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«Zone d’ombra nella gestione dell’Amc»

Il consiglio comunale di Catanzaro continua a riservare “atti unici” alla cittadinanza. L’ultimo sarà ricordato per lungo tempo.  Il sipario si è alzato con il sindaco che ha informa gli astanti su…

Pubblicato il: 29/01/2018 – 9:13
«Zone d’ombra nella gestione dell’Amc»

Il consiglio comunale di Catanzaro continua a riservare “atti unici” alla cittadinanza. L’ultimo sarà ricordato per lungo tempo.  
Il sipario si è alzato con il sindaco che ha informa gli astanti sui motivi che avrebbero spinto l’assessore Giampaolo Mungo a rassegnare le dimissioni. La storia è sempre la stessa, identica a quella raccontata nella precedente riunione del Consiglio. Alla fine nell’aula lo scetticismo si coglieva a pieni mani, tanto più che in città sull’argomento si era detto di tutto e di più. 
La scena “forte” comunque è arrivata dopo, quando si è parlato di Amc (acronimo di Azienda per la mobilità di Catanzaro). Un capitolo che ha causato momenti di tensione nell’aula rossa non solo tra i rappresentanti dell’opposizione ma, fatto inedito, anche tra i banchi della maggioranza di centrodestra. È accaduto quando l’ex assessore alla Mobilità, il forzista Giovanni Merante, vice capogruppo, in maniera inusitata, si è esibito in un “assolo” tirando in ballo il management di Amc: «Ho molti dubbi – ha esordito senza fare sconti a nessuno – sul modo in cui viene condotta l’Azienda; siamo purtroppo in presenza di un fallimento gestionale che produce quotidiane insoddisfazioni del personale e dei sindacati oltre a determinare zone d’ombra negli affidamenti e nell’aggiudicazione di alcune gare». Merante non ha abbassato mai i toni fino a dire quanto fosse importante verificare se non fossero venuti meno i presupposti per confermare o meno la dirigenza di Amc, «anche perché – ha spiegato – siamo prossimi all’avvio del progetto della metropolitana».
Una scena come poche altre volte si era potuto assistere prima, soprattutto considerando la provenienza politica degli addebiti. Tensione alle stelle, dunque, nell’emiciclo con alcuni “attori” visibilmente tesi. Una tensione alimentata anche dal successivo intervento del consigliere Gianmichele Bosco di “Cambiavento” il quale ha “arricchito” il copione evocando la vicenda “Catanzaropoli” riponendola, in modo inusitato, alla ribalta del Consiglio. Un fuori programma che ha aggiunto legna al fuoco. Bosco ha chiesto di conoscere i motivi per i quali l’amministrazione comunale, che pure essendo parte offesa, non si fosse costituita in giudizio. Apparentemente ingenuo, nella sostanza malizioso, l’intervento dell’esponente di opposizione, il quale fingendo di non sapere che nel processo sono imputati 24 soggetti tra consiglieri, ex assessori, dipendenti comunali, professionisti, titolari di esercizi commerciali, vigili urbani e agenti di spettacolo, ha posto la domanda mostrando meraviglia.  
È stata una seduta del civico consesso a dir poco inattesa, consumata in un’aula che pur essendo stata in passato teatro di mille battaglie, non aveva mai raggiunto momenti di agitazione così alti.  Dopotutto il copione non lo prevedeva. Stando alla convocazione si sarebbe dovuta svolgere una “rappresentazione” di routine. Nessuno avrebbe potuto prevedere che si impregnasse di forti contenuti emotivi. Protagonista una componente dello stesso schieramento di maggioranza che, ha rotto gli schemi mettendo in default gli alleati e il Governo della Città che hanno reagito come hanno potuto, definendo “stucchevole” il comportamento del vice capogruppo di Forza Italia. La scelta comunque è stata di sostenere al management di Amc al quale è stato dato ossigeno sostenendo che aveva lavorato bene avendo «ottenuto risultati concreti come l’aver chiuso il bilancio in attivo a differenza di tante altre aziende di trasporto pubblico». 
La notizia però ha profuso solo indifferenza, forse perché in tanti si sono ricordati che a Palazzo De Nobili, già qualche anno prima, erano stati alzati i calici per festeggiare il ritorno all’utile di esercizio dell’Azienda di trasporto urbano. E il celebrante anche in quella occasione era stato il sindaco Abramo che, per l’eccezionalità dell’avvenimento, aveva invitato i giornalisti per una conferenza stampa facendo sede al suo fianco l’artefice di quello storico evento: il presidente Rino Colace. Ma ovviamente nel nostro Paese e in certi ambienti politici le cose che non si vogliono ricordare, non si dicono. Così anche questa volta i meriti sono andati al sindaco il quale dissociandosi dalle accuse prima formulate, ha anche invitato coloro «che non hanno avuto mai il coraggio di fare denunce con nomi e cognomi sulle vicende che riguardano l’Amc, per i bandi e per i presunti sostegni elettorali», di farle. 
Intanto la “rappresentazione” sull’Amc si è conclusa con le corifere che chiudevano il coro e sul proscenio è calato il sipario. Pesante è rimasto l’alone dell’accusa che si era abbattuto sui dirigenti dell’Amc. Tanto è vero che, nonostante i riflettori spenti su quell’ “atto unico” si è inserita la vicenda del bando per la manutenzione dei mezzi con un costo che si aggira sui 400mila euro. Sembrerebbe che la gara sia stata aggiudicata alla seconda impresa classificata piuttosto che alla prima. Merante, infatti, facendo riferimento a «zone d’ombra», si era rivolto al responsabile dell’anticorruzione che al Comune è il segretario generale. 
Si è così aggiunta l’ennesima pagina grigia della storia contemporanea dell’amministrazione comunale. Intanto Catanzaro aspetta che qualcuno si decida a parlare dei piani urbani del traffico; di quelli relativi alla sosta e ai parcheggi; della  rivisitazione della mobilità; della qualità degli spazi pubblici e, tanto per citarne un altro anch’esso indispensabile, del corpo dei vigili urbani il cui organico, anche a causa dei distacchi negli uffici del Comune, è ridotto al lumicino. Appuntamento alla prossima “recita”, con un copione che si spera possa contenere provvedimenti per migliorare la qualità della vita a Catanzaro.

 

*giornalista

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