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Corap, il consorzio monco e la dirigente incollata alla poltrona

CATANZARO La Calabria è quella regione in cui una riforma approvata da una legge del 2013 fatica a realizzarsi anche a cinque anni di distanza. Un posto in cui le fasi burocratiche ordinarie si tra…

Pubblicato il: 24/01/2018 – 12:23
Corap, il consorzio monco e la dirigente incollata alla poltrona

CATANZARO La Calabria è quella regione in cui una riforma approvata da una legge del 2013 fatica a realizzarsi anche a cinque anni di distanza. Un posto in cui le fasi burocratiche ordinarie si trascinano per mesi trasformandosi in una “melina” incomprensibile. E alla gestione ordinaria si preferisce un commissariamento che concentra tutto il potere nelle mani di pochi. O di uno soltanto. È la storia del Corap: il consorzio industriale unico stenta a raggiungere il suo assetto definitivo e, a partire dall’agosto 2013, alla sua guida si sono succeduti tre dirigenti regionali, tre commissari straordinari ai quali la Regione ha conferito una serie di “super poteri”. Hanno fatto suppergiù ciò che hanno voluto mentre il Corap è rimasto un’incompiuta; più la sommatoria dei problemi ereditati dalle Asi provinciali che una struttura capace di superarli e rilanciarsi.
C’è stato un momento in cui pareva che la “dittatura” dei commissari dovesse terminare. È successo nello scorso mese di luglio, quando il dipartimento Sviluppo economico della Regione ha predisposto lo schema del bando di gara per l’individuazione del direttore generale dell’ente accorpato. Non è soltanto un passaggio formale: con la nomina dei vertici ordinari si sarebbe potuto formare anche il comitato di programmazione e avviare l’ente verso l’assetto previsto dalla legge. Invece non è successo nulla: il bando è stato diligentemente riposto in un cassetto, dove giace ancora. E Rosaria Guzzo, la manager scelta per guidare il “consorzio dei consorzi” è rimasta incollata alla poltrona. 
E pensare che la commissaria il primo ottobre scorso si era guadagnata il sospirato (da molti dipendenti) riposo «in ragione dell’avvenuto raggiungimento del limite di anzianità contributiva». Troppo presto: una delibera di giunta regionale l’ha considerata una professionalità insostituibile come dirigente del settore ragioneria. Peccato che Guzzo non sia più alle dipendenze del settore per il quale è insostituibile, visto che guida il Corap, un ente monco nel quale i controlli sono mal tollerati. Lo dimostra la storia del revisore dei conti Sergio Tempo che, per una strana combinazione, è stato rimosso (e poi si è ripreso il suo posto dopo l’intervento della giustizia amministrativa) dopo aver sollevato dubbi sulle spese allegre del consorzio.  
Il guaio è che agli appetiti che da sempre fanno da contorno alla gestione delle Asi si somma la discrezionalità dei “super poteri” affidati al commissario. Che può approvare regolamenti, decidere gli assetti delle sedi territoriali, trasferire il personale, prevedere la locazione degli immobili (trasferendo, quasi, gli uffici), assumere dipendenti e consulenti, affidare incarichi professionali, acquistare apparecchiature informatiche, abbonare crediti e firmare transazioni. 
Tutto grazie alla fase di transizione commissariale. E per di più con un grosso punto interrogativo sulla trasparenza degli atti. Sul sito – costato peraltro 32mila euro – non si contano i decreti privi di oggetto. E la commissaria è così “gelosa” dei suoi atti da farsi venire il dubbio dell’applicabilità del decreto trasparenza ai consorzi industriali. Quel dubbio è stato girato all’Autorità nazionale anticorruzione: in attesa della risposta che fine faranno gli atti prodotti dalla commissaria? 
Guzzo, oltretutto, avrebbe concluso il proprio compito. Non lo dicono i suoi detrattori ma una delibera di giunta regionale (la numero 153 del 2014). Quel documento, infatti, nell’approvare l’iter di accorpamento dei consorzi industriali, fa coincidere la fine del mandato dei commissari con la «completa cancellazione di tali enti consortili dai rispettivi registri delle imprese». Fase, quest’ultima, completata da tempo. Eppure la dirigente indispensabile al settore ragioneria resterà in servizio (ma in un altro ufficio) fino al 2020. E la legge di riforma approvata nel 2013 rimane inapplicata. Che saranno mai cinque anni rispetto all’eternità degli interessi che gravitano attorno ai consorzi industriali? (1–continua)

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

 

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