COSENZA Non solo conferma che il ponte di Calatrava è stato in parte finanziato con fondi ex Gescal. Ma aggiunge che i milioni provenienti dal “tesoretto” alimentato per decenni dalle trattenute sulle buste paga dei lavoratori dipendenti non sono “solo” 6,7 ma, in realtà, 10. Carlo Guccione, consigliere regionale del Pd ed esponente dell’opposizione nel consiglio comunale di Cosenza, ha preso le mosse proprio dalle rivelazioni pubblicate in esclusiva dal Corriere della Calabria (qui l’articolo che ha scatenato le polemiche sull’opera che sarà inaugurata nei prossimi giorni) e ha redatto il suo «libro bianco» sul ponte di Calatrava (in basso il link per scaricare il documento integrale).
UNA STORIA DURATA VENT’ANNI Guccione, atti e delibere alla mano, ripercorre la storia ventennale del ponte sul fiume Crati realizzato dall’archistar spagnolo. Il primo atto porta la firma di Giacomo Mancini: fu il “vecchio leone” socialista, da sindaco, ad affidare la progettazione a Santiago Calatrava e a reperire i fondi per finanziare l’opera del ponte sul fiume Crati. Mancini, scrive Guccione, «avviò l’opera di riqualificazione dell’intera area, trasferendo la comunità Rom da Gergeri al villaggio di Via Degli Stadi, finanziato con 10 milioni di euro da parte del Ministero dell’Interno». Dunque sono quattro le amministrazioni comunali che negli anni hanno avuto a che fare con l’opera: «Il sindaco Mario Occhiuto, nel 2011, si trovò con un progetto già pronto in tasca, i cantieri in corso d’opera e ha impiegato sette anni per il completamento del ponte di Calatrava. Oggi raccoglie i meriti di un’opera che venne affidata ufficialmente, a gennaio del 2000, all’architetto Santiago Calatrava e i lavori dei cantieri vennero avviati il 10 ottobre 2008 con il sindaco dell’epoca Salvatore Perugini».
PRIMO E SECONDO ATTO Nel 1999 con delibera del consiglio comunale della città di Cosenza l’intervento del ponte sul fiume Crati è inserito nel programma Pru (Programma di Recupero Urbano) al fine di beneficiare di un cofinanziamento regionale. «Giacomo Mancini – scrive Guccione – nel corso della sua sindacatura, dal 1993 al 2002, affida la progettazione del ponte sul fiume Crati all’architetto Calatrava e reperisce poi i fondi per finanziare l’opera». Poi è il turno di Eva Catizone che, nel 2005, «approva, in via definitiva, il Pru che contiene la realizzazione del finanziamento del ponte sul fiume Crati e stipula l’Accordo di programma con la Regione Calabria (Chiaravalloti presidente)». Il progetto preliminare viene quindi approvato dal commissario straordinario che ha retto il Comune di Cosenza tra il gennaio e il giugno del 2006. L’importo del progetto, specifica Guccione, è di 15 milioni, di cui 10 milioni dal Pru (Programma Recupero Urbano) e 5 milioni dai fondi Psu (Programma di Sviluppo Urbano). I 10 milioni arrivano, come aveva anticipato – mai smentito – il Corriere della Calabria, proprio dai fondi ex Gescal, che invece dovevano essere destinati ad interventi riguardanti le case popolari.
TERZO ATTO «Dal 2006 al 2011 – scrive ancora Guccione – tocca invece a Salvatore Perugini approvare il progetto esecutivo, indire la gara per la realizzazione del ponte sul fiume Crati. Nel 2008 la ditta Cimolai Spa di Pordenone si aggiudica i lavori e viene avviata la cantierizzazione dell’opera. I lavori vengono consegnati alla ditta il 10 ottobre 2008. Ma il ritrovamento di vari depositi di rifiuti ed eternit ferma da subito il cantiere. Le indagini del terreno per accertare eventuali contaminazioni, la bonifica dell’area e un’inchiesta in corso fanno slittare i lavori nella città di Cosenza, ma nei cantieri della Cimolai è comunque in corso la realizzazione dei pezzi d’opera. Lavori dunque già avviati che si concludono oggi dopo sette anni».
L’ERA OCCHIUTO L’attuale sindaco di Cosenza sarebbe dunque stato, secondo uno dei suoi principali oppositori, un buon direttore dei lavori: «Si è trovato – argomenta Guccione – un cantiere già avviato e ha impiegato “solo” sette anni per realizzare il ponte, non facendo nulla per le altre opere che erano comprese nel Progetto Pru. Nei suoi sette anni di sindacatura si è “prodigato” a pagare le prestazioni professionali all’architetto Calatrava e gli stati di avanzamento all’impresa Cimolai Spa. Nel frattempo Occhiuto con un Piano strutturale comunale (Psc) farlocco ha spostato su quell’area centinaia di migliaia di metri cubi edificatori che vanno a modificare il progetto originario del Pru che doveva riqualificare da un punto di vista urbanistico e sociale un’area fortemente degradata». Il ponte di Calatrava, insomma, secondo Guccione «rappresenta solo un segmento di un grande progetto di recupero dell’area di Gergeri».
«I SOLDI DELLE CASE POPOLARI PER LE PARCELLE MILIONARIE DI CALATRAVA» L’esponente del Pd dunque non usa mezzi termini e, oltre alle responsabilità politiche dietro la scelta di finanziare il ponte con fondi ex Gescal, invoca anche ulteriori approfondimenti: «Riteniamo che qualcuno debba chiarire – scrive Guccione – come sia stato possibile utilizzare i fondi ex Gescal (Gestione Case per i Lavoratori) per finanziare il ponte di Calatrava. Ben dieci milioni che dovevano servire all’edilizia sovvenzionata e convenzionata sono stati dirottati per la realizzazione del ponte sul fiume Crati e per pagare le parcelle milionarie all’architetto Santiago Calatrava».
L’esponente del Pd mette in rilievo anche i costi per l’inaugurazione del ponte: «Si spenderanno oltre 130mila euro per inaugurare un’opera che a quanto pare deve piacere per forza. Altrimenti vieni additato tra gli odiatori. E non importa se il resto della città cade a pezzi, se il centro storico è abbandonato a se stesso e i servizi, come l’erogazione idrica, sono pessimi». «Non è in discussione la valenza architettonica del ponte ed è sbagliato dividersi tra pro e contro l’opera, ma il rischio oggettivo – conclude Guccione – è che se rimane solo questa infrastruttura nell’area di Gergeri questo piano strutturale sarà oggetto di una speculazione edilizia selvaggia che modificherà in profondità l’idea e il progetto originario che prevedeva il recupero di questa parte della città di Cosenza. Ecco perché al momento da molti questa opera viene vista come una cattedrale del deserto. Occhiuto è stato bravo a realizzare la città pensata e voluta negli anni duemila dal sindaco Giacomo Mancini. Si è trovato al suo insediamento un appalto già in essere e ha impiegato sette anni per realizzarlo. Questi sono i fatti, tutto il resto è un tentativo maldestro di intestarsi qualcosa che non gli appartiene».
s. pel.
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