatti, nonostante la legge assegni all’OSL il compito di eliminare la massa debitoria, è dovere degli amministratori addivenire alle cause scatenanti gli squilibri di bilancio al fine di evitare una loro riproposizione futura. Ma al peggio non c’è mai fine e gli ex inquilini del palazzo di Città sono riusciti nell’impresa di fare tutto e il contrario di tutto (riahinoi!): incapacità di trasformare i bisogni della collettività in progetti o programmi da realizzare, attraverso il monitoraggio degli obiettivi definiti e dei risultati realizzati (controllo di gestione docet), bassa capacità di riscossione delle entrate, aggravata dal mancato invio dei ruoli 2016 per esigenze elettorali, formazione di nuovi debiti fuori bilancio per opere o interventi privi di copertura finanziaria, aumento sproporzionato dei tributi per la copertura di servizi deficitari o del tutto assenti, lotta all’evasione e all’elusione fiscale inesistente etc. In altre parole una gestione non proprio consona per un ente in default per cui diventa automatico dare alcuni suggerimenti a passati e attuali amministratori: all’ex Sindaco, occuparsi della cosa pubblica è qualcosa di serio e impegnativo, che richiede un giusto mix di competenze e conoscenze oltreché di ascolto delle istanze provenienti della collettività; faticosa a tal punto da mettere a repentaglio la sua perpetua presenza sui social media in cui dilettarsi nel coniare i peggiori slogan del marketing digitale; a una parte della minoranza che urla di voler essere “opposizione costruttiva”: ben vengano proposte e progetti concreti e non solo le prediche di chi poi razzola il contrario; all’attuale Sindaco, bene la ricognizione economico-finanziaria dell’ente a cui si è chiamati tra l’altro nei primi mesi di insediamento, ancora meglio sarebbe la definizione di un bilancio di previsione ambizioso ma economicamente sostenibile (il primo di questa consiliatura da approvare entro il 28 febbraio come da DM 29 novembre 2017) che sia capace di dare vigore a quell’azione di governo per troppo tempo inesistente negli anni scorsi.
*specializzando PA
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