REGGIO CALABRIA Il “documento anti-Renzi” circola da settimane su una chat whatsapp, tra continue modifiche, ripensamenti e dubbi da parte di coloro che dovrebbero poi firmarlo. Al di là dell’esito finale, resta il dato politico: il Pd reggino – o, almeno, una parte consistente di esso – sta lavorando a un testo da inviare al Nazareno per contestare apertamente il modo in cui Matteo Renzi ha formato le liste per le prossime politiche. A caldeggiare il documento sono principalmente il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, e il consigliere metropolitano Nino Castorina, tra i più delusi per il modus operandi scelto dal segretario ma, soprattutto, per l’esclusione di un rappresentante del Comune – il prescelto era il vicesindaco Armando Neri – dal listino nel collegio plurinominale Sud.
I contestatori non ne fanno una questione di nomi, quanto di metodo. A loro avviso, neanche a dirlo, sbagliato. «Non è ammissibile che Renzi abbia composto le liste senza prima essersi consultato né con il sindaco della più grande città della Calabria né con la dirigenza del partito locale», ammette uno dei dem iscritto nel gruppo whatsapp del Pd reggino. Le ricostruzioni delle ore precedenti alla presentazione dei candidati raccontano proprio questo: Renzi avrebbe fatto tutto da solo, con il beneplacito del suo plenipotenziario in Calabria, Ernesto Magorno. E infatti i dissidenti hanno nel mirino anche il segretario regionale. Che, «pur senza avere una responsabilità diretta, è stato beneficato proprio per via del metodo scelto». Il riferimento è al piazzamento blindato dell’ex sindaco di Diamante, primo nel listino unico per il Senato.
Le rimostranze riguardano, in modo particolare, i nomi scelti per il proporzionale Sud. Ci sono il vicepresidente della Regione Antonio Viscomi, la ministra “paracadutata” Marianna Madia, il sindaco di Soverato Ernesto Alecci e la componente della segretaria regionale Giulia Veltri. Nessuno di loro è reggino, ed è proprio questo il presunto vulnus che alimenta le lamentele del Pd dello Stretto.
«Ma noi – conferma un altro dei possibili firmatari – non ci sottrarremo all’impegno delle urne e voteremo Nico D’ascola (candidato nel collegio uninominale, ndr) in modo compatto». I problemi, semmai, arriveranno dopo il 4 marzo. Nella bozza di documento si chiede espressamente a Renzi di imprimere una svolta al partito subito dopo le elezioni. Un modo elegante per chiedere quel tanto atteso congresso regionale che potrebbe mettere fine al viceregno di Magorno. Sempre che quel documento venga poi davvero firmato e inviato.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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