LAMEZIA TERME Quattro ragazzi, amici da sempre, si incontrano. Parlano del più e del meno e di quel sogno ricorrente, un progetto irrealizzabile che diventa sempre più concreto. Un’idea “folle” che trasforma gli amici in soci.
Questa è la storia dell’A.C. Morrone, società calcistica che milita attualmente nel campionato di Prima categoria. Ma la Morrone è stata una delle squadre più importanti nel panorama calcistico calabrese, capace di disputare 14 campionati in Serie D, fra gli anni 60 e 80. Un club che lega il suo nome a quello del cosentino Emilio Morrone, giovane e sfortunato portiere che perse la vita in uno scontro di gioco il 30 aprile 1953.
Nessuno, neanche i più giovani, hanno mai dimenticato la forza di quella squadra, diventata orgoglio di una città intera, patrimonio dei cosentini che ogni domenica riempivano uno stadio concepito come i moderni impianti inglesi, senza barriere e con i tifosi a un passo dai calciatori.
Ricordi nostalgici di un calcio che non c’è più, quello dei valori sani dello sport, del fair play, del rispetto degli avversari. Uno sport schiacciato, oggi, dall’eterna lotta sui diritti televisivi e da un mercato drogato da cifre folli e petrodollari.
Un calcio che sicuramente non appartiene alla “nuova” Morrone, guidata da un gruppo di giovani imprenditori cosentini. Il direttore generale della società, Marco Chiappetta, questa sera ospite a In Primo Piano in onda alle 20 su L’altro Corriere TV (Canale 211 dtt), parla di obiettivi a lungo termine: «Vogliamo costruire un impianto tutto nostro, uno stadio che sorgerà a Cosenza o Rende».
E ovviamente il progetto non trascura i giovani: «I club puntano sui vivai e presto vorremmo diventare punto di riferimento per il Cosenza e per altre società calabresi. Dobbiamo valorizzare i nostri talenti».
Dopo due promozioni consecutive, la squadra è in testa alla classifica, con quattro punti di vantaggio dal Taverna (seconda) ed a più sei sul Real Roccabernarda (terza).
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