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Delitto Rodriguez, chiusa la fase istruttoria

COSENZA Termina con la consulenza del dottor Angelo La Marca, citato come consulente della difesa, la fase istruttoria del processo che si sta celebrando nella corte d’Assise del tribunale di Cosen…

Pubblicato il: 07/02/2018 – 18:18
Delitto Rodriguez, chiusa la fase istruttoria

COSENZA Termina con la consulenza del dottor Angelo La Marca, citato come consulente della difesa, la fase istruttoria del processo che si sta celebrando nella corte d’Assise del tribunale di Cosenza e che riguarda l’omicidio di Silvana Rodriguez. Alla sbarra, come unico imputato, un uomo. Si tratta di Sergio Carrozzino che, difeso dall’avvocato Giuseppe Bello, su quanto accaduto non ha reso dichiarazioni, produrrà un verbale che sarà consegnato dal suo legale al presidente della Corte, il giudice Gianfranco Garofalo, che insieme all’altro togato Manuela Gallo e alla giuria popolare ne discuterà in “camera caritatis”. Nelle parole di La Marca però si celano tutti i dubbi sul presunto autore del delitto in cui a perdere la vita fu la donna brasiliana madre di due figli. La consulenza della difesa mira a smontare i principali indizi sui capi d’accusa: la sagoma che si avvicina alla macchina, le tracce biologiche sul cappotto dell’imputato e infine il cellulare che si aggancia a celle diverse e che quindi lascia presumere come i due soggetti non si trovassero insieme allo stesso momento quando si è consumato il femminicidio.

LA CONSULENZA Al banco dei testimoni La Marca non si sottrae alle domande del pm Valeria Teresa Grieco. Spiega come le tracce biologiche su di un capo possano rimanere o andare via a causa di molti fattori. «Il capo – dice La Marca – è stato sequestrato tre mesi dopo il delitto. Della donna coinvolta nell’assassinio non ci sono tracce biologiche. Non posso escludere che il giubbotto in pelle sia stato lavato, così come non posso escludere che la troppa usura ne abbia cancellato ogni traccia. Certo è che dalla mia esperienza spesso mi è capitato di ritrovare delle tracce anche a distanza di molti mesi visto che la pelle di un cappotto può trattenere le particelle microbiologiche». Non sembra avere dubbi il consulente della difesa anche sullo studio delle celle di telefonia che ha esaminato secondo i tabulati che gli sono stati forniti dalla polizia giudiziaria. «Posso dire – aggiunge – che il cellulare del signor Carrozzino non fosse spento, ma che nell’orario che ci interessa cioè dalle 19.40 alle 20.27 si trovasse agganciato alla cella di Capo Bonifati, non a quella dove la donna è stata ritrovata nella sua macchina carbonizzata». La donna, brasiliana di origini, viveva da molto tempo a Belvedere, sul Tirreno cosentino. «Essendo che Sergio Carrozzino spesso passava dall’EuroSpin – dove la donna è stata vista per l’ultima volta – non ho dubbi nel dire che il cellulare si sarebbe agganciato alla cella, questo non ci risulta».

L’OMBRA E LA MACCHINA C’è poi tutta la vicenda relativa alla Fiat Punto e all’uomo, ma non è da escludere che possa essere anche una donna, si carpisce nell’aula di tribunale, che accostandosi alla portiera della macchina diede inizio al litigio che poi avrebbe costato la vita alla donna. «Il video – conclude La Marca – non mi permette di fare una valutazione antropometrica precisa. Mi preme però evidenziare come l’indicatore destro già acceso in fase di riavvio della macchina non testimonia che all’interno della macchina ci sia stata una colluttazione, anzi dal video ritengo sia difficile capire se l’individuo fosse entrato o meno in macchina».

 

Michele Presta
redazione@corrierecal.it

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