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Una task force romana “indagherà” sull’Asp di Reggio

REGGIO CALABRIA La task force ha – nelle intenzioni del ministero della Salute (e non solo del ministero) – il compito di rivoltare come un calzino l’Asp di Reggio Calabria.  È formata da dieci isp…

Pubblicato il: 28/01/2018 – 8:09
Una task force romana “indagherà” sull’Asp di Reggio

REGGIO CALABRIA La task force ha – nelle intenzioni del ministero della Salute (e non solo del ministero) – il compito di rivoltare come un calzino l’Asp di Reggio Calabria.  È formata da dieci ispettori: sono avvocati, revisori dei conti, medici. Ciascuno nel proprio ambito, hanno il compito di sovrintendere alle attività di un’Azienda che continua ad alimentare lo “sprofondo” della sanità calabrese. L’obiettivo è quello di intervenire sui (tanti) problemi sanitari ed economico-contabili registrati in riva allo Stretto.
C’è anche un tratto, in qualche modo, inedito nell’operazione: il coordinamento stretto tra il ministero (a sovrintendere alla Programmazione sanitaria c’è l’ex subcommissario Andrea Urbani, che conosce bene la situazione delle Aziende sanitarie alle nostre latitudini) e la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, che avrebbe già acceso i fari su alcune anomalie – contabili e non solo – nell’attività dell’Asp.
L’azione congiunta ministero-Procura è, almeno in parte, un risultato del nuovo disallineamento dei conti nel comparto sanitario, dove la spesa è tornata a essere fuori controllo e gli ultimi dati ufficiali offrono un disavanzo per il 2017 da inserire in una forbice che va dai 105 ai 153 milioni di euro. Andrea Urbani si lascia sfuggire un «ma come avete fatto». Numeri preoccupanti, specie per le loro conseguenze. La legge, infatti, prevede automatismi categorici: quando il disavanzo supera l’imponibile fiscale (che in Calabria è fissato a 93 milioni di euro) scatta immediatamente il blocco del turnover (quindi niente assunzioni ma solo pensionamenti) e l’aumento dei ticket.

Reggio Calabria, poi, si è distinta in negativo in un passaggio che i tavoli romani di verifica ritengono di fondamentale importanza: il pagamento del debito pregresso. E, nell’ultimo verbale di confronto con il commissario Massimo Scura e il dipartimento regionale Tutela della salute, evidenziano a novembre «la situazione immutata dei pagamenti dell’Asp di Reggio Calabria rispetto alla riunione di verifica del 20 luglio 2017». L’Azienda ha a disposizione 217 milioni di euro e ha utilizzato soltanto il 14% delle risorse sbloccate. Il lavoro degli ispettori servirà anche a capire quali siano gli ostacoli che frenano quei fondi. Altro passaggio dedicato alla tempestività dei pagamenti: «Tavolo e Comitato restano in attesa dell’invio della tabella relativa all’anno 2015 comprensiva dei dati dell’Asp di Reggio Calabria come richiesto nel corso della riunione del 28 marzo 2017». Ancora sui conti: «Per quanto riguarda l’Asp di Reggio Calabria, Tavolo e Comitato chiedono informazioni circa le approvazioni dei bilanci degli anni 2013 e 2014».
La situazione più che precaria ha convinto il ministero di Beatrice Lorenzin a fare la prima mossa. E rischia di riaprire tutte le polemiche sulle responsabilità del peggioramento dei conti (colpa del commissario Scura o della Regione?). Che a Reggio Calabria sono affidati alle cure di un manager, Giacomino Brancati, che Oliverio ha fortemente voluto al timone di una delle Asp più “difficili” dell’intero quadro regionale. Prima commissario straordinario e poi direttore generale, Brancati è anche un dirigente di ruolo del dipartimento Tutela della salute (altra struttura che dovrebbe vigilare sulle condizioni delle Aziende sanitarie e ospedaliere della regione). E, ai primi di novembre, è finito nel mirino della Procura di Locri per omissione d’atti d’ufficio, interruzione di servizio pubblico e abbandono di persone minori o incapaci. L’inchiesta punta i fari sulla gestione, interrotta «ripetutamente», del reparto di Ortopedia di Locri, nel quale la presunta cattiva gestione avrebbe causato sei blocchi dei ricoveri e contribuito alla «graduale riduzione di ogni attività assistenziale», fino a trasformare quella struttura in un «mero ambulatorio». Una grana per il management dell’Asp. Ora tocca alla task force inviata da Roma. (ppp)

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