Il recente articolo sulle iniziative dell’imprenditore calabrese Maurizio Infusino necessita una riflessione ad ampio raggio sulle opportunità del mining sociale come ricetta per uscire dalla crisi economica ed occupazionale calabrese. Alcuni degli aspetti che hanno aggravato la crisi economica dei paesi europei meridionali sono state infatti le politiche di austerità della Banca centrale europea che, in un periodo in cui l’intero sistema necessitava di un’iniezione di fiducia e di credito da parte delle banche, ha chiuso i rubinetti della liquidità assoggettando l’erogazione del credito alle imprese a meri parametri tecnici che hanno di fatto accentuando i caratteri recessivi della crisi. L’avvento della digitalizzazione dei processi produttivi ha accentuato i problemi di “governence” della crisi stessa, per cui ogni ricetta economica tradizionale è risultata inefficace a causa dei repentini processi di mutamento sociale ed economico in atto che sono stati co-responsabili del crollo occupazionale che in Calabria tocca tra i giovani cifre che si aggirano intorno al 60%. Spesso questi giovani senza lavoro avrebbero la necessità, più che di cercare lavoro nel senso tradizionale del termine, di creare da sé la loro professione del futuro in quanto nella società liquida post-fordista il lavoro dipendente è diventato sinonimo di precarizzazione estrema dei rapporti lavorativi. Ma creare da sé il proprio lavoro necessita di un sistema di contorno altamente recettivo. Infatti le idee valide dei giovani calabresi, ma latenti o irrealizzate per mancanza di fondi, che potrebbero portare alla nascita di innumerevoli start up innovative non vengono tutte recepite da un sistema economico e politico che non riesce a scrollarsi di dosso un modo “vecchio” di intendere l’impresa. Per questi motivi l’idea di creare un sistema alternativo, basato su una moneta sociale e non speculativa, che si muove su un ecosistema virtuale, ma di fatto reale, composto di programmatori, maker e innovatori visionari di ogni genere potrebbe portare alla creazione di innumerevoli posti di lavoro e nuove figure professionali per una serie di vantaggi concreti. Il primo motivo è il superamento stesso del concetto di credito bancario: attraverso l’uso di un sistema monetario sociale che bypassa ogni intermediazione bancaria tramite l’utilizzo di un codice block chain che rende impossibili frodi, truffe e commissioni bancarie nascoste, si creerebbe una rete economica diretta tra persone che mettono in gioco risorse ed idee per fondare start up senza alcun tipo di vincolo creditizio. Quante aziende non sono nate, o sono fallite, per le continue storture di un sistema bancario più attento alle speculazioni che al sostegno delle imprese locali. Le start up innovative della quarta o della quinta rivoluzione industriale non possono essere soggette a regole che di fatto provengono da un mondo economico in via di estinzione dove le aziende calabresi non erano capaci, o erano poco capaci di fare network. Le start up calabresi e non in un ecosistema parallelo, essendo sempre in stretto contatto tra di loro metterebbero a disposizione delle altre know how e tecnologie assicurando, oltre che crescita economica ed occupazionale, anche la condivisione di software innovativi, codici sorgente per generare nuove applicazioni e tutta una gamma di opportunità lavorative e non. Un altro punto di forza del mining sociale è che il sistema denominato whateveros si basa non su una moneta speculativa e dunque soggetta alle fluttuazioni del mercato, ma su di una moneta “sociale” che non può essere utilizzata per scopi di arricchimento immediato come è accaduto con la bolla del Bit coin. L’opportunità che questo modello economico apporterebbe in una regione non industrializzata come la Calabria possono essere enormi, per questo bisogna augurassi che le idee dietro il mining sociale vengano anche recepite non solo dai giovani ma dalla società intera.
*economista
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