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Ultimo venne il Pd calabrese

ROMA Abbandonati nella capitale. Soli, senza informazioni, senza interlocutori, snobbati dal loro stesso partito, dal loro stesso segretario. Incerti sul da farsi, dubbiosi sul futuro prossimo. Son…

Pubblicato il: 24/01/2018 – 19:59
Ultimo venne il Pd calabrese

ROMA Abbandonati nella capitale. Soli, senza informazioni, senza interlocutori, snobbati dal loro stesso partito, dal loro stesso segretario. Incerti sul da farsi, dubbiosi sul futuro prossimo. Sono ore di ansia, dentro una cornice di indifferenza di partito, per la pattuglia calabrese del Pd in trasferta a Roma. C’è il governatore Oliverio, c’è il segretario Magorno, ci sono deputati e consiglieri regionali, tutti accorsi in massa nella città eterna per la stesura definitiva delle liste; ma non c’è nessuno della segreteria nazionale con cui parlare, confrontarsi, dare o prendere direttive (più la seconda che la prima). La folta, foltissima, delegazione dem finora è stata costretta a girare al largo dalla sede del Nazareno. Nessuna chiamata, nessuna udienza né con Renzi né con Guerini né con qualche altro delegato che possa affrontare la questione candidature e mettere ordine nel caos delle liste regionali. Il guazzabuglio calabrese per ora non sembra interessare i vertici del Pd.

IN CODA Dalla sede del partito trapelano soltanto informazioni relative allo svolgimento dei lavori, da qui alla Direzione nazionale in programma per venerdì, quando Renzi proporrà le liste per la ratifica finale. L’ex premier e i suoi sherpa hanno deciso di procedere con la formula “dal più grande al più piccolo”. E cioè: prima le grandi regioni, poi le medie e infine le piccole. E in coda ci sono Basilicata (penultima) e Calabria (ultima). «Prima di giovedì sera o venerdì mattina il nodo relativo alle nostre liste non sarà affrontato», commenta, con un pizzico di rassegnazione, un consigliere regionale. Un altro esterna tutta la sua amarezza: «Siamo qui e non sappiamo che fare, chi incontrare, con chi parlare».

AMMAZZARE IL TEMPO Fino a venerdì, allora, ai colonnelli calabresi non resterà altro da fare che continuare con le pratiche ammazza-tempo degli ultimi due giorni: passeggiate nel centro storico, aperitivo serale e, per finire in bellezza, l’immancabile cena per prospettare scenari e consolidare ipotesi tra una cacio e pepe e un piatto di carciofi alla giudìa, ben sapendo che sarà Renzi, e solo lui, a decidere il destino del Pd regionale, senza l’aiuto di alcun rappresentante calabrese.
Per tutta la giornata di domani si susseguiranno quindi le congetture e le supposizioni che hanno tenuto banco oggi come ieri. «Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, alla fine sarà piazzato nel proporzionale Nord, forte dell’appoggio del suo plenipotenziario calabrese, Carlo Guccione»; «e Lorenzo Guerini? Renzi potrebbe paracadutarlo qui, nel listino Sud»; «bisogna anche trovare posto per la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli: si è detto che sarà in corsa a Piombino, ma potremmo ritrovarcela a Reggio». E via così.
La verità è che la pattuglia dem è lontana dai tavoli decisionali e sarà convocata solo al termine di tutte le altre trattative, quando Renzi, impegnato a completare il puzzle dei suoi fedelissimi, potrebbe trovarsi tra le mani ancora un paio di candidati graditi da imporre nelle liste calabresi. Nessuno pare possedere la forza (o il coraggio) per un eventuale arroccamento. Meno di tutti Oliverio, teoricamente il dem più rappresentativo della regione. Ufficialmente nella capitale per un incontro dedicato alla Zes di Gioia Tauro, dal Nazareno nessuno lo ha ancora chiamato per sentire il suo parere.
Il governatore si fermerà domani e forse anche venerdì. Nell’attesa degli eventi, potrà ingannare il tempo come tutti gli altri corregionali: ciondolando un po’ per i vicoli della capitale, tra un aperitivo e due chiacchiere, magari con un bel bicchiere di vino a mo’ di scacciapensieri.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it 

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