COSENZA Il vento gelido che precede i giorni della “Merla” non ferma i cosentini. Il ponte disegnato da Santiago Calatrava e intitolato a San Francesco da Paola entra ufficialmente nel tessuto urbano della città. È percorribile, poco importa se ancora si avverte l’odore della vernice fresca della segnaletica orizzontale o tratti di asfalto ancora caldo rimangono attaccati alla suola delle scarpe. Al diciottesimo anno dal giorno della progettazione l’idea prende forma e con le persone sopra vita.
I suoni, la musica e l’arte accompagnano lo spettacolo di chi sta fino agli ultimi istanti con il naso in aria. Il buio copre qualche sbavatura, quello che rimane da completare e quello che ne sarà di quella parte di città che fino a qualche istante prima del tramonto si stava ancora bonificando con ruspe e camion.
DA MARIO A GIACOMO Il ponte ha attraversato la vita politica di quattro consiliature. Fu idea di Mancini e Occhiuto lo ricorda. «Mancini ebbe una grande idea. Ascoltando le sue parole mi ha colpito come si parlava di questa opera dedicata ai giovani. Questo è un esempio di democrazia urbana – aggiunge il sindaco- ci passano tutti e tutti possono vederla. È una opera di cultura raffinata, un’opera che rende orgogliosi i cosentini, e che ci spinge a continuare nel nostro lavoro di rinnovamento della città».
Mario Occhiuto mette in giacca il discorso che aveva preparato. Punta tutto sull’amore per la città. Parla degli sguardi scambiati con i cittadini e ringrazia tutti, dagli amministratori alle forze dell’ordine. Sono i suoi fuochi pirotecnici, non li lesina e poi aggiunge: «Si uniscono due quartieri popolari, ci sarà il secondo planetario più grande d’Europa. È un ponte che ha uno sguardo al futuro».
L’ARCHISTAR Santiago Calatrava ringrazia Dio ma fa una gaffe. Nella sua invocazione all’Onnipotente cita gli operai e tira un sospiro di sollievo perché sui cantieri tutto è filato liscio. Gli sarà sfuggita la disavventura al povero operaio Raffaele Tenuta, coinvolto in un incidente che gli costò la vita.
Per l’architetto, «questo ponte è costruito da acciaio, calcestruzzo e fiducia. Ci vedo un messaggio di fede nel futuro di questa città». Due ponti portano la sua firma in Italia. Ne è contento e abbraccia l’ingegnere Cimolai che nonostante l’età non nasconde l’idea di continuare a viaggiare e costruire.
COSENTINITÀ E nel giorno di festa, ai 18 anni del ponte, non è mancata neanche la scena di “guapparia”. Ci hanno pensato il direttore artistico dell’evento Valerio Festi e uno stewart della società di sicurezza che a suon di «non mi toccare» condito dall’accento cosentino provava a fronteggiare le pretese di Festi reo di passare dove era vietato. «Lei non sa chi sono io, faccio quello che mi pare» replica Festi, prontamente divisi si è temuto il peggio più per loro che per gli attivisti di Prendo Casa. Dall’hotel Centrale in massa, hanno attraversato la città, bloccati dalle forze dell’ordine ci hanno tenuto a ribadire il loro disgusto all’utilizzo inappropriato dei fondi ex Gescal.
Michele Presta
redazione@corrierecal.it
x
x