CATANZARO Non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Si chiude così, in appello, il processo a carico di Alessandra Sarlo, difesa dall’avvocato Giancarlo Pittelli, accusata di corruzione in concorso in atto contrario ai doveri d’ufficio. In primo grado Alessandra Sarlo, moglie dell’ex giudice Vincenzo Giglio, era stata condanna a due anni di reclusione. Conferma della sentenza di primo grado era stata invocata al pg Teresa Valeria Grieco. Secondo l’accusa, Vincenzo Giglio, marito della Sarlo, ed ex presidente della sezione Misure cautelari del Tribunale di Reggio Calabria (condannato a ottobre 2015 dalla Cassazione nell’ambito del processo “Infinito” sulle attività in Lombardia della cosca di ’ndrangheta Lampada), sfruttando i suoi rapporti con l’ex consigliere regionale Franco Morelli, avrebbe chiesto favori per la moglie facendole illegittimamente ottenere incarichi dirigenziali. Morelli, dal canto suo, avrebbe sfruttato la propria posizione politica per favorire la nomina di Alessandra Sarlo a commissario straordinario dell’Asp di Vibo Valentia.
Giglio e Morelli sono stati condannati, con sentenza passata in giudicato, in un procedimento aperto dalla Dda di Milano contro i Valle-Lampada. L’inchiesta si allargò fino a giungere al cosiddetto “caso Sarlo”: l’illecito che avrebbe favorito la moglie di Giglio che dalla Provincia di Reggio voleva ricoprire incarichi dirigenziali alla Regione. La prescrizione, favorita anche da una serie di rinvii delle udienze – il processo di secondo grado è iniziato il 16 marzo 2017 – ha dettato la sentenza.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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