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Calabria Verde, la verità di Matacena

LAMEZIA TERME Le denunce incrociate che si scontrano dietro le quinte del caso Calabria Verde sono, ormai, così tante da rischiare di perderne il conto. Alle dichiarazioni di Leandro Savio, il gran…

Pubblicato il: 07/02/2018 – 18:02
Calabria Verde, la verità di Matacena

LAMEZIA TERME Le denunce incrociate che si scontrano dietro le quinte del caso Calabria Verde sono, ormai, così tante da rischiare di perderne il conto. Alle dichiarazioni di Leandro Savio, il grande accusatore dell’ex direttore generale Paolo Furgiuele, ha fatto seguito un esposto firmato dall’ex dg e indirizzato alla Procura della Repubblica di Catanzaro. Il nodo sono i rapporti tra il management di Calabria Verde e la ditta Piemme&Matacena. A questo ingorgo di atti giudiziari si aggiunge anche la ditta campana con una denuncia-querela depositata dagli avvocati Antonio Feraco, presidente della camera penale di Cosenza, e Daniela Pepe. Anche l’azienda contesta la ricostruzione dei fatti offerta dal dirigente le cui contestazioni hanno fatto scoppiare il bubbone. Ma veniamo ai fatti.
Il nodo centrale è il bando per la fornitura di vestiario e attrezzature per gli operatori dell’antincendio boschivo, idraulico-forestali e motoseghisti del 2010. Savio dà ai magistrati la sua versione dei fatti: «Ricordo che risposi negativamente all’allora direttore amministrativo (dell’Afor, ndr) Paolo Furgiuele, in quanto non vi era in bilancio la piena copertura della spesa complessiva. Evidentemente poiché nel 2004 la spesa per lo stesso appalto era stata di gran lunga inferiore, in sede di previsione della posta in bilancio era stata inserita una cifra che non copriva in alcun modo il costo dell’intero appalto, finendo per costituire un debito fuori bilancio».
Secondo il dirigente, Furgiuele – che all’epoca era il direttore amministrativo dell’Afor – avrebbe pressato per il pagamento delle cifre a Piemme&Matacena nonostante le carte contabili non fossero a posto. Alla fine, a fronte della richiesta di pagamento di 10 milioni di euro si sarebbe provveduto a impegnare e liquidare 4 milioni. Questo racconto, secondo Luigi Matacena sarebbe «palesemente falso e non agganciato alla realtà documentale». L’imprenditore, citando i documenti della Regione, parte proprio dall’esame della copertura finanziaria e ricorda che in un decreto del 25 giugno 2010 la Regione «ha provveduto all’approvazione delle perizie di variante tecnico-economica dei progetti redatti da Afor (…) e all’interno dello stesso si dà atto che le perizie di variante provvedono a comprendere la relativa spesa all’acquisto dei Dpi (dispositivi di protezione individuale, ndr); nell’accluso elenco approvato, per i Dpi è prevista una somma pari a circa 12,1 milioni di euro e di 2,5 milioni per l’Iva relativa agli stessi». L’impegno di spesa, insomma, sembrerebbe essere confermato dai documenti. A valle della procedura seguita dalla Stazione unica appaltante, si apre il capitolo dei pagamenti. Matacena rievoca anche questa parte dell’iter: «In realtà, l’ottenimento del pagamento della fornitura in questione è avvenuto esclusivamente a seguito di avvio del recupero forzoso che la mia società si è vista costretta ad attivare in seguito al prolungato inadempimento da parte di Afor». Sono tre gli atti citati nella denuncia: un impegno di spesa di 1,5 milioni Iva inclusa come acconto; una determinazione dell’Afor di liquidazione della stessa cifra a favore della ditta; un’altra determinazione contenente un impegno di spesa a saldo dell’aggiudicazione del lotto 1 «per un importo di circa 13,5 milioni Iva inclusa». «Atti – scrive l’imprenditore – che recano, tutti, la firma del dottore Leandro Savio a certificazione della copertura finanziaria». Matacena ci tiene anche a spiegare come faccia ad avere questo materiale: «Ogni volta che mi recavo in Afor per chiedere il pagamento di quanto a me dovuto, l’azienda adduceva a scusante della mancata corresponsione l’assenza di trasferimenti da parte della Regione Calabria, nonostante l’Afor avesse adottato le determinazioni necessarie fornendomene, per l’appunto, copia». 
È quando i soldi continuano a non arrivare che Piemme&Matacena si rivolge al Tribunale di Catanzaro per chiedere l’emissione di un decreto ingiuntivo ai danni dell’Afor. Il giudice, il 19 novembre 2012 ingiunge all’Azienda di pagare alla società campana 11 milioni di euro. Ed è soltanto dopo la notifica dell’atto che «l’ente ha iniziato a liquidare, in varie tranche, quanto dovuto alla mia società e, pertanto, non può risultare vera la circostanza narrata di una ipotetica determina di impegno e liquidazione di circa 4 milioni di euro a firma del dottor Savio addirittura nel 2011». Quella liquidazione da 4 milioni di euro, semplicemente non esiste. E neanche la presunta corisa preferenziale seguita per ottenere i pagamenti, decisi in realtà dal Tribunale di Catanzaro. Questo, almeno, stando agli atti allegati da Matacena. Che potrebbero riscrivere, almeno in parte, il caso Calabria Verde. (ppp)

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