Tra poco meno di un mese i cittadini italiani saranno chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento. Gli stessi dovranno esprimersi a “scatola chiusa” per due ordini di motivi: il primo, in molti territori gli elettori dovranno scegliere tra candidati che di quel territorio non sono rappresentativi in quanto rispondenti a ordini di partito; il secondo, che riguarda l’assenza di un normale confronto teso a comprendere i bisogni e le richieste delle varie regioni ovvero dell’intera nazione. Del resto i programmi elettorali dei diversi schieramenti (in alcuni casi simili tra loro) sono frutto del peggior marketing elettorale a cui ci hanno abituati (Berlusconi su tutti) ad abboccare: si propone la cura, spesso fantasiosa, e non si afferma quale medicina sarà utilizzata – in altre parole a ogni proposta ci si dimentica di dire dove si prenderanno le risorse ovvero le necessarie coperture finanziarie -. Pertanto man mano che ci si avvicina al fatidico giorno cresce il fronte dei populisti o, peggio ancora, dei delusi e del non voto.
“Rosatellum” che e(o)rrore
La legge elettorale, nota come Rosatellum bis, che sarà utilizzata in questa tornata è un sistema misto, proporzionale e maggioritario, in cui un terzo di deputati e senatori è eletto in collegi uninominali (un solo candidato per coalizione, il più votato è eletto, logica anglosassone del first past the post)) e i restanti due terzi sono eletti con un sistema proporzionale di lista. L’impianto normativo descritto oltre a favorire le coalizioni – non è previsto il voto disgiunto – ha causato un vulnus di rappresentatività territoriale nella definizione degli schieramenti: candidati non legati al territorio ma selezionati in base al grado di fedeltà ai segretari (proprietari) di partito; infatti l’incertezza generata da questa legge elettorale ha spinto i leader a comporre liste di fedelissimi più che a tener conto delle diverse istanze provenienti dai diversi collegi. La speranza è che gli stessi si facciano realmente portatori delle richieste originate dalla collettività. Oltre a ciò, stante le intenzioni di voto pubblicate settimanalmente, la previsione peggiore (ahinoi!) dell’ingovernabilità, il giorno dopo le elezioni, per mancanza di numeri in parlamento, anche tra schieramenti contrapposti. Uno stato di cose che obbliga a tifare per la vittoria della coalizione attualmente in vantaggio secondo i sondaggi; ciò poiché l’Italia ha assoluto bisogno di stabilità e riforme, meno di un ritorno alle urne o, peggio ancora, di uno stallo prolungato.
Programmi elettorali: quante bugie
Non solo l’instabilità generata dalla legge elettorale ma anche l’assenza di punti programmatici condivisi tra centro e periferia e, in molti casi, di difficile realizzazione (per questo spero di esser smentito dai fatti). Per dirla in altro modo una competizione a chi offre di più: dal Movimento 5 Stelle che propone il reddito di cittadinanza, a Berlusconi che parla di Flat Tax e rispolvera l’idea del Ponte sullo Stretto piuttosto che del condono edilizio, o ancora alla Lega di Salvini (quest’ultimo un vero recordman) che offre la cancellazione della riforma Fornero, l’espulsione degli immigrati, lavoro per gli italiani e meno vincoli da parte dell’Unione Europea. Renzi e il Pd al contrario promettono di fare solo cose realizzabili (per fortuna) dopo aver dilapidato i consensi e difeso ad oltranza la Boschi. Ma in campagna elettorale, si sa, tutto è concesso e i politici di professione non attendono altro pur di accaparrarsi il giusto consenso funzionale all’elezione tra gli scranni del Parlamento.
Giovani e famiglie due parole spesso abusate
Si parla spesso di lavoro ai giovani, nuova classe dirigente, aiuto alle famiglie in difficoltà economica o peggio in povertà assoluta ma, ai fatti, la politica si dimentica di queste due categorie. Le nuove generazioni (riahinoi!) non vengono ascoltate né coinvolte in quello che dovrebbe essere un normale processo di ricambio generazionale ma, al contrario, vengono abbandonate, costrette a lasciare la propria terra in cerca di fortune e lavoro; per non parlare delle famiglie in difficoltà economica, continuamente soffocate da burocrazia lenta e pressione fiscale elevata, a tutto discapito di quell’equità sociale garantita e difesa dalla Carta costituzionale. Pertanto, l’auspicio è che, in questi ultimi giorni di campagna elettorale, si dimostri la capacità di mettere da parte le bugie elettorali a cui per troppo tempo siamo stati abituati a tutto vantaggio di un dibattito serio – non sterile e abusato com’è spesso accaduto – capace di trovare soluzioni immediate e risorse effettive da investire nelle giovani generazioni, da attuare sin dal primo giorno di insediamento del futuro governo.
*specializzando PA
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