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STIGE | Lo "zio Giovanni", uomo dei clan e «intimo» di Oliverio

Cinque Comuni decapitati, sindaci, vicesindaci e altri politici arrestati. L’inchiesta “Stige” della Dda di Catanzaro ha provocato un terremoto nel Crotonese. E ha fatto emergere un pantano di “rel…

Pubblicato il: 23/01/2018 – 16:36
STIGE | Lo "zio Giovanni", uomo dei clan e «intimo» di Oliverio

Cinque Comuni decapitati, sindaci, vicesindaci e altri politici arrestati. L’inchiesta “Stige” della Dda di Catanzaro ha provocato un terremoto nel Crotonese. E ha fatto emergere un pantano di “relazioni pericolose” in cui adesso rischia di affondare anche il governatore della Calabria, Mario Oliverio.

AMICIZIE INGOMBRANTI Già finito nell’occhio del ciclone per i 2mila euro con cui un’azienda considerata in odor di ‘ndrangheta ha finanziato la sua campagna elettorale, circostanza che non ha mai inteso spiegare, Oliverio ha un problema – serio – con alcuni dei suoi fedelissimi. Per i magistrati, alcuni sarebbero uomini dei clan. È il caso di Giovanni Agazio, plenipotenziario del Pd a Cariati e nelle zone limitrofe e amico personale del governatore, oggi indagato con l’accusa di essere uno dei principali punti di riferimento dei clan di ‘ndrangheta che si dividono il Crotonese.

LO ZIO GIOVANNI A Cariati, fra i più grandi e attivi centri della zona, lo “zio Giovanni” – così è conosciuto Agazio – è un’autorità. Non è più il vicesindaco del paese, né l’assessore ai Lavori pubblici, ma al suo posto ha piazzato il “figlioccio”, Cataldo Rizzo, tramite il quale – dicono gli investigatori – controllava l’amministrazione. Lui si è ritirato dietro le quinte, ma da storico colonnello del Pd e membro di peso del direttivo locale continua a orientare il partito.

CAPITALE SOCIALE Il suo potere – emerge dalle indagini – risiede altrove, nella fitta rete di contatti fra medici, imprenditori, architetti, professionisti, politici di cui dispone a piacimento. Agazio è l’uomo a cui rivolgersi per una visita all’Asl, dei cui reparti dispone come se fossero cosa propria, o per un pagamento che il Comune tarda a fare, per trovare un lavoro.

L’OSPEDALE A DISPOSIZIONE DEI CLAN “Servizi” che lo “zio Giovanni” non offre ai comuni cittadini, ma soprattutto ai clan. E ai loro capi come Vito Castellano, Giuseppe Romano e Vittorio Farao, che regolarmente frequenta. Per mesi, gli investigatori che hanno intercettato Agazio, lo hanno ascoltato fissare incontri e appuntamenti con i maggiori boss della zona, intervenire per permettere a capi e luogotenenti dei clan di saltare liste d’attesa in ospedale e persino accettare di far loro da chaperon durante le visite mediche. Una radiografia per il nipote, un esame alla tiroide, una visita specialistica in gastroenterologia. Lo “zio Giovanni” organizza tutto per tutti gli uomini dei clan che lo richiedano.

RICHIESTE E MINACCE Certo, con nonchalance si muove anche per i suoi. Quando la compagna rischia di essere messa in mobilità, gli bastano un paio di telefonate, inclusa una poco garbata al direttore sanitario Michele Caligiuri, per scongiurare l’ipotesi. Con il figlioccio assessore va ancor più per le spicce: «Vedete di trovare una soluzione per Fuoco se no diventa serio il fatto, diventa a livello fisico il fatto e non voglio… non vogliamo arrivare a queste cose…cioè…hai capito?», gli dice quando il Comune tarda a pagare dei lavori al genero, l’imprenditore Salvatore Fuoco. La sua è una minaccia esplicita e alla luce delle amicizie che ostenta – sottolineano gli investigatori – credibile.

IL PASSAPORTO PER LA CARIATI BENE Uno dei “compiti” dello zio Giovanni è infatti sdoganare boss del calibro di Vito Castellano e Vittorio Farao, introdotti nei giri della “Cariati bene”. «È proprio Agazio Giovanni – annotano gli investigatori – che consente a Castellano Vito e Farao Vittorio di Silvio di penetrare in quello che loro definiscono “tessuto sociale”, ovvero di avere rapporti anche con gente di una certa classe sociale». E i boss finiscono a cena con «professionisti (medici, commercianti, imprenditori, architetti etc.) del luogo, tra cui si citano il Dr. Cappa Enrico, medico-chirurgo, il Dr. Cretella Gianpiero, medico-ginecologo, l’imprenditore Fuoco Gabriele, l’architetto Latanza Cataldo ed altri».

«OLIVERIO È AMICO DI FAMIGLIA» Ma a preoccupare inquirenti e investigatori sono soprattutto i rapporti politici che Agazio può mettere sul piatto. «Sono intimo proprio, anche di famiglia con il presidente della Provincia di Cosenza, che è Mario Oliverio, uno di San Giovanni in Fiore! – lo hanno ascoltato dire qualche tempo fa ai boss Farao e Castellano –. Questo mira a fare il Presidente della Regione! Se gli va così, se riesce sto colpo…compare mio…ci sistemiamo anche pure a livello di ragazzi, che noi abbiamo figli ancora». L’obiettivo è uno e Agazio lo dice chiaramente: «Non è che vogliamo qualcosa, pure (basta, ndr) un posto di lavoro! non è che si pretende chissà che cosa…però entrare nella struttura della Regione Calabria…insomma…lavorando onestamente. Non è che… cerchiamo chissà che cazzo cerchiamo!… non cerchiamo niente!». Basta una comoda, ben retribuita poltrona.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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