LAMEZIA TERME Ci sono due novità di non poco conto nel provvedimento di chiusura indagini di “Filo Rosso”, l’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro contro le nuove leve del clan lametino dei Giampà. L’operazione aveva portato la polizia ad eseguire nove provvedimenti di fermo, con accuse che vanno dall’associazione mafiosa all’estorsione nei confronti di Gianluca Giovanni Notarianni, Saverio Giampà, Pasquale Notarianni, Luigi Leone, Giuseppe Cappello, Michele Bentornato, Fabio Vescio, Alessandra Folino e Michael Mercuri. Oltre a questi, però, ci sono altri sette indagati: Roberto Castaldo, Alberto Giampà, Luigi Notarianni, Domenico Cerra, Francesca Caroleo, Manuela Fiumara e Marilena Giampà.
IL BLITZ IN REDAZIONE Le ultime tre (e qui sta la prima novità) sono accusate, in concorso tra loro, di tentata violenza privata aggravata dalle modalità mafiose. La contestazione riguarda una “visita” che le tre donne fecero alla redazione del quotidiano online Zoom24, che ha sede a Vibo, per pretendere la rimozione di un articolo a loro sgradito. Secondo la Dda di Catanzaro, le tre donne «con minaccia implicita/esplicita di ritorsioni in caso di rifiuto, compivano atti idonei diretti in modo non equivoco – scrive il pm Elio Romano – a costringere i giornalisti Famularo Domenico e Passariello Gabriella (direttore e cronista del quotidiano online, ndr) a rimuovere l’articolo pubblicato qualche ora prima sull’operazione di Polizia giudiziaria “Filo Rosso” in violazione del libero diritto di cronaca; evento non verificatosi per cause indipendenti dalla loro volontà».
LA “TALPA” ALLA CORTE D’APPELLO Alle accuse appena menzionate, per una delle tre donne – Francesca Caroleo, madre di Saverio Giampà – va aggiunta anche quella di rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio (aggravata dall’accusa di voler agevolare la cosca Giampà) perché «in qualità di dipendente pubblico civile del ministero della Giustizia, e in particolare in qualità di ausiliario A1 in servizio alla Sezione civile della Corte di appello di Catanzaro, violando i doveri inerenti alle funzioni e/o al servizio, o comunque abusando della sua qualità, con più atti esecutivi del medesimo disegno criminoso, rivelava notizie di ufficio, le quali dovevano rimanere segrete».
La donna quindi, secondo l’accusa, «approfittando» del suo lavoro di dipendente pubblico, si sarebbe data da fare in più occasioni «per acquisire notizie attinenti a pratiche in trattazione presso gli Uffici giudiziari penali» per poi riferirle ai diretti interessati, ovvero suo figlio Saverio Giampà, Pasquale Notarianni, Alessandra Folino e Francesca Allegro. Tra le notizie top secret che sarebbero state rivelate dalla donna, poi, vi sarebbero anche quelle riguardanti «l’attivazione di servizi di intercettazione telefonica/ambientale nei confronti di Notarianni Pasquale e Folino Alessandra», oltre ad alcune «istanze presentate nell’interesse di Chirico Domenico “u batteru”, coniuge di Allegro Francesca, su “raccomandazione” anche di un altro pregiudicato, Pardea Domenico di Vibo Valentia». La mamma di Saverio Giampà, infine, avrebbe rivelato che era «imminente» proprio l’operazione “Filo Rosso”, la stessa in cui ora risulta coinvolta anche lei.
s. pel.
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