REGGIO CALABRIA Per anni la ‘ndrangheta ha governato a Melito Porto Salvo. È questo il dato sconcertante confermato dalla sentenza con cui ieri sera il Tribunale di Reggio Calabria ha condannato gli ex sindaci di Melito Porto Salvo, Gesualdo Costantino, punito con 10 anni di carcere, e Giuseppe Iaria, condannato invece a 12 anni, insieme all’ex capo dell’ufficio tecnico comunale, Francesco Maisano. Si tratta di condanne pesantissime, dall’inquietante significato politico e sociale, che confermano quell’impianto accusatorio costruito dal pm Antonio De Bernardo che ha svelato come a Melito per anni la democrazia sia stata scippata dai clan. In tandem alla guida del Comune per anni, Costantino e Iaria, entrambi in orbita Pd sono– ha confermato la sentenza – uomini dei clan e per servire i clan, elezione dopo elezione, è stata costruita la loro carriera politica. Del resto ad affermarlo con certezza erano stati anche gli uomini del clan Iamonte, ascoltati per lungo tempo dagli investigatori. «Noi ci dobbiamo basare su Gesualdo perché quello abbiamo. Ma lui ci deve tornare il conto. L’abbiamo messo noi lì» si ascoltava nel corso di una delle conversazioni. Coccolato dal clan almeno dal 2007, quando era vice presidente della Provincia di Reggio Calabria in forza al Pd, quindi eletto – con una puntuale valanga di voti nel maggio 2012 – primo cittadino di Melito, Costantino ha concesso alle aziende del clan appalti, favori e milioni e milioni di euro pubblici in commesse. «Costantino Gesualdo – si leggeva nell’ordinanza di custodia cautelare – è espressione della cosca Iamonte e l’azione amministrativa che egli, neo sindaco del comune di Melito di Porto Salvo, conduce è risultata essere improntata al clientelismo e tesa a tutelare gli interessi del sodalizio mafioso che, anche in occasione delle consultazione del 2012, ne ha appoggiato la candidatura e favorito l’elezione». Ma l’asservimento dei rappresentanti istituzionali ai Iamonte che da decenni dettano legge a Melito Porto Salvo, paesino cerniera fra la città di Reggio e la Locride, non è occasionale – dicono i pm – ma sistemico. Anche Iaria, sindaco prima di Costantino ed in seguito suo vice, era in tutto e per tutto – hanno affermato i giudici di Reggio Calabria – un uomo dei clan.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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