È definitivo il proscioglimento del manager di origini calabresi Rocco Borgia, trovatosi al centro di un contenzioso internazionale con la Farnesina. Il Tribunale di Roma, con sentenza del gennaio scorso, ha infatti prosciolto da ogni accusa i vari organi dirigenti del Cins (un’organizzazione non governativa), succedutisi dal 2008 ad oggi, ed in particolare lo stesso Borgia. Per contro la difesa di quest’ultimo (curata dallo studio legale Goffredo), forte di tale assoluzione ha chiesto al ministero degli Esteri, «a fronte di quanto accertato dal Tribunale di Roma», di «procedere al versamento a favore del Cins di tutti gli importi di cui al citato progetto, tenuto conto dell’approvazione definitiva dello stesso, del rispetto del cronoprogramma e della sentenza assolutoria».
Cosa era capitato. Rocco Borgia, quale legale rappresentante del Cins, ha preso parte ad un bando internazionale teso a favorire lo sviluppo dell’agricoltura rurale nel Sudan. Tale progetto veniva esaminato in ogni dettaglio e alla fine, con decreto del 3 gennaio 2008, ammesso a finanziamento per circa un milione e trecentomila euro. Versata una prima tranche e imposto alcune varianti al progetto di sviluppo, il ministero degli Esteri, però, sospendeva i pagamenti adducendo motivazioni che adesso il Tribunale ha ritenuto ingiustificate e costringendo l’ong a ricorrere a forme di autofinanziamento.
La vicenda finì con il provocare anche seri danni di immagine al manager Borgia che, nel frattempo, aveva lasciato il Cins per dare vita a una piccola società di consulenza. Due interrogazioni parlamentari, infatti, hanno rimesso al centro dell’attenzione il contenzioso tra il ministero degli Esteri e il Cins guidato da Borgia, rispolverando anche una sua affiliazione alla massoneria ufficiale dalla quale, tuttavia, si era dimesso nel 1987. In risposta a dette interrogazioni, il Ministero praticamente ha sostenuto che il Cins diretto da Rocco Borgia avesse tentato una truffa ai danni dell’erario, accusa rivelatasi assolutamente priva di fondamento con l’assoluzione del manager calabrese perché il fatto non sussiste.
Nelle more Borgia, lasciato il settore della cooperazione internazionale, ha messo in piedi la Sviluppo srl, società di consulenza aziendale nata per sfruttare le esperienze maturate dal manager in venti anni di lavoro presso Paesi in via di sviluppo. Tra i clienti della Sviluppo anche la Cmc, cooperativa ravennate leader nel settore delle costruzioni. Proprio quale manager della Sviluppo srl, Borgia ha conosciuto nuovamente gli onori della cronaca per via dei suoi rapporti con Carlo Russo, l’imprenditore fiorentino legato a doppio filo a Tiziano Renzi, babbo del segretario nazionale del Pd.
In una intercettazione ambientale negli studi della Romeo Servizi, si parla dell’incontro che Renzi e Russo avrebbero dovuto avere con Borgia e di un pagamento di 20mila euro da effettuare alla Sviluppo srl. Borgia, sentito dagli investigatori napoletani che indagano sullo scandalo Consip, ha confermato di conoscere Russo ma negato ogni attività lavorativa con quest’ultimo e in quanto ai 20mila euro ha dimostrato che nella migliore delle ipotesi si trattava di millanterie, posto che la Sviluppo srl non ha mai ricevuto tali somme ne aveva motivo di riceverle. Un assunto, quello di Borgia, che è stato agevole dimostrare visto che si indicava un bonifico bancario e un istituto di credito pugliese per il pagamento di detta somma. La Sviluppo ha esibito alla Guardia di finanza la documentazione che dimostra di non aver mai avuto conti correnti in banche pugliesi e di conseguenza di non aver mai ricevuto bonifico alcuno da Russo o da Romeo.
Pa. Po.
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