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Agguato a Patania, l’accusa chiede 4 ergastoli

STEFANACOLI Quattro ergastoli e una condanna a 21 anni e 4 mesi di reclusione. Al termine di una lunga requisitoria il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, ha chiesto la con…

Pubblicato il: 25/01/2018 – 16:01
Agguato a Patania, l’accusa chiede 4 ergastoli

STEFANACOLI Quattro ergastoli e una condanna a 21 anni e 4 mesi di reclusione. Al termine di una lunga requisitoria il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, ha chiesto la condanna all’ergastolo per Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo, Francesco La Bella e Salvatore Tripodi. Il pm ha, infine, invocato 21 anni e 4 mesi per Pietro Russo. Tutti accusati di avere partecipato e ordito l’omicidio di Fortunato Patania, boss di Stefanaconi, ucciso il 18 settembre 2011. 
Davanti ai giudici della corte d’Assise di Catanzaro, presieduta da Alessandro Bravin, il pm ha esposto quella che è stata la genesi dell’omicidio che si inserisce in una sanguinosa guerra di mafia, l’avvelenata faida tra i Patania e i Piscopisani che porta una lunga sia di sangue pur in un arco temporale relativamente breve: tra settembre 2011 e luglio 2012. Patania è stato ucciso ad appena 48 ore di distanza dall’agguato mortale a Michele Mario Fiorillo, vicino ai piscopisani, che più volte aveva denunciato l’invasione nei suoi terreni, con relativi danneggiamenti, degli animali dei Patania. 
L’omicidio di Fiorillo, ha spiegato il magistrato, non è stato vendicato a stretto giro di boa solo perché la vittima era vicina e imparentata con esponenti del clan, ma anche per «affermare la supremazia sui Patania nel territorio di Piscopio». E proprio a Piscopio era stato ucciso Fiorillo. Un’onta che andava lavata col sangue e subito. Il piano iniziale era quello di tendere un agguato a Fortunato Patania sulla strada che questi di solito percorreva. Il commando lo attende per mezz’ora e poi Battaglia – racconta il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato – ha richiamato tutti dicendo che il loro obbiettivo si era fermato a giocare a carte nel suo distributore di benzina, accanto al ristorante “La Valle dei sapori”. Il luogo dell’agguato, dunque, si sposta. E il commando attacca armato di kalashnikov e pistola. Ma il kalashnikov si inceppa e il killer, poi collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, scarica 13 colpi di calibro 9. Moscato è già stato condannato in via definitiva per questo omicidio.
La parola passa ora al collegio difensivo composto dagli avvocati Gregorio Viscomi, Salvatore Staiano, Francesco Muzzopappa, Anselmo Torchia, Rosa Giorno Michele, Giuseppe di Renzo e Vincenzo Trungadi.

 

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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