COSENZA L’accusa per Gianfranco Corsi è di minaccia aggravata. L’uomo individuato dagli agenti della polizia postale di Cosenza dovrà rispondere davanti al giudice per le immagini postate su Facebook in cui viene ritratta la testa decapitata del presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. Non è la prima volta che Boldrini, candidata con Liberi e Uguali, riceve le attenzioni degli odiatori del web, ma la bravata del cinquantottenne di Torano Castello sembra aver superato ogni limite.
INDAGINI IN CORSO «La foto – spiega il procuratore Mario Spagnuolo – è stata recuperata su di un blog. Adesso sono in corso delle indagini per capire in che modo la persona che abbiamo individuato l’abbia modificata». Storia lunga quella degli “haters” sui social network. Alcuni li chiamano «leoni da tastiera», altri semplicemente squilibrati, ma il fenomeno inizia a coinvolgere necessariamente anche i legislatori soprattutto dopo le disposizioni del ministro degli Interni, Marco Minniti, sulla lotta alle fake news. «Quanto disposto dal ministro è senza ombra di dubbio meritevole – aggiunge Spagnuolo – ma mi auguro che da un punto di vista legislativo il prossimo governo intervenga con decisione. Visto che innanzitutto registriamo delle carenze di competenza giurisdizionale, e poi nel comminare una sanzione che vada al di là di una multa di qualche centinaio di euro». E proprio questo rischia Gianfranco Corsi, con il profilo adesso sospeso e in attesa che si arrivi a giudizio.
WEB STAR Parole di elogio per l’operato dei suoi agenti da parte del questore di Cosenza, Giancarlo Conticchio. «Gli uomini del Cnais hanno operato in modo esemplare. Già nella serata di sabato avevamo individuato il responsabile, anche da Roma abbiamo avuto parole di apprezzamento per quello che abbiamo fatto». Ma i due fratelli Corsi sui social sono sempre stati attivi. Il fratello di Gianfranco, Roberto, che ieri all’uscita dalla questura ha pubblicato un video dicendo che il fratello avesse fatto semplicemente una «cazzata», oggi non risulta più online. Non si sa se sia stata una sua scelta o una precauzione adottata da Facebook. In passato arrivò alla ribalta nazionale la protesta che Roberto Corsi intraprese contro le imposizioni fiscali. Il suo «non ci sto» alle tasse si concretizzò nel continuare ad esercitare la sua professione di commerciante senza emettere scontrino fiscale. Poco tempo dopo provò a suicidarsi in diretta Facebook ma il tentativo venne sventato.
Michele Presta
redazione@corrierecal.it
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