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Gli strafalcioni della Regione sulla fusione Corigliano-Rossano

Alleluia, alleluia sul BURC n. 13 del 2 febbraio scorso è stata pubblicata la legge regionale 2 febbraio 2018, n. 2, recante la «Istituzione del Comune di Corigliano – Rossano derivante dalla fusio…

Pubblicato il: 08/02/2018 – 9:45
Gli strafalcioni della Regione sulla fusione Corigliano-Rossano

Alleluia, alleluia sul BURC n. 13 del 2 febbraio scorso è stata pubblicata la legge regionale 2 febbraio 2018, n. 2, recante la «Istituzione del Comune di Corigliano – Rossano derivante dalla fusione dei comuni di Corigliano Calabro e Rossano».
Una fusione che individua le sue origini negli atti di impulso deliberati dai Consigli dei due Comuni, resisi protagonisti dell’importante evento aggregativo, e che ha vissuto un intenso dibattito politico e istituzionale. Ciò che è mancato è stato il coinvolgimento sociale, limitato ad alcune iniziative, più o meno organizzate, portate avanti da libere associazioni prevalentemente rossanesi. Non solo. Si è fatto vanamente desiderare il progetto di Città, naturalmente rappresentato nei cosiddetti studi di fattibilità, che hanno accompagnato tutte le fusioni di comuni, tranne che in Calabria, e nelle convenzioni civiche, funzionali a determinare le esigenze collettive e il loro soddisfacimento attraverso i presidi istituzionali cui rivolgere le istanze di servizio pubblico. È stato del tutto assente il confronto produttivo degli strumenti di governo della nuova Città, primi fra tutti la bozza di bilancio consolidato, l’analisi comparata delle programmazioni in atto, lo studio della dotazione organica che tenesse conto delle esigenze dei dipendenti dei due Comuni e la redazione di una ipotesi di statuto.
Insomma, è stata del tutto assente la volontà di predisporre gli atti che avrebbero facilitato al nominando commissario la conoscenza immediata delle due città e dei loro cittadini, forse a causa di una legislazione regionale non propriamente brillante e quanto mai obsoleta, frutto di scopiazzature venute peraltro male. Si è quindi pervenuti dopo un lungo lavorio, disseminato da tante contraddizioni procedurali nonché da istanze diverse dei sindaci interessati, soprattutto relativamente alla data di efficacia del provvedimento legislativo istitutiva della Città, alla legge tanto auspicata.

Gli svarioni regionali
Un risultato che imporrebbe oggi di rinviare agli esami di riparazione tutta la filiera che se ne è preoccupata. Chi si è occupato di redigerla (anche quella dei Casali del Manco), di relazionarne previa una corretta analisi tecnico-normativa che non c’è mai stata. In essa, infatti, saltano agli occhi due strafalcioni, frutto della disattenzione più totale degli addetti ma anche della non avvezzità della Regione a trattare la materia della finanza pubblica territoriale.
In entrambe, le leggi che si sono occupate di fusioni di Comuni (più esattamente, all’art. 10 della l.r. 2/2018 e all’art. 9 della l.r. 11/2017, comma 1, lettera c, rispettivamente istitutive di Corigliano-Rossano e di Casali del Manco) si è fatto un erroneo riferimento agli «adempimenti relativi alle certificazioni del patto di stabilità». Un Patto di stabilità non più esistente dal 2016 (compreso), attesa l’introduzione a regime del vincolo di pareggio di bilancio di competenza finale. Un errore grave per una Regione chiamata a legiferare nel dettaglio in materia di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario e a governare gli spazi di indebitamento degli enti locali da destinare ad investimenti.
L’altro svarione riguarda, invece, la legge istitutiva della Città di Corigliano-Rossano. Invero, nella stessa infatti si fa, all’art. 12, un improprio riferimento legislativo al d.l. 78/2010, convertito nella legge 122/2010. Più esattamente, all’art. 14, comma 28, che disciplina (ahinoi) il funzionamento dei Comuni fino a 5.000 abitanti. Lo fa trattando siffatti due importanti Comuni, che hanno popolazioni di gran lunga superiori (oltre 40 mila Corigliano Calabro e circa 39mila Rossano), senza la dovuta minima attenzione e, dunque, con segnata incoscienza legislativa.
A ben vedere troppe disattenzioni (gravi) da porre a carico di chiunque impegnato nel perfezionamento della fusione, nel definire la Città alle quale va dato mandato di fare crescere la propria collettività e la Regione intera. 
Quindi l’ennesima brutta figura di una Regione che non sa fare le leggi ma che è persino incapace di copiarle da un prodotto legislativo più attuale (appena successivo all’1 gennaio 2016) di una sua omologa. La ricorrente falcidia della Consulta ne è la prova. 
Non solo. Mette poca attenzione nel governare e disciplinare i fenomeni più importanti che avvolgono il suo sistema degli enti locali, nei confronti del quale tarda colpevolmente ad approvare la legge di riordino.

*docente Unical 

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